Buongiorno
Il coraggio di essere sinceri
Il blog di Vito Troilo
giovedì 26 marzo 2020
11.57
Ore, minuti, secondi infuocati.
Il risveglio della città, in questo giovedì di fine marzo, è stato dei più traumatici.
Le indiscrezioni riguardo una mancata apertura dell'ufficio postale Bisceglie centro di via Antonio Gramsci si sono susseguite già dalle 7 del mattino. E con queste, inevitabili, le voci incontrollate, talvolta esagerate al punto da chiedersi se qualcuno ci marci sopra per un'incomprensibile volontà di drammatizzazione.
Ho scritto un pezzo, una volta appurata e verificata la circostanza: l'ufficio è rimasto effettivamente chiuso senza alcun tipo di comunicazione agli utenti. Ho aggiunto che, secondo quanto emerso in forma ufficiosa, sarebbe scattato il piano B per consentire il pagamento delle pensioni negli altri due uffici della città (Seminario, di via Di Molfetta e Sant'Andrea, di carrara Reddito).
L'immediata richiesta di informazioni più chiare e dettagliate rivolta ufficialmente all'azienda - a livello nazionale - non ha trovato, per il momento (scrivo alle 11:57), alcuna risposta.
È comprensibile la tensione, in alcuni casi l'angoscia di quei cittadini - presumo non siano pochi - che nei giorni scorsi si sono dovuti recare in quell'ufficio, che peraltro è a poche decine di metri dalla mia abitazione. Non è accettabile, invece, l'esercizio squallido dell'attacco scriteriato ai giornalisti, specie se portato in un momento nel quale essi svolgono il loro compito con circospezione, alla ricerca continua e tenace di fonti verificate e dichiarazioni ufficiali.
Non possiamo fidarci degli audio whatsapp degli amici e delle chat di gruppo. Non possiamo sbilanciarci come fanno invece altri personaggi sui social che, non essendo giornalisti e non dovendo rispettare le norme deontologiche dell'ordine - perché non possiedono il tesserino professionale - sono soliti divertirsi nel lanciare la pietra nello stagno e nascondere la mano. Tanto non rischiano sanzioni di alcun tipo e questo atteggiamento, forse, li fa sentire un po' giornalisti: cosa che non sono e che per fortuna non saranno mai.
Il nostro compito è verificare le notizie persino dopo che fonti ufficiali ce le hanno confermate: se non lo perseguissimo, tanto per fare un esempio, non avremmo mai smentito la morte di un uomo, che seppure comunicata da canali attendibili, non mi ha impedito di nutrire dei dubbi e verificare ancora. E alla fine si è scoperto che anche le fonti attendibili e ufficiali, una volta tanto, si erano rivelate fallaci.
Esagerato, in tutta sincerità, è anche il modo col quale si sta tirando la giacca ad Angelantonio Angarano, sindaco di questa città. Teneri, nei suoi confronti, non lo siamo stati, non lo siamo e non lo saremo mai, perché abbiamo un compito preciso da svolgere, ma l'emergenza che stiamo affrontando, in questi giorni delicatissimi, è gestita malissimo, sul piano della comunicazione, a diversi livelli. Le responsabilità di Angarano, nella fattispecie dei rumors che si susseguono su presunti contagi all'interno di aziende private, sono davvero minime. Perché chi dovrebbe rispondere al primo cittadino e informarlo non lo fa, come non lo fa con noi. Ma non pensi che arretreremo di un solo passo: proseguiremo a fare tutte le domande dovute, li metteremo nelle condizioni di non poter sfuggire al confronto coi media e con la collettività. Costoro abbiano il coraggio di essere sinceri.
Continueremo a percorrere la strada maestra della verifica costante di tutte le indiscrezioni e di tutte le fonti, al solo scopo di fornire ai lettori informazioni quanto più corrette e dettagliate possibile. Senza alcun timore di poter dare brutte notizie ma soprattutto senza alcuna fretta di cercare lo scoop a tutti i costi. In questo momento non saremo certo noi a barattare il vostro diritto a sapere come stanno le cose con qualche migliaio di click tanto facili quanto insignificanti se paragonati al desiderio di tutela della salute pubblica.
Il risveglio della città, in questo giovedì di fine marzo, è stato dei più traumatici.
Le indiscrezioni riguardo una mancata apertura dell'ufficio postale Bisceglie centro di via Antonio Gramsci si sono susseguite già dalle 7 del mattino. E con queste, inevitabili, le voci incontrollate, talvolta esagerate al punto da chiedersi se qualcuno ci marci sopra per un'incomprensibile volontà di drammatizzazione.
Ho scritto un pezzo, una volta appurata e verificata la circostanza: l'ufficio è rimasto effettivamente chiuso senza alcun tipo di comunicazione agli utenti. Ho aggiunto che, secondo quanto emerso in forma ufficiosa, sarebbe scattato il piano B per consentire il pagamento delle pensioni negli altri due uffici della città (Seminario, di via Di Molfetta e Sant'Andrea, di carrara Reddito).
L'immediata richiesta di informazioni più chiare e dettagliate rivolta ufficialmente all'azienda - a livello nazionale - non ha trovato, per il momento (scrivo alle 11:57), alcuna risposta.
È comprensibile la tensione, in alcuni casi l'angoscia di quei cittadini - presumo non siano pochi - che nei giorni scorsi si sono dovuti recare in quell'ufficio, che peraltro è a poche decine di metri dalla mia abitazione. Non è accettabile, invece, l'esercizio squallido dell'attacco scriteriato ai giornalisti, specie se portato in un momento nel quale essi svolgono il loro compito con circospezione, alla ricerca continua e tenace di fonti verificate e dichiarazioni ufficiali.
Non possiamo fidarci degli audio whatsapp degli amici e delle chat di gruppo. Non possiamo sbilanciarci come fanno invece altri personaggi sui social che, non essendo giornalisti e non dovendo rispettare le norme deontologiche dell'ordine - perché non possiedono il tesserino professionale - sono soliti divertirsi nel lanciare la pietra nello stagno e nascondere la mano. Tanto non rischiano sanzioni di alcun tipo e questo atteggiamento, forse, li fa sentire un po' giornalisti: cosa che non sono e che per fortuna non saranno mai.
Il nostro compito è verificare le notizie persino dopo che fonti ufficiali ce le hanno confermate: se non lo perseguissimo, tanto per fare un esempio, non avremmo mai smentito la morte di un uomo, che seppure comunicata da canali attendibili, non mi ha impedito di nutrire dei dubbi e verificare ancora. E alla fine si è scoperto che anche le fonti attendibili e ufficiali, una volta tanto, si erano rivelate fallaci.
Esagerato, in tutta sincerità, è anche il modo col quale si sta tirando la giacca ad Angelantonio Angarano, sindaco di questa città. Teneri, nei suoi confronti, non lo siamo stati, non lo siamo e non lo saremo mai, perché abbiamo un compito preciso da svolgere, ma l'emergenza che stiamo affrontando, in questi giorni delicatissimi, è gestita malissimo, sul piano della comunicazione, a diversi livelli. Le responsabilità di Angarano, nella fattispecie dei rumors che si susseguono su presunti contagi all'interno di aziende private, sono davvero minime. Perché chi dovrebbe rispondere al primo cittadino e informarlo non lo fa, come non lo fa con noi. Ma non pensi che arretreremo di un solo passo: proseguiremo a fare tutte le domande dovute, li metteremo nelle condizioni di non poter sfuggire al confronto coi media e con la collettività. Costoro abbiano il coraggio di essere sinceri.
Continueremo a percorrere la strada maestra della verifica costante di tutte le indiscrezioni e di tutte le fonti, al solo scopo di fornire ai lettori informazioni quanto più corrette e dettagliate possibile. Senza alcun timore di poter dare brutte notizie ma soprattutto senza alcuna fretta di cercare lo scoop a tutti i costi. In questo momento non saremo certo noi a barattare il vostro diritto a sapere come stanno le cose con qualche migliaio di click tanto facili quanto insignificanti se paragonati al desiderio di tutela della salute pubblica.