Buongiorno
Kein gewinner
Il blog di Vito Troilo
martedì 30 maggio 2017
Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Forza Italia hanno deciso di scaricare sull'elettorato la responsabilità di trovare una soluzione al rebus della governabilità di questo paese. I retroscenisti e i giornalisti parlamentari sostengono che, con ogni probabilità, gli italiani saranno chiamati alle urne in una data compresa fra il 24 settembre e l'8 ottobre. Sarà necessario approvare in tempi brevi la legge elettorale che i tre principali gruppi rappresentati a Montecitorio e Palazzo Madama sembrerebbero aver individuato sul modello tedesco.
Il sistema in vigore dal secondo dopoguerra nella Germania occidentale e, a partire dal 1990, in quella riunificata, è un proporzionale personalizzato e corretto. Differente, per alcuni motivi, rispetto al proporzionale puro italiano che dal 1946 al 1992 ha impedito l'alternanza Dc-Pci.
La possibilità di esprimere la preferenza per un candidato all'interno di un collegio uninominale è simile all'idea del maggioritario che pure fu introdotto dal 1994: bisogna però tenere presente che, contrariamente a quanto accaduto nel passato, ciascuna lista esprimerebbe la candidatura in ogni collegio e tecnicamente non sarebbe ammessa la corsa in coalizione: vedrete, sarà in ogni caso sufficiente, per spingere un determinato "puledro" sul territorio, circondarlo (da parte delle altre forze politiche) di candidati deboli. Ogni riferimento a Francesco Spina è puramente voluto...
Risulterebbero eletti tutti i primi classificati di ciascun collegio (se ne formerebbero circa 300 per la Camera e 150 per il Senato). Sarebbe previsto, naturalmente, un secondo voto per la quota proporzionale. Dilemma: secondo voto equivale a seconda scheda? Risposta scontata: col cazzo! Non converrebbe a nessuna delle tre principali forze politiche consentire il voto disgiunto, che potrebbe permettere ad alcune forze di superare più facilmente lo sbarramento nazionale (un'altra novità rispetto al proporzionale della prima repubblica), che dovrebbe essere fissato al 5%. Del resto, la seconda scheda e il voto disgiunto non sono contemplati neppure nel sistema tedesco.
La sintesi sarebbe un'inevitabile polarizzazione con la prospettiva concreta di ritrovare eletti esclusivamente esponenti di quattro liste (5 Stelle, Pd, Lega Nord e Forza Italia in quest'ordine tutt'altro che casuale) e fuori tutti gli altri. Le probabilità di affermazione in un singolo collegio a caso di un candidato indipendente o di un partito più piccolo (Fratelli d'Italia, quella roba di Alfano della quale non ricordo il nome, D'Alema+Bersani, sinistri vari) sono ridotte: accadrà al massimo in un paio di collegi in provincia di Bolzano con la Svp e in quello di Aosta con l'Union Valdôtaine.
Le stime sulle attuali intenzioni di voto degli italiani produrrebbero un capolavoro di ingovernabilità. Neppure la somma dei seggi di Pd e Forza Italia sarebbe sufficiente a tenere in piedi un esecutivo. Le fantascientifiche maggioranze 5 Stelle-Pd e 5 Stelle-Lega costituirebbero l'alternativa a un governo di minoranza o di larghissime intese (sponsorizzato dal presidente della repubblica).
L'Italia non è la Germania: è azzardato importare tout-court, qui, il sistema elettorale di un paese abituato al dialogo fra i diversi protagonisti sulla scena (è in discussione la possibilità di una futura, storica coalizione Spd-Verdi-Die Linke, che porterebbe alla guida del paese, per la prima volta, il partito erede della Sed nella Germania Est). Il quadro italiano è fottutamente bloccato, con due fazioni al 30% che non comunicano fra loro e un finto terzo polo eterogeneo con due partiti inconciliabili al 15% ciascuno.
Toccherà all'elettorato con le mani libere e la mente sgombra e soprattutto agli indecisi risolvere il rompicapo, altrimenti "kein gewinner": nessun vincitore. Tranne Francesco Spina che col proporzionale farebbe il pieno in questo collegio, anche per l'irresistibile tentazione di molti suoi avversari di saperlo lontano da Bisceglie... Quelli che più lo contrastano non vedono l'ora di mandarlo a Roma. Buonanotte.
Il sistema in vigore dal secondo dopoguerra nella Germania occidentale e, a partire dal 1990, in quella riunificata, è un proporzionale personalizzato e corretto. Differente, per alcuni motivi, rispetto al proporzionale puro italiano che dal 1946 al 1992 ha impedito l'alternanza Dc-Pci.
La possibilità di esprimere la preferenza per un candidato all'interno di un collegio uninominale è simile all'idea del maggioritario che pure fu introdotto dal 1994: bisogna però tenere presente che, contrariamente a quanto accaduto nel passato, ciascuna lista esprimerebbe la candidatura in ogni collegio e tecnicamente non sarebbe ammessa la corsa in coalizione: vedrete, sarà in ogni caso sufficiente, per spingere un determinato "puledro" sul territorio, circondarlo (da parte delle altre forze politiche) di candidati deboli. Ogni riferimento a Francesco Spina è puramente voluto...
Risulterebbero eletti tutti i primi classificati di ciascun collegio (se ne formerebbero circa 300 per la Camera e 150 per il Senato). Sarebbe previsto, naturalmente, un secondo voto per la quota proporzionale. Dilemma: secondo voto equivale a seconda scheda? Risposta scontata: col cazzo! Non converrebbe a nessuna delle tre principali forze politiche consentire il voto disgiunto, che potrebbe permettere ad alcune forze di superare più facilmente lo sbarramento nazionale (un'altra novità rispetto al proporzionale della prima repubblica), che dovrebbe essere fissato al 5%. Del resto, la seconda scheda e il voto disgiunto non sono contemplati neppure nel sistema tedesco.
La sintesi sarebbe un'inevitabile polarizzazione con la prospettiva concreta di ritrovare eletti esclusivamente esponenti di quattro liste (5 Stelle, Pd, Lega Nord e Forza Italia in quest'ordine tutt'altro che casuale) e fuori tutti gli altri. Le probabilità di affermazione in un singolo collegio a caso di un candidato indipendente o di un partito più piccolo (Fratelli d'Italia, quella roba di Alfano della quale non ricordo il nome, D'Alema+Bersani, sinistri vari) sono ridotte: accadrà al massimo in un paio di collegi in provincia di Bolzano con la Svp e in quello di Aosta con l'Union Valdôtaine.
Le stime sulle attuali intenzioni di voto degli italiani produrrebbero un capolavoro di ingovernabilità. Neppure la somma dei seggi di Pd e Forza Italia sarebbe sufficiente a tenere in piedi un esecutivo. Le fantascientifiche maggioranze 5 Stelle-Pd e 5 Stelle-Lega costituirebbero l'alternativa a un governo di minoranza o di larghissime intese (sponsorizzato dal presidente della repubblica).
L'Italia non è la Germania: è azzardato importare tout-court, qui, il sistema elettorale di un paese abituato al dialogo fra i diversi protagonisti sulla scena (è in discussione la possibilità di una futura, storica coalizione Spd-Verdi-Die Linke, che porterebbe alla guida del paese, per la prima volta, il partito erede della Sed nella Germania Est). Il quadro italiano è fottutamente bloccato, con due fazioni al 30% che non comunicano fra loro e un finto terzo polo eterogeneo con due partiti inconciliabili al 15% ciascuno.
Toccherà all'elettorato con le mani libere e la mente sgombra e soprattutto agli indecisi risolvere il rompicapo, altrimenti "kein gewinner": nessun vincitore. Tranne Francesco Spina che col proporzionale farebbe il pieno in questo collegio, anche per l'irresistibile tentazione di molti suoi avversari di saperlo lontano da Bisceglie... Quelli che più lo contrastano non vedono l'ora di mandarlo a Roma. Buonanotte.