Buongiorno
Angarano non è Pasquale
Tutta la sottovalutazione della sentenza del Tar tra «ipotizzati vizi procedurali» e «tecnicismi complessi»
mercoledì 20 novembre 2019
09.15
Le ultime vicende politico-amministrative a Bisceglie mi hanno riportato alla mente la celeberrima gag teatrale e televisiva con Totò e la sua spalla Mario Castellani, nella quale il principe della risata racconta dettagliatamente le vessazioni subite da un energumeno riportandone i dialoghi e alla domanda dell'interlocutore («Ma scusa, perché non hai reagito?») risponde divertito: «E che me ne frega a me? Mica 'so Pasquale io!».
Il sindaco Angelantonio Angarano potrebbe risultare, al momento, un perfetto interprete di questo sketch. La nota e le dichiarazioni con cui ha liquidato la sentenza del Tar Puglia che di fatto ha annullato il bilancio di previsione approvato dalla maggioranza lo scorso mese di aprile stonano con la considerazione unanime e bipartisan che si nutre nei suoi confronti. Un uomo di comprovata formazione e preparazione legale e dalla spiccata, indiscutibile integrità morale, mai lo si sarebbe immaginato definire «ipotizzati vizi procedurali» le pesanti censure contenute nella pronuncia dei giudici amministrativi. Gli fa onore, in un certo senso, il mancato attacco pubblico ai danni del segretario comunale, il cui comportamento è stato stigmatizzato (eufemismo) dal Tar. Non si è scorta, però, quell'assunzione di responsabilità che in molti avrebbero gradito.
Angarano non è mica Pasquale: e infatti ha preso gli ennesimi "sganassoni" incassando per poi fare subito finta di niente. I ritmi, dopo neppure 18 mesi di amministrazione, sono quelli compassati della prima repubblica: «Calati juncu chi passa la china» in attesa di tempi migliori. Minimizzare gli aspetti negativi è un dovere, funzionale soprattutto al mantenimento degli equilibri interni alla maggioranza. Definire «tecnicismi complessi» la sfilza di rilievi che un Tribunale ha contestato agli atti del consiglio comunale è un fantastico esercizio di retorica democristiana. A parti invertite, col combattivo consigliere di opposizione del Pd che abbiamo conosciuto, le telecamere de La7 sarebbero già sotto Palazzo San Domenico.
Insomma: per il sindaco è tutto a posto. In fondo, si tratta di «una questione essenzialmente tecnica e formale che riguarda le prerogative dei consiglieri comunali di maggiore confronto sulla formazione del Dup». E che sarà mai non aver garantito - secondo quanto scritto nella sentenza - il pieno esercizio delle loro funzioni a soggetti che sono stati eletti con voto di preferenza dai cittadini?
L'amministrazione non cadrà certo su questo: l'assenza di alternative concrete e il quadro politico troppo frammentato contribuiranno alla tenuta numerica della maggioranza, pronta ad accogliere nuovamente il figliol prodigo Rossano Sasso nei suoi ranghi. Le elezioni regionali saranno, con ogni probabilità, utilizzate dal primo cittadino come pretesto per quel rimpasto in giunta che altrimenti non farebbe mai. E pazienza se qualcuno se la dovesse continuare a prendere con lui: tanto, mica è Pasquale...
Il sindaco Angelantonio Angarano potrebbe risultare, al momento, un perfetto interprete di questo sketch. La nota e le dichiarazioni con cui ha liquidato la sentenza del Tar Puglia che di fatto ha annullato il bilancio di previsione approvato dalla maggioranza lo scorso mese di aprile stonano con la considerazione unanime e bipartisan che si nutre nei suoi confronti. Un uomo di comprovata formazione e preparazione legale e dalla spiccata, indiscutibile integrità morale, mai lo si sarebbe immaginato definire «ipotizzati vizi procedurali» le pesanti censure contenute nella pronuncia dei giudici amministrativi. Gli fa onore, in un certo senso, il mancato attacco pubblico ai danni del segretario comunale, il cui comportamento è stato stigmatizzato (eufemismo) dal Tar. Non si è scorta, però, quell'assunzione di responsabilità che in molti avrebbero gradito.
Angarano non è mica Pasquale: e infatti ha preso gli ennesimi "sganassoni" incassando per poi fare subito finta di niente. I ritmi, dopo neppure 18 mesi di amministrazione, sono quelli compassati della prima repubblica: «Calati juncu chi passa la china» in attesa di tempi migliori. Minimizzare gli aspetti negativi è un dovere, funzionale soprattutto al mantenimento degli equilibri interni alla maggioranza. Definire «tecnicismi complessi» la sfilza di rilievi che un Tribunale ha contestato agli atti del consiglio comunale è un fantastico esercizio di retorica democristiana. A parti invertite, col combattivo consigliere di opposizione del Pd che abbiamo conosciuto, le telecamere de La7 sarebbero già sotto Palazzo San Domenico.
Insomma: per il sindaco è tutto a posto. In fondo, si tratta di «una questione essenzialmente tecnica e formale che riguarda le prerogative dei consiglieri comunali di maggiore confronto sulla formazione del Dup». E che sarà mai non aver garantito - secondo quanto scritto nella sentenza - il pieno esercizio delle loro funzioni a soggetti che sono stati eletti con voto di preferenza dai cittadini?
L'amministrazione non cadrà certo su questo: l'assenza di alternative concrete e il quadro politico troppo frammentato contribuiranno alla tenuta numerica della maggioranza, pronta ad accogliere nuovamente il figliol prodigo Rossano Sasso nei suoi ranghi. Le elezioni regionali saranno, con ogni probabilità, utilizzate dal primo cittadino come pretesto per quel rimpasto in giunta che altrimenti non farebbe mai. E pazienza se qualcuno se la dovesse continuare a prendere con lui: tanto, mica è Pasquale...