Buongiorno
A Dio, caro Mimì...
Enorme gratitudine verso un vero intellettuale e grande uomo di cultura
venerdì 17 febbraio 2023
11.12
Ho goduto del privilegio di conoscere Mimì Capurso, scomparso nei giorni scorsi all'età di 72 anni.
Ho avuto l'onore di collaborare con lui, di "passare" alcuni dei suoi riuscitissimi pezzi di opinione, di storia e di costume nel corso di differenti esperienze giornalistiche. Ogni volta un incontro piacevole, tutt'altro che banale. Ogni volta una scoperta, un insegnamento, uno spunto. Ogni volta qualcosa di nuovo davanti alla tazzina, puntuale compagna e obiettivo della passeggiata verso il bar di turno.
Quando Mimì ti chiedeva di prendere un caffè era sempre complicato rifiutare, persino nei momenti in cui - oggettivamente - può risultare impossibile distogliere l'attenzione dalle incombenze del lavoro. Era solito definirsi, senza mezzi termini, «cattocomunista», in una sagace commistione di ideali virtualmente inconciliabili: l'equilibrio tra la fede comunista, vera e sincera, e il solido legame con il cattolicesimo più impegnato e realmente vicino agli ultimi è ciò che più mi ha affascinato di lui, da sempre.
Intellettuale senza fronzoli, opinionista e commentatore senza filtri, "personaggio" pur nella ferma intenzione di non esserlo: Mimì Capurso se n'è andato, fin troppo in punta di piedi. Forse è persino "giusto" così, considerando i tempi frenetici che viviamo, l'aridità di un dibattito politico e sociale ridotto agli stucchevoli botta e risposta di insipidi comunicati. Mimì è andato ben oltre le credenziali di amabile polemista: ha fatto molto più lui per la cultura a Bisceglie di tanti altri pagliacci, che comunque commiserava senza infierire nella sua infinita bontà d'animo. Ha lasciato questa terra in modo lieve, fuori dalle luci della ribalta ma non sarà così per chi lo ha conosciuto, apprezzato e ne ha tratto lezioni. Per fortuna non siamo in pochi a dovergli enorme gratitudine.
A Dio, caro Mimì.
Ho avuto l'onore di collaborare con lui, di "passare" alcuni dei suoi riuscitissimi pezzi di opinione, di storia e di costume nel corso di differenti esperienze giornalistiche. Ogni volta un incontro piacevole, tutt'altro che banale. Ogni volta una scoperta, un insegnamento, uno spunto. Ogni volta qualcosa di nuovo davanti alla tazzina, puntuale compagna e obiettivo della passeggiata verso il bar di turno.
Quando Mimì ti chiedeva di prendere un caffè era sempre complicato rifiutare, persino nei momenti in cui - oggettivamente - può risultare impossibile distogliere l'attenzione dalle incombenze del lavoro. Era solito definirsi, senza mezzi termini, «cattocomunista», in una sagace commistione di ideali virtualmente inconciliabili: l'equilibrio tra la fede comunista, vera e sincera, e il solido legame con il cattolicesimo più impegnato e realmente vicino agli ultimi è ciò che più mi ha affascinato di lui, da sempre.
Intellettuale senza fronzoli, opinionista e commentatore senza filtri, "personaggio" pur nella ferma intenzione di non esserlo: Mimì Capurso se n'è andato, fin troppo in punta di piedi. Forse è persino "giusto" così, considerando i tempi frenetici che viviamo, l'aridità di un dibattito politico e sociale ridotto agli stucchevoli botta e risposta di insipidi comunicati. Mimì è andato ben oltre le credenziali di amabile polemista: ha fatto molto più lui per la cultura a Bisceglie di tanti altri pagliacci, che comunque commiserava senza infierire nella sua infinita bontà d'animo. Ha lasciato questa terra in modo lieve, fuori dalle luci della ribalta ma non sarà così per chi lo ha conosciuto, apprezzato e ne ha tratto lezioni. Per fortuna non siamo in pochi a dovergli enorme gratitudine.
A Dio, caro Mimì.