Helmut Kohl e Wolfgang Schäuble, attuale ministro delle finanze tedesco
Helmut Kohl e Wolfgang Schäuble, attuale ministro delle finanze tedesco
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I funerali di Kohl e quelli dell'Europa

Il blog di Vito Troilo

Angela Merkel, una volta tanto, ha saputo trovare le parole adatte: «Mi ha cambiato la vita in maniera decisiva».
Helmut Kohl, scomparso nei giorni scorsi all'età di 87 anni, è stato celebrato tanto nel corso della sua carriera politica quanto, evidentemente, perdonato per i danni irreversibili causati ai popoli del continente europeo, in pessima compagnia di altri discutibili protagonisti tra gli anni '80 e '90.

Nessun commentatore ha rimarcato le controverse vicende interne (come i fondi neri al partito) della Cdu, di cui Kohl è stato leader indiscusso per 25 anni, alla stregua di un qualsiasi ottuagenario italiano. Nessuno, tra i sostenitori degli "esportatori di democrazia", ha mai dubitato della legittimità di un'annessione (quella della Ddr alla Repubblica federale tedesca), fatta passare per riunificazione quando in realtà i tedeschi orientali non hanno avuto l'opportunità di esprimersi sulla questione, come sarebbe dovuto accadere, tramite un referendum.

Nessuno ha evidenziato il disastroso e scandaloso sistema della conversione delle valute nazionali in euro, peccato originale per effetto del quale, di colpo, la stragrande maggioranza degli italiani (e degli europei, esclusi i tedeschi) ha perso potere d'acquisto e speranza nel futuro. Kohl, nell'ultimo periodo del suo cancellierato, ha contribuito a queste scelleratezze facendo leva sul "super marco" che ha travolto le monete più deboli (su tutte la lira) e causando il successivo tasso di cambio "al raddoppio" tra lira ed euro rispetto alla mai rispettata parità strategica euro-marco.

Angela Merkel, riuscita nell'impresa di farsi detestare persino dalla seconda moglie del suo vecchio mentore tradito e rinnegato, ha involontariamente interpretato (non è così brava) lo stato d'animo di centinaia di milioni di persone per la gran parte inconsapevoli, con quel «Mi ha cambiato la vita in maniera decisiva». Solo che nel suo caso l'incontro col "gigante nero" ha costituito l'inizio di una carriera politica rilevante, per gli altri la progressiva e inevitabile deriva burocratica della Cee poi divenuta Ue, con le sue cervellotiche normative.

Non mi ha sorpreso (ci vuole ben altro) il patetico tentativo mediatico di definire la cerimonia di Strasburgo, in quella splendida scatola vuota di cristallo dell'europarlamento, «Il primo funerale di stato dell'Unione Europea», con uno sprezzo del ridicolo da unghie sulla lavagna per il sottile accostamento tra i termini Ue e stato. Un migliaio scarso di "eletti" ha rivolto l'omaggio a Kohl nel chiuso di uno dei luoghi meno accessibili al cittadino europeo medio, eppure i principali mass media internazionali hanno caricato di significati un evento che non ha lasciato e non lascerà alcuna traccia significativa nella memoria collettiva.

Quanto ai funerali dell'Europa, nessun timore: considerando l'età media e i precedenti delle personalità convenute a Strasburgo (fra cui Bill Clinton che usa qualsiasi scusa pur di non vedere la moglie e per questo merita la nostra solidarietà) siamo a buon punto: tra poco fisseranno la data, il tempo di stabilire quanti centimetri devono essere lunghe le triglie che si potranno pescare nel Mediterraneo l'anno prossimo. Ecco a cosa hanno ridotto il sogno europeo. Buonanotte.
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