Buongiorno
Dall'opportunità allo strazio
Spenti i riflettori sul derby, resta la sconfortante situazione societaria
lunedì 11 novembre 2019
12.45
Non ho visto Bisceglie-Bari e a proposito della partita, per quanto ci sia davvero poco da commentare, mi preme rimarcare che attendersi un risultato differente non sarebbe stato né ragionevole né realistico. È pur vero che lo sport e il calcio a volte regalano favole emozionanti, imprese apparentemente impossibili, ma in un certo senso quel tipo di epilogo da film bisogna anche "andarselo a cercare". Purtroppo non è il caso del Bisceglie di questa stagione e soprattutto di queste ultime settimane.
Tutti quanti conosciamo - perché le voci circolano, specie quando non sono particolarmente edificanti - la situazione contingente nella quale squadra e staff tecnico nerazzurri hanno vissuto la preparazione e l'avvicinamento a questa partita. Risparmierò ai lettori la mia opinione riguardo pranzi, cene, merende, spostamenti, pernotti e altri elementi che non possono e non devono mai essere considerati dei dettagli nel caso di uomini che fanno sport per professione e hanno bisogno di certezze, organizzazione, serenità. Non devo convincere nessuno di nulla: i fatti sono fatti.
La limitata consistenza tecnica, tattica e fisica della squadra, presa nel complesso, è la ragione per cui ci sarebbe da chiedersi che senso abbia avuto mandar via Rudy Vanoli e ingaggiare Sandro Pochesci, al quale, pur concedendo ogni beneficio del dubbio, non è possibile chiedere di tramutare un team caratterizzato da gravi lacune in una formazione all'altezza della situazione, dato che pare evidente che la voglia di rafforzare questo organico sia sottozero come le notti di gennaio in Siberia. E infatti, nelle ore successive al derby, si sono susseguite le voci di un ulteriore cambio: la squadra dovrebbe essere guidata dal tecnico della Berretti Gianfranco Mancini.
Bisceglie-Bari avrebbe dovuto rappresentare un momento storico non soltanto per il blasone e le statistiche: quello che è successo sembra aver fatto passare la voglia di esserci a diversi tifosi nerazzurri e persino agli occasionali (coloro che seguono poco o per niente una squadra ma si presentano allo stadio solo in circostanze particolari), dato che il "Gustavo Ventura" è stato gremito soprattutto dai sostenitori biancorossi.
Spenti i riflettori su un evento che ha perduto fascino col passare dei giorni al punto da non far registrare il tutto esaurito (questa è la vera notizia), per il Bisceglie si aprirà una fase ancora più nebulosa. Martedì 12 novembre la parte biscegliese della dirigenza stellata si esprimerà nel corso di una conferenza stampa convocata per le 18 al Nicotel: la rottura totale e definitiva con Nicola Canonico non è solo un'ipotesi, anzi.
Perché a questo punto diventa legittimo, da parte di chi ha sostenuto lo sforzo economico del proprietario, rivendicare i sacrifici personali compiuti (innegabili). E assume vigore l'opinione, sempre più diffusa tra gli appassionati, che Parigi non valga bene una Messa: «Meglio nelle serie inferiori ma con un assetto societario locale e stabile» è la sintesi. La Serie C, in questo clima generale di scoramento, con un patron evidentemente non gradito alla stragrande maggioranza dei sostenitori della squadra, più che un'opportunità pare uno strazio.
Tutti quanti conosciamo - perché le voci circolano, specie quando non sono particolarmente edificanti - la situazione contingente nella quale squadra e staff tecnico nerazzurri hanno vissuto la preparazione e l'avvicinamento a questa partita. Risparmierò ai lettori la mia opinione riguardo pranzi, cene, merende, spostamenti, pernotti e altri elementi che non possono e non devono mai essere considerati dei dettagli nel caso di uomini che fanno sport per professione e hanno bisogno di certezze, organizzazione, serenità. Non devo convincere nessuno di nulla: i fatti sono fatti.
La limitata consistenza tecnica, tattica e fisica della squadra, presa nel complesso, è la ragione per cui ci sarebbe da chiedersi che senso abbia avuto mandar via Rudy Vanoli e ingaggiare Sandro Pochesci, al quale, pur concedendo ogni beneficio del dubbio, non è possibile chiedere di tramutare un team caratterizzato da gravi lacune in una formazione all'altezza della situazione, dato che pare evidente che la voglia di rafforzare questo organico sia sottozero come le notti di gennaio in Siberia. E infatti, nelle ore successive al derby, si sono susseguite le voci di un ulteriore cambio: la squadra dovrebbe essere guidata dal tecnico della Berretti Gianfranco Mancini.
Bisceglie-Bari avrebbe dovuto rappresentare un momento storico non soltanto per il blasone e le statistiche: quello che è successo sembra aver fatto passare la voglia di esserci a diversi tifosi nerazzurri e persino agli occasionali (coloro che seguono poco o per niente una squadra ma si presentano allo stadio solo in circostanze particolari), dato che il "Gustavo Ventura" è stato gremito soprattutto dai sostenitori biancorossi.
Spenti i riflettori su un evento che ha perduto fascino col passare dei giorni al punto da non far registrare il tutto esaurito (questa è la vera notizia), per il Bisceglie si aprirà una fase ancora più nebulosa. Martedì 12 novembre la parte biscegliese della dirigenza stellata si esprimerà nel corso di una conferenza stampa convocata per le 18 al Nicotel: la rottura totale e definitiva con Nicola Canonico non è solo un'ipotesi, anzi.
Perché a questo punto diventa legittimo, da parte di chi ha sostenuto lo sforzo economico del proprietario, rivendicare i sacrifici personali compiuti (innegabili). E assume vigore l'opinione, sempre più diffusa tra gli appassionati, che Parigi non valga bene una Messa: «Meglio nelle serie inferiori ma con un assetto societario locale e stabile» è la sintesi. La Serie C, in questo clima generale di scoramento, con un patron evidentemente non gradito alla stragrande maggioranza dei sostenitori della squadra, più che un'opportunità pare uno strazio.