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Il mandato dei biscegliesi è chiaro: cambiare passo

Una prima analisi del voto amministrativo

Ha vinto Angarano o ha perso Spina? Chi continua a criticare l'operato di colui che è stato confermato alla guida della città e ora sostiene di non comprendere come sia possibile che abbia conquistato una schiacciante affermazione al ballottaggio commetterebbe un errore grossolano se riducesse l'esito del voto alle considerazioni sull'incredibile disinvoltura dei biscegliesi a dimenticare troppo in fretta. È verissimo che appena sei mesi fa qualsiasi sondaggio di opinione condotto in città avrebbe travolto Angarano e la sua imperdonabile indolenza e le centinaia di messaggi di lamentele ricevuti in questi 5 anni riassumono perfettamente un mandato la cui valutazione non può che essere negativa. È un dato di fatto, al tempo stesso, che il rimedio proposto non ha convinto. Sotto questo punto di vista è evidente come Bisceglie abbia rifiutato l'offerta politico-amministrativa guidata da Francesco Spina.

L'elettorato, in sostanza, ha preferito rinnovare la fiducia al sindaco uscente, investendo dell'altro tempo su di lui. Una responsabilità ancora più gravosa proprio perché deriva da una necessità più che dall'apprezzamento per il lavoro svolto finora. Se Angarano non comprendesse questo passaggio sarebbe terribile per la città, che non può permettersi neppure altri tre mesi ai ritmi compassati, con le incertezze e con i clamorosi errori della precedente consiliatura: figuriamoci altri cinque anni così.

Spina merita l'onore delle armi perché ha saputo farsi carico di un'intera coalizione, per quanto eterogenea, e portarla al secondo turno. Non era scontato, contrariamente a quanto si potrebbe immaginare. Lunedì pomeriggio si è lasciato sfuggire la "promessa" di non correre più per la carica di primo cittadino. Il sistema elettorale maggioritario non favorisce chi è ritenuto divisivo e per certi versi "usato". Sarebbe troppo facile, adesso, contestare le esagerazioni di una campagna elettorale condotta ancora una volta ignorando l'esigenza di affidare la comunicazione a un team di esperti: bisognerebbe rassegnarsi al fatto che non siamo più nel 1997 e i voti non si prendono alzando il livello dello scontro. Sarà molto interessante valutare la cifra dell'opposizione che un uomo sconfitto, per quanto tenace, avrà la forza e sarà in grado di coordinare partendo dal presupposto di una netta inferiorità numerica in aula.

L'Angarano-bis godrà di una straordinaria agibilità in consiglio comunale. L'accordo intercorso con la coalizione "Davvero Bisceglie" guidata da Vittorio Fata è stato tanto vituperato sui social quanto premiato dalle urne: l'ennesima dimostrazione che la vita reale è lì fuori e 20 profili Facebook non possono determinare né influenzare il risultato di un'elezione che riguarda decine di migliaia di cittadini. Il valore aggiunto dell'intesa, "benedetta" da Michele Emiliano, è tale da aver messo in sicurezza il successo, allargando la forbice che nelle previsioni della vigilia sarebbe stata senza dubbio molto ristretta. I numeri non mentono: Spina ha preso quasi 1000 voti in meno rispetto al primo turno, Angarano oltre 3500 in più.

Il dato politico più rilevante di questa doppia tornata è nell'assunzione di una responsabilità di governo cittadino da parte del Pd: è la prima volta dal 2007, ovvero da quando i dem si sono costituiti. Fata sarà eletto presidente del consiglio comunale e potrà essere definito "federatore" delle due fazioni che si sono poco sopportate dal 2017 in poi, momento in cui Angarano decise di andarsene sbattendo la porta per abbracciare l'equivoco civismo misto e accordarsi con Silvestris. La saldatura è avvenuta nel momento giusto ma le modalità non costituiscono certo un esempio di condotta lineare e su questo non ha torto chi si è arrabbiato per la grave sottovalutazione del consenso che Fata ha ricevuto dalle migliaia di biscegliesi che non si identificano nel Partito Democratico. L'ingresso in giunta di Bartolo Sasso libererà la posizione di segretario cittadino e sarà interessante misurare in termini concreti la natura della riunificazione tra bocciani e angaraniani.

C'è spazio a sinistra, è evidente. La lunga stagione dell'ex Pci, che a Bisceglie non divenne mai Pds (e per fortuna!), è da ritenersi conclusa con la mancata rielezione in consiglio comunale del suo principale rappresentante. Non è dato di sapere, al momento, se Franco Napoletano intenderà ripresentarsi ancora in futuro ma 43 anni di partecipazione ininterrotta alla vita politica e amministrativa della città sono tanti e meritano un tributo doveroso, a cominciare proprio dall'assemblea di Palazzo San Domenico. Napoletano è stato un sindaco capace, passionario, laborioso, decisionista, efficace e un consigliere produttivo anche dai banchi dell'opposizione, oltre che un presidente di alta caratura istituzionale. La città gli deve un grazie immenso per le opere che ha lasciato e gli porta una stima incondizionata per la coerenza dimostrata. Un uomo che ha sempre scelto e che quando ha commesso errori si è assunto tutte le responsabilità. Un biscegliese che ha amato e continua ad amare la sua città e la cui opinione, anche se adesso sarà fuori dal consiglio, deve continuare a far parte del dibattito politico: perché lo arricchisce. Il ricambio generazionale sarà inevitabile e diverrà interessante comprendere l'evoluzione della situazione a lato del Pd.

Quanto spazio c'è a destra? Non è chiaro. C'è chi scommette sull'intenzione di alcuni esponenti politici locali di entrare in Fratelli d'Italia: il nome che circola con maggiore insistenza è quello di Gianni Casella ma siamo ancora ai boatos. La coalizione, semplicemente, non esiste perché la consistenza elettorale della Lega a Bisceglie non è elevata. Forza Italia, seppure sotto mentite spoglie, è da un'altra parte.

A proposito di Forza Italia: Sergio Silvestris, sfidante di Angarano nelle primarie interne che hanno sortito l'effetto benefico di rimettere in moto una coalizione spenta, sulla carta non sarà più determinante per la tenuta della maggioranza. I quattro eletti nei ranghi delle sue tre liste di riferimento assumono un peso specifico inferiore in un consiglio comunale nel quale il sindaco potrà contare su 19 voti contro 6. Non sarà decisivo nemmeno il gruppo Fata, con tre voti.

Spetterà perciò al capo dell'ammministrazione capitalizzare nel modo migliore uno scenario molto favorevole, partendo da un presupposto oggettivo: le scuse sono finite. Non ci sarà (ce lo auguriamo) il Covid, non esiste scotto del noviziato da pagare, i numeri sono larghi e le minoranze sembrano notevolmente meno battagliere che nel 2018. Il sindaco è chiamato a costruire un rapporto vero con i cittadini (per esempio ricevendoli), con le associazioni (aprendo una reale interlocuzione) e con l'opinione pubblica (dialogando con i giornalisti, che hanno il dovere di fare domande e il diritto di ricevere risposte).

Credere di poter amministrare una città delle dimensioni e con le complessità che Bisceglie presenta senza prestare il minimo ascolto alle sue sensibilità è un'impresa impossibile ed è la ragione principale della valanga di critiche ricevute da Angarano. Il tempo, parafrasando un suo infelicissimo spot elettorale, gli è stato concesso. Ora sia lui a evitare che i biscegliesi tornino a dire e scrivere, com'è accaduto per 4 anni e mezzo: «Ma c'è un sindaco a Bisceglie?». La stima, la simpatia e l'affetto verso la persona, altissimi, non valgono sconti. Buon lavoro, Angelantonio.
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