Buongiorno
Caffetterie prese d'assalto, bisogni impellenti e "torte di vento"
Cronache di un consiglio comunale sorprendente (ma non troppo)
sabato 1 giugno 2019
14.02
Rimettendo piede nell'aula consiliare di Palazzo San Domenico, tornata alla sua funzione dopo sette anni trascorsi in un posto al quale non mi sono mai abituato e che ho sempre definito tutt'altro che all'altezza di ospitare la massima assise della città di Bisceglie, ho cercato con lo sguardo Grazina la pasionaria, militante comunista sempre presente ai consigli, passata a miglior vita nel 2007. E credo che lo stesso abbia fatto Franco Napoletano, fra l'altro l'unico esponente dell'assemblea - insieme a Vittorio Fata - già in carica quando, nel 1993, ho seguito per la prima volta i lavori.
Quanto tempo se ne fosse andato l'ho compreso mio malgrado facendo le scale, forse nella convinzione di essere ancora quel ragazzino determinato a imparare un mestiere, e quando ho visto Luca e Antonio molto meno affaticati di me.
Ah, so benissimo che a questo punto sarete in tantissimi ad aver già pensato: «Ma quando comincia col racconto di quello che è successo venerdì?». Ok, mi arrendo: bando ai romanticismi.
L'amministrazione comunale versa in una situazione impossibile ma non difficile. Ho scritto proprio così, volutamente, e spiego il perché. L'idillio è rotto già da diversi mesi, maggioranza e giunta hanno un solo punto fermo: le critiche rivolte - rigorosamente in privato - a un sindaco definito debole, immobile, timoroso e incapace di giocare d'anticipo. E queste sono le "recensioni" migliori, al netto della buona educazione, della gentilezza e dell'onestà che tutti riconoscono ad Angelantonio Angarano, ritenuto unanimemente un galantuomo. La cosa pubblica, però, si gestisce con la forza delle idee, il carisma - specie nei confronti dei dipendenti - e un'elastica mentalità politico-amministrativa. Tutto ciò che manca, in modo sempre più evidente, a questa giunta e alla maggioranza che, teoricamente, dovrebbe rappresentarla.
La defezione di Rossano Sasso è inspiegabile e dannosa per la tenuta dell'amministrazione sotto tutti i punti di vista. Riduce i margini da 15-9 a 14-10 (escludendo il sindaco, che a questo punto dovrà votare sempre) ma soprattutto crea un precedente: dato che questa maggioranza non sarebbe di centrodestra perché «ha messo le tessere in tasca» come sostiene Angarano, quale sarebbe il problema se Sasso è passato alla Lega? I pantaloni di Rossano non hanno forse le tasche?
E poi, non ci sono esponenti di Forza Italia fra quelli che siedono di fianco al primo cittadino in giunta e sui banchi del consiglio comunale?
E se, tanto per fare un esempio, qualcuno prossimamente dovesse aderire a Fratelli d'Italia, cosa succederebbe? Finirebbe all'opposizione o si troverebbero tasche per riporre quelle tessere?
Ecco perché la vita di quest'amministrazione è impossibile ma al tempo stesso non sarà difficile. Lo status quo sembra andar bene a tutti, ragione per cui la maggioranza, seppure in extremis, riuscirà a far passare tutto ciò che è sufficiente a non tornarsene a casa.
L'inesperienza è perdonabile, l'ingenuità no. Portare in consiglio l'adozione di un piano di lottizzazione e non aspettarsi battaglia da parte di tre ex sindaci (Napoletano, Spina, Fata) e dei 5 Stelle è, sotto il profilo politico, un errore di approssimazione ingiustificabile. Tenere la riunione della commissione consiliare competente poco prima della seduta della massima assise cittadina è un autogol colossale, che ha prestato il fianco all'opposizione per presentare una mozione d'ordine, puntualmente preparata in anticipo da Amendolagine (che di quella commissione non fa parte ma evidentemente ha letto i regolamenti). Quando poi si è saputo che il presidente della commissione e gli altri due componenti di maggioranza hanno concordato con la proposta di Fata e Napoletano, la frittata era bella che servita. Qualsiasi politico e amministratore scaltro avrebbe anticipato la mozione d'ordine dichiarando, in apertura dei lavori, l'intenzione di rinviare il punto di qualche settimana per dar tempo al consiglio di presentare emendamenti e deduzioni, placare l'ira degli ambientalisti e mostrare prova di maturità.
Angarano, forse convinto di godere di una maggioranza numericamente forte e solida, ha preferito il muro contro muro. È chiaro che non sapesse dell'intenzione di Angela Di Gregorio di votare insieme alle minoranze e che non essendo un medico non avesse visitato Gigi Di Tullio, a quanto pare costipato nei minuti del dibattito e del voto. Il che, unito all'assenza di Loredana Bianco per impegni personali, ha fatto sì che la mozione fosse respinta per un voto solo: il suo, quello del sindaco.
In quella situazione, era chiaro anche a un bambino che Spina, Napoletano e tutte le opposizioni avrebbero trovato un modo per far sospendere la seduta e poi giocarsi la carta della mancanza del numero legale. Con 13 consiglieri più il sindaco presenti alla riunione, e quindi margini molto stretti, l'imperativo di qualsiasi maggioranza al mondo un pelino organizzata sarebbe chiaro: allontanarsi uno alla volta. Sì, ciao...
Trovato l'escamotage (peraltro prevedibile: portare un rendiconto d'esercizio aggiornato almeno di un altro mesetto e allegarlo agli atti del consiglio sia on line che in formato cartaceo avrebbe disarmato Spina), i consiglieri di minoranza hanno ottenuto la sospensione della seduta per cinque minuti e si sono ben guardati dall'allontanarsi dall'aula. Quelli di maggioranza pare abbiano preso d'assalto la caffetteria sotto Palazzo San Domenico e i bagni: c'è chi giura di aver visto qualcuno con le "torte di vento" (traslitterazione di un modo dire dialettale che equivale al mal di pancia). Quando il segretario generale ha cominciato l'appello - erano passati almeno dieci minuti, con tanto di richiami al rientro in aula da parte del vicepresidente vicario Carla Mazzilli e del presidente Gianni Casella - si è materializzato l'ennesimo gol nella propria porta di una maggioranza incapace di garantire il numero legale.
L'episodio ha prestato il fianco a interpretazioni di ogni tipo. Angarano ha voluto incontrare i "suoi" (virgolette necessarie) poco dopo la traumatica conclusione della seduta. Lunedì 3 giugno il rendiconto 2018 sarà approvato, perché non si può scherzare più di tanto e in fondo nessuno vuole assumersi la responsabilità di far cadere l'amministrazione, consegnare la città a un commissario per almeno dieci mesi e preparare una campagna elettorale da scenario coratino (robe tipo 9 candidati a sindaco) in concomitanza con le regionali. Le fibrillazioni riprenderanno subito dopo.
Per tutto il resto ci sono giostrine e borracce in alluminio.
© riproduzione riservata
Quanto tempo se ne fosse andato l'ho compreso mio malgrado facendo le scale, forse nella convinzione di essere ancora quel ragazzino determinato a imparare un mestiere, e quando ho visto Luca e Antonio molto meno affaticati di me.
Ah, so benissimo che a questo punto sarete in tantissimi ad aver già pensato: «Ma quando comincia col racconto di quello che è successo venerdì?». Ok, mi arrendo: bando ai romanticismi.
L'amministrazione comunale versa in una situazione impossibile ma non difficile. Ho scritto proprio così, volutamente, e spiego il perché. L'idillio è rotto già da diversi mesi, maggioranza e giunta hanno un solo punto fermo: le critiche rivolte - rigorosamente in privato - a un sindaco definito debole, immobile, timoroso e incapace di giocare d'anticipo. E queste sono le "recensioni" migliori, al netto della buona educazione, della gentilezza e dell'onestà che tutti riconoscono ad Angelantonio Angarano, ritenuto unanimemente un galantuomo. La cosa pubblica, però, si gestisce con la forza delle idee, il carisma - specie nei confronti dei dipendenti - e un'elastica mentalità politico-amministrativa. Tutto ciò che manca, in modo sempre più evidente, a questa giunta e alla maggioranza che, teoricamente, dovrebbe rappresentarla.
La defezione di Rossano Sasso è inspiegabile e dannosa per la tenuta dell'amministrazione sotto tutti i punti di vista. Riduce i margini da 15-9 a 14-10 (escludendo il sindaco, che a questo punto dovrà votare sempre) ma soprattutto crea un precedente: dato che questa maggioranza non sarebbe di centrodestra perché «ha messo le tessere in tasca» come sostiene Angarano, quale sarebbe il problema se Sasso è passato alla Lega? I pantaloni di Rossano non hanno forse le tasche?
E poi, non ci sono esponenti di Forza Italia fra quelli che siedono di fianco al primo cittadino in giunta e sui banchi del consiglio comunale?
E se, tanto per fare un esempio, qualcuno prossimamente dovesse aderire a Fratelli d'Italia, cosa succederebbe? Finirebbe all'opposizione o si troverebbero tasche per riporre quelle tessere?
Ecco perché la vita di quest'amministrazione è impossibile ma al tempo stesso non sarà difficile. Lo status quo sembra andar bene a tutti, ragione per cui la maggioranza, seppure in extremis, riuscirà a far passare tutto ciò che è sufficiente a non tornarsene a casa.
L'inesperienza è perdonabile, l'ingenuità no. Portare in consiglio l'adozione di un piano di lottizzazione e non aspettarsi battaglia da parte di tre ex sindaci (Napoletano, Spina, Fata) e dei 5 Stelle è, sotto il profilo politico, un errore di approssimazione ingiustificabile. Tenere la riunione della commissione consiliare competente poco prima della seduta della massima assise cittadina è un autogol colossale, che ha prestato il fianco all'opposizione per presentare una mozione d'ordine, puntualmente preparata in anticipo da Amendolagine (che di quella commissione non fa parte ma evidentemente ha letto i regolamenti). Quando poi si è saputo che il presidente della commissione e gli altri due componenti di maggioranza hanno concordato con la proposta di Fata e Napoletano, la frittata era bella che servita. Qualsiasi politico e amministratore scaltro avrebbe anticipato la mozione d'ordine dichiarando, in apertura dei lavori, l'intenzione di rinviare il punto di qualche settimana per dar tempo al consiglio di presentare emendamenti e deduzioni, placare l'ira degli ambientalisti e mostrare prova di maturità.
Angarano, forse convinto di godere di una maggioranza numericamente forte e solida, ha preferito il muro contro muro. È chiaro che non sapesse dell'intenzione di Angela Di Gregorio di votare insieme alle minoranze e che non essendo un medico non avesse visitato Gigi Di Tullio, a quanto pare costipato nei minuti del dibattito e del voto. Il che, unito all'assenza di Loredana Bianco per impegni personali, ha fatto sì che la mozione fosse respinta per un voto solo: il suo, quello del sindaco.
In quella situazione, era chiaro anche a un bambino che Spina, Napoletano e tutte le opposizioni avrebbero trovato un modo per far sospendere la seduta e poi giocarsi la carta della mancanza del numero legale. Con 13 consiglieri più il sindaco presenti alla riunione, e quindi margini molto stretti, l'imperativo di qualsiasi maggioranza al mondo un pelino organizzata sarebbe chiaro: allontanarsi uno alla volta. Sì, ciao...
Trovato l'escamotage (peraltro prevedibile: portare un rendiconto d'esercizio aggiornato almeno di un altro mesetto e allegarlo agli atti del consiglio sia on line che in formato cartaceo avrebbe disarmato Spina), i consiglieri di minoranza hanno ottenuto la sospensione della seduta per cinque minuti e si sono ben guardati dall'allontanarsi dall'aula. Quelli di maggioranza pare abbiano preso d'assalto la caffetteria sotto Palazzo San Domenico e i bagni: c'è chi giura di aver visto qualcuno con le "torte di vento" (traslitterazione di un modo dire dialettale che equivale al mal di pancia). Quando il segretario generale ha cominciato l'appello - erano passati almeno dieci minuti, con tanto di richiami al rientro in aula da parte del vicepresidente vicario Carla Mazzilli e del presidente Gianni Casella - si è materializzato l'ennesimo gol nella propria porta di una maggioranza incapace di garantire il numero legale.
L'episodio ha prestato il fianco a interpretazioni di ogni tipo. Angarano ha voluto incontrare i "suoi" (virgolette necessarie) poco dopo la traumatica conclusione della seduta. Lunedì 3 giugno il rendiconto 2018 sarà approvato, perché non si può scherzare più di tanto e in fondo nessuno vuole assumersi la responsabilità di far cadere l'amministrazione, consegnare la città a un commissario per almeno dieci mesi e preparare una campagna elettorale da scenario coratino (robe tipo 9 candidati a sindaco) in concomitanza con le regionali. Le fibrillazioni riprenderanno subito dopo.
Per tutto il resto ci sono giostrine e borracce in alluminio.
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