Buongiorno
La Puglia sballottata
Il blog di Vito Troilo
lunedì 26 giugno 2017
10.02
La capacità di cogliere i segnali dell'elettorato, specie nelle consultazioni di respiro locale, è essenziale per la definizione della statura di un leader politico. L'analisi dell'esito di questa tornata amministrativa non indurrebbe neppure il più schierato dei commentatori a ritenere rafforzata l'immagine di Matteo Renzi. Lo sconfitto eccellente dai risultati dell'11 e del 25 giugno è senza dubbio il segretario del Pd. Non il Partito Democratico: non in Puglia.
I ballottaggi hanno ridisegnato la geografia politica della regione: è caduto un feudo storico del centrodestra, quello di Lecce. La città di Adriana Poli Bortone (proprio in questi giorni, non senza sorpresa, inclusa nella giunta di Matera) e di Paolo Perrone (uscente che ha comunque ben lavorato), la terra di Raffaele Fitto. Il giornalista Mauro Giliberti non è riuscito a diventare sindaco: considerando i poco rassicuranti precedenti dei colleghi pugliesi che nel recente passato hanno affrontato e vinto la campagna elettorale per le comunali (Mimmo Consales a Brindisi fu addirittura arrestato, Paola Natalicchio a Molfetta è stata costretta a dimettersi ed è stata rieletta per un soffio in consiglio comunale, Pasquale Cascella a Barletta è da anni in balìa dei capricci di Mennea e Caracciolo), in fondo al direttore del tg di Telerama e inviato dal Salento di "Porta a porta" non è andata poi così male...
Fitto è stato... trafitto persino a Canosa. La scoppola rimediata dal buon Francesco Ventola ha del clamoroso: per lo spessore di Sabino Silvestri, uomo di sport e di cultura, candidato incredibilmente sconfitto nonostante avesse sfiorato la vittoria al primo turno e per l'inevitabile portata storica dell'affermazione di un esponente del Movimento 5 Stelle, che ha conquistato per la prima volta la guida di un comune della Bat, sbancando anche Mottola e Santeramo.
Knockout di proporzioni notevoli quello incassato da Antonio Azzollini nella sua Molfetta, che ha scelto Tommaso Minervini preferendolo a Isa De Bari. Una botta durissima che stenderebbe chiunque ma il senatore, che è uomo di spirito, ha più volte dimostrato di sapersi rialzare. Conferme di rilievo quelle ottenute da Ninni Gemmato (Fratelli d'Italia) a Terlizzi e soprattutto Tommaso Depalma a Giovinazzo, contro il quale è stata scatenata una serie di attacchi personali incomprensibili e inutili, soprattutto da parte di chi, nel 2017, non ritiene concepibile che un elettricista possa amministrare un comune. Non riusciamo proprio a comprendere per quale motivo si debba essere per forza laureati o esercitare determinate professioni per essere ritenuti capaci di gestire un ente locale. Visione classista e novecentesca superata dell'espressione democratica del voto: un premio obiettivamente meritato nei confronti di un'amministrazione che ha migliorato Giovinazzo.
Il tratto caratterizzante del voto sul territorio è l'alto gradimento riscontrato dagli esponenti del Partito Democratico e del centrosinistra più vicini a Michele Emiliano, che si è speso fortemente per Minervini a Molfetta (specie sulla vicenda dell'ospedale) tanto quanto per l'uscente Francesco Ancona, rieletto a Martina Franca in una competizione rocambolesca (inizialmente era stato escluso dal ballottaggio ma un riconteggio gli aveva consentito di risalire al secondo posto). Il presidente della regione è l'indiscusso trionfatore di queste amministrative: sua la benedizione all'apparentamento tra Rinaldo Melucci e l'ex magistrato Franco Sebastio per la riunificazione del centrosinistra che si è poi imposto a Taranto. La Puglia, senza indugio, ripiega su Michele. Una netta controtendenza rispetto ai dati nazionali.
La sintesi di questo passaggio è presto compiuta. Il centrodestra unito è competitivo anche per una vittoria alle politiche. Il Movimento 5 Stelle avanza, seppure lentamente, vincendo otto ballottaggi su dieci. Il Partito Democratico è ostaggio del suo leader: Renzi non è e non sarà mai un federatore ed è chiaro che l'unica prospettiva di costruzione di una coalizione di centrosinistra è la rinuncia del segretario dem alla candidatura a premier. Buonanotte.
I ballottaggi hanno ridisegnato la geografia politica della regione: è caduto un feudo storico del centrodestra, quello di Lecce. La città di Adriana Poli Bortone (proprio in questi giorni, non senza sorpresa, inclusa nella giunta di Matera) e di Paolo Perrone (uscente che ha comunque ben lavorato), la terra di Raffaele Fitto. Il giornalista Mauro Giliberti non è riuscito a diventare sindaco: considerando i poco rassicuranti precedenti dei colleghi pugliesi che nel recente passato hanno affrontato e vinto la campagna elettorale per le comunali (Mimmo Consales a Brindisi fu addirittura arrestato, Paola Natalicchio a Molfetta è stata costretta a dimettersi ed è stata rieletta per un soffio in consiglio comunale, Pasquale Cascella a Barletta è da anni in balìa dei capricci di Mennea e Caracciolo), in fondo al direttore del tg di Telerama e inviato dal Salento di "Porta a porta" non è andata poi così male...
Fitto è stato... trafitto persino a Canosa. La scoppola rimediata dal buon Francesco Ventola ha del clamoroso: per lo spessore di Sabino Silvestri, uomo di sport e di cultura, candidato incredibilmente sconfitto nonostante avesse sfiorato la vittoria al primo turno e per l'inevitabile portata storica dell'affermazione di un esponente del Movimento 5 Stelle, che ha conquistato per la prima volta la guida di un comune della Bat, sbancando anche Mottola e Santeramo.
Knockout di proporzioni notevoli quello incassato da Antonio Azzollini nella sua Molfetta, che ha scelto Tommaso Minervini preferendolo a Isa De Bari. Una botta durissima che stenderebbe chiunque ma il senatore, che è uomo di spirito, ha più volte dimostrato di sapersi rialzare. Conferme di rilievo quelle ottenute da Ninni Gemmato (Fratelli d'Italia) a Terlizzi e soprattutto Tommaso Depalma a Giovinazzo, contro il quale è stata scatenata una serie di attacchi personali incomprensibili e inutili, soprattutto da parte di chi, nel 2017, non ritiene concepibile che un elettricista possa amministrare un comune. Non riusciamo proprio a comprendere per quale motivo si debba essere per forza laureati o esercitare determinate professioni per essere ritenuti capaci di gestire un ente locale. Visione classista e novecentesca superata dell'espressione democratica del voto: un premio obiettivamente meritato nei confronti di un'amministrazione che ha migliorato Giovinazzo.
Il tratto caratterizzante del voto sul territorio è l'alto gradimento riscontrato dagli esponenti del Partito Democratico e del centrosinistra più vicini a Michele Emiliano, che si è speso fortemente per Minervini a Molfetta (specie sulla vicenda dell'ospedale) tanto quanto per l'uscente Francesco Ancona, rieletto a Martina Franca in una competizione rocambolesca (inizialmente era stato escluso dal ballottaggio ma un riconteggio gli aveva consentito di risalire al secondo posto). Il presidente della regione è l'indiscusso trionfatore di queste amministrative: sua la benedizione all'apparentamento tra Rinaldo Melucci e l'ex magistrato Franco Sebastio per la riunificazione del centrosinistra che si è poi imposto a Taranto. La Puglia, senza indugio, ripiega su Michele. Una netta controtendenza rispetto ai dati nazionali.
La sintesi di questo passaggio è presto compiuta. Il centrodestra unito è competitivo anche per una vittoria alle politiche. Il Movimento 5 Stelle avanza, seppure lentamente, vincendo otto ballottaggi su dieci. Il Partito Democratico è ostaggio del suo leader: Renzi non è e non sarà mai un federatore ed è chiaro che l'unica prospettiva di costruzione di una coalizione di centrosinistra è la rinuncia del segretario dem alla candidatura a premier. Buonanotte.