Buongiorno
Je suis Gianni Naglieri
Il blog di Vito Troilo
giovedì 9 febbraio 2017
11.47
La primavera del 2013 fu caratterizzata, a Bisceglie, da una campagna elettorale lunghissima (complice il voto per le politiche di febbraio che costituirono le "prove generali" delle successive amministrative), velenosa, con eccessi disgustosi, litigi da ringhiera e scazzi da sceneggiata. Sarebbe il caso di evitare, in futuro, quei toni truculenti che hanno lasciato tracce profonde nelle dinamiche sociali sempre delicate di una città forse mai così fragile, in un contesto nel quale alla clamorosa frammentazione politico-amministrativa e al disagio economico diffuso rischia di aggiungersi il rischio dello scoppio della bomba a orologeria Cdp.
Malgrado questa doverosa premessa è legittimo rimarcare, col taglio giornalistico che mi ha sempre contraddistinto, che gli assetti, rispetto a quattro anni fa, sono radicalmente mutati. Francesco Spina fu scelto da migliaia di biscegliesi (me compreso, non è un mistero) sia al primo turno che al ballottaggio in funzione delle sue precedenti esperienze gestionali nell'istituzione e in virtù di una riconosciuta equidistanza rispetto a quelle "forze oscure" che l'avevano estromesso da Palazzo San Domenico. La congiura dal notaio resterà per sempre uno degli episodi più abietti della storia di questa città. Non aver avuto il coraggio di sfiduciare Spina in consiglio comunale e guardandolo in faccia è il peccato originale commesso da tutti coloro che in quel momento l'hanno rafforzato, consentendogli di acquisire una "dote del vittimismo" decisiva per la costruzione della narrazione dei fatti e della sua escalation vincente. Perché civica.
L'ingresso del sindaco nel Partito Democratico è però un'incredibile contraddizione in termini del patto che ha stabilito coi suoi elettori per governare Bisceglie. Francesco Spina ha condotto, nel 2013, una battaglia contro il Pd e in antitesi al programma di Angelantonio Angarano. Tutti i suoi successivi passaggi politici, dalla Lista Monti al Nuovo Centrodestra, da un fugace ritorno all'ovile dell'Unione di centro all'anticamera del grande salto con l'esperimento (naufragato) delle liste civiche a supporto di Michele Emiliano, riguardando esclusivamente una futura collocazione personale, hanno toccato solo in parte le questioni inerenti l'amministrazione di questa città.
Questa volta è diverso. Spina ha trascinato 21 persone, più o meno convinte e tutt'altro che pronte ad affrontare le conseguenze di questa scelta, all'interno di un movimento del quale, per cultura e formazione, non è organico e non lo sarà mai. Si è creato un corto circuito: come si può amministrare un comune da tesserato di un partito che ufficialmente è all'opposizione? La giunta e la maggioranza in consiglio comunale hanno il dovere di chiarire quale sarà l'atteggiamento nei confronti dei due rappresentanti del Partito Democratico che nel 2013 hanno ricevuto un mandato di minoranza. Per quale motivo Angelantonio Angarano e Roberta Rigante dovrebbero venir meno all'impegno che hanno assunto nei confronti dei loro elettori?
La situazione, ora, è divenuta davvero imbarazzante sul piano istituzionale. Come risolverla? Qualcuno ha evocato le dimissioni in blocco di sindaco, giunta e maggioranza: fantascienza. Questa consiliatura si concluderà stancamente e in modo anonimo: la spinta propulsiva (Berlinguer perdonami) utilizzata per vincere le amministrative si è esaurita a neppure metà di un percorso divenuto sempre più faticoso e logorante. Tutti, ormai, hanno cominciato la campagna elettorale per le comunali 2018 e non avrebbe senso sprecare energie per fiaccare una maggioranza che si disintegrerà comunque a pochi mesi dalle prossime amministrative, tra le lotte intestine che emergeranno quando si comincerà a delineare il campo dei pretendenti alle primarie, diversi abbandoni (c'è chi finirà per non ricandidarsi) e passaggi in altri campi.
Il tesseramento di Francesco Spina e degli altri 21 al Partito Democratico mi spinge a esprimere sincera solidarietà umana nei confronti dell'uomo che più si è battuto per scongiurarlo.
Je suis Gianni Naglieri. Buonanotte.
Malgrado questa doverosa premessa è legittimo rimarcare, col taglio giornalistico che mi ha sempre contraddistinto, che gli assetti, rispetto a quattro anni fa, sono radicalmente mutati. Francesco Spina fu scelto da migliaia di biscegliesi (me compreso, non è un mistero) sia al primo turno che al ballottaggio in funzione delle sue precedenti esperienze gestionali nell'istituzione e in virtù di una riconosciuta equidistanza rispetto a quelle "forze oscure" che l'avevano estromesso da Palazzo San Domenico. La congiura dal notaio resterà per sempre uno degli episodi più abietti della storia di questa città. Non aver avuto il coraggio di sfiduciare Spina in consiglio comunale e guardandolo in faccia è il peccato originale commesso da tutti coloro che in quel momento l'hanno rafforzato, consentendogli di acquisire una "dote del vittimismo" decisiva per la costruzione della narrazione dei fatti e della sua escalation vincente. Perché civica.
L'ingresso del sindaco nel Partito Democratico è però un'incredibile contraddizione in termini del patto che ha stabilito coi suoi elettori per governare Bisceglie. Francesco Spina ha condotto, nel 2013, una battaglia contro il Pd e in antitesi al programma di Angelantonio Angarano. Tutti i suoi successivi passaggi politici, dalla Lista Monti al Nuovo Centrodestra, da un fugace ritorno all'ovile dell'Unione di centro all'anticamera del grande salto con l'esperimento (naufragato) delle liste civiche a supporto di Michele Emiliano, riguardando esclusivamente una futura collocazione personale, hanno toccato solo in parte le questioni inerenti l'amministrazione di questa città.
Questa volta è diverso. Spina ha trascinato 21 persone, più o meno convinte e tutt'altro che pronte ad affrontare le conseguenze di questa scelta, all'interno di un movimento del quale, per cultura e formazione, non è organico e non lo sarà mai. Si è creato un corto circuito: come si può amministrare un comune da tesserato di un partito che ufficialmente è all'opposizione? La giunta e la maggioranza in consiglio comunale hanno il dovere di chiarire quale sarà l'atteggiamento nei confronti dei due rappresentanti del Partito Democratico che nel 2013 hanno ricevuto un mandato di minoranza. Per quale motivo Angelantonio Angarano e Roberta Rigante dovrebbero venir meno all'impegno che hanno assunto nei confronti dei loro elettori?
La situazione, ora, è divenuta davvero imbarazzante sul piano istituzionale. Come risolverla? Qualcuno ha evocato le dimissioni in blocco di sindaco, giunta e maggioranza: fantascienza. Questa consiliatura si concluderà stancamente e in modo anonimo: la spinta propulsiva (Berlinguer perdonami) utilizzata per vincere le amministrative si è esaurita a neppure metà di un percorso divenuto sempre più faticoso e logorante. Tutti, ormai, hanno cominciato la campagna elettorale per le comunali 2018 e non avrebbe senso sprecare energie per fiaccare una maggioranza che si disintegrerà comunque a pochi mesi dalle prossime amministrative, tra le lotte intestine che emergeranno quando si comincerà a delineare il campo dei pretendenti alle primarie, diversi abbandoni (c'è chi finirà per non ricandidarsi) e passaggi in altri campi.
Il tesseramento di Francesco Spina e degli altri 21 al Partito Democratico mi spinge a esprimere sincera solidarietà umana nei confronti dell'uomo che più si è battuto per scongiurarlo.
Je suis Gianni Naglieri. Buonanotte.