Buongiorno
La stretta di meno
Il blog di Vito Troilo
domenica 25 giugno 2017
Volge al termine la seconda edizione (ancor meglio riuscita che la prima) di Digithon, manifestazione sulla quale tornerò, nei prossimi giorni, con una specifica riflessione in merito a contenuti e significati. Indubbia è la rilevanza nazionale dell'evento, che nobilita, al pari di Libri nel Borgo Antico, una città altrimenti incapace di esprimere iniziative meritevoli dell'attenzione dei media.
Bisceglie, per questi quattro giorni, è entrata nel dibattito economico, politico, culturale e sociale del paese. Il balzo improvviso e rimarchevole di un centro dell'Italia meridionale che ha smesso da tempo il gusto dell'ambizione in un'accresciuta dimensione (in parole povere: col nasino finalmente fuori dall'orticello) costituisce una confortante novità, una scommessa da giocare nel futuro a breve e medio termine.
Giornalisti di spessore (un nome su tutti: Tobias Piller), esperienza (Giuseppe De Tomaso) e carisma (Enzo Magistà) hanno impreziosito i dibattiti, cui hanno partecipato due ministri (titolari di dicasteri strategici), un presidente di regione, il massimo esponente degli industriali, il dirigente numero uno del primo gruppo televisivo privato del paese, dimostrandoci senza troppi fronzoli che il mondo reale corre a velocità sostenute e in direzione contraria al misero provincialismo della nostra terra. Start-up, innovazione, politiche economiche e industriali, nuovi assetti del sistema informativo e della comunicazione, salute: a Digithon si è discusso di tutto ciò, dal Sud e per il Sud...
I limiti evidenti di questo territorio li riscontri negli sguardi persi di tanti, troppi personaggi locali in cerca d'autore, ridotti peggio di un bambino di terza elementare perchè incapaci di comprendere cosa stesse accadendo tra piazza Castello e le Vecchie Segherie. L'argomento chiave, la questione di cui discutere in questi giorni, per loro, è un vero o presunto mancato saluto tra due persone. Bisceglie potrebbe e dovrebbe prendere lo slancio per uscire, finalmente, dagli schemi consumati della sua mediocrità, perfettamente riassunta anche da certi "colleghi" che fanno tenerezza per quanto siano «attenti attenti a non capire niente» (citazione necessaria di un'espressione tipica del caro Mario Lamanuzzi). E invece si finisce per discutere... di una stretta di meno. Buonanotte.
Bisceglie, per questi quattro giorni, è entrata nel dibattito economico, politico, culturale e sociale del paese. Il balzo improvviso e rimarchevole di un centro dell'Italia meridionale che ha smesso da tempo il gusto dell'ambizione in un'accresciuta dimensione (in parole povere: col nasino finalmente fuori dall'orticello) costituisce una confortante novità, una scommessa da giocare nel futuro a breve e medio termine.
Giornalisti di spessore (un nome su tutti: Tobias Piller), esperienza (Giuseppe De Tomaso) e carisma (Enzo Magistà) hanno impreziosito i dibattiti, cui hanno partecipato due ministri (titolari di dicasteri strategici), un presidente di regione, il massimo esponente degli industriali, il dirigente numero uno del primo gruppo televisivo privato del paese, dimostrandoci senza troppi fronzoli che il mondo reale corre a velocità sostenute e in direzione contraria al misero provincialismo della nostra terra. Start-up, innovazione, politiche economiche e industriali, nuovi assetti del sistema informativo e della comunicazione, salute: a Digithon si è discusso di tutto ciò, dal Sud e per il Sud...
I limiti evidenti di questo territorio li riscontri negli sguardi persi di tanti, troppi personaggi locali in cerca d'autore, ridotti peggio di un bambino di terza elementare perchè incapaci di comprendere cosa stesse accadendo tra piazza Castello e le Vecchie Segherie. L'argomento chiave, la questione di cui discutere in questi giorni, per loro, è un vero o presunto mancato saluto tra due persone. Bisceglie potrebbe e dovrebbe prendere lo slancio per uscire, finalmente, dagli schemi consumati della sua mediocrità, perfettamente riassunta anche da certi "colleghi" che fanno tenerezza per quanto siano «attenti attenti a non capire niente» (citazione necessaria di un'espressione tipica del caro Mario Lamanuzzi). E invece si finisce per discutere... di una stretta di meno. Buonanotte.