Buongiorno
Mi scusi consigliere...
Il blog di Vito Troilo
domenica 22 aprile 2018
18.41
Ci divertiremo eccome, a partire dal prossimo 10 maggio, quando si comincerà a giocare a carte scoperte. Toccherà, entro e non oltre quella data, formalizzare la composizione delle coalizioni e presentare le liste dei pretendenti al consiglio comunale. Ce ne sono tanti convinti di avere già un posto assicurato, forti di un consenso massiccio e trasversale sulla propria persona.
Un tratto distintivo delle elezioni amministrative, non soltanto a Bisceglie, è l'improvvisa scoperta da parte di centinaia di cittadini della passione per l'impegno civico. Gente che non ha la più pallida idea di quale sia la differenza fra consiglio e giunta, che non ha mai visto una delibera e non saprebbe distinguerla da un'ordinanza o da una determina, che non conosce l'esistenza delle commissioni consiliari e per ripartizioni intende al massimo quelle dell'eccedenza Aqp che fa l'amministratore di condominio. Pronta, in ogni caso, nel difendere a spada tratta il candidato sindaco in ogni circostanza di riflesso pubblico, che sia sui social o al bar. Nel 95% dei casi il "difendere" consiste nel limitarsi a esprimere like e condivisioni a qualsiasi cosa il proprio leader posti, spesso non sapendo nulla dell'argomento in questione.
Verrà, inevitabile, anche la fase del "meglio feriti che morti": l'amara presa d'atto, di solito nei dieci giorni che precedono il primo turno (in questo caso dal 1 giugno), che il cavallo prescelto non è proprio quello giusto. Ecco allora che alla sfera pubblica dell'ostinato e sperticato sostegno nei confronti del candidato sindaco si sovrapporrà l'esigenza di fare, in ogni caso, un buon risultato individuale. «Va bene, non insisto: basta che il voto tu lo dia a me» è la formula di rito con cui si cederà alla logica del disgiunto, prendendo coscienza della realtà.
Non saranno meno di 480 (l'equivalente di venti liste complete) i biscegliesi candidati a un seggio nella massima assise cittadina. La stima è approssimata per difetto. L'auspicio è che, a differenza di quanto accaduto in passato, tutti abbiano la consapevolezza di esserlo e non si verifichino più situazioni comiche del tipo «Mi hanno fatto firmare un foglio, non sapevo di finire in lista». Non ho mai compreso l'utilità strategica di riempire le liste con candidati a loro insaputa.
Un dato è evidente: i posti a disposizione sono anche meno rispetto al 2013. La frammentazione del quadro ha scaturito la creazione di cinque, se non addirittura sei fronti che esprimeranno aspiranti sindaci in grado di oltrepassare la soglia del 5% per essere eletti almeno consiglieri comunali. In soldoni: sottratti da quota 24 i quattordici seggi spettanti alla maggioranza (chiunque vinca, si spera parlante questa volta), la metà dei dieci scranni riservati alle opposizioni dovrebbe essere già occupata dai candidati a sindaco sconfitti. Morale della favola: se finisci nella coalizione perdente hai bisogno di una fraccata di preferenze anche solo per andare a fare il consigliere comunale di minoranza.
Divertiamoci ora, per un mesetto e mezzo, a dare del lei ai nostri amici e parenti: «Mi scusi consigliere...». Come nella scena del ristorante nel leggendario "Totò, Peppino e la Malafemmina", in cui il maître del locale rassicura i fratelli Caponi: «Io sono qui per consigliare i clienti. Io sono il consigliere». Buongiorno.
Un tratto distintivo delle elezioni amministrative, non soltanto a Bisceglie, è l'improvvisa scoperta da parte di centinaia di cittadini della passione per l'impegno civico. Gente che non ha la più pallida idea di quale sia la differenza fra consiglio e giunta, che non ha mai visto una delibera e non saprebbe distinguerla da un'ordinanza o da una determina, che non conosce l'esistenza delle commissioni consiliari e per ripartizioni intende al massimo quelle dell'eccedenza Aqp che fa l'amministratore di condominio. Pronta, in ogni caso, nel difendere a spada tratta il candidato sindaco in ogni circostanza di riflesso pubblico, che sia sui social o al bar. Nel 95% dei casi il "difendere" consiste nel limitarsi a esprimere like e condivisioni a qualsiasi cosa il proprio leader posti, spesso non sapendo nulla dell'argomento in questione.
Verrà, inevitabile, anche la fase del "meglio feriti che morti": l'amara presa d'atto, di solito nei dieci giorni che precedono il primo turno (in questo caso dal 1 giugno), che il cavallo prescelto non è proprio quello giusto. Ecco allora che alla sfera pubblica dell'ostinato e sperticato sostegno nei confronti del candidato sindaco si sovrapporrà l'esigenza di fare, in ogni caso, un buon risultato individuale. «Va bene, non insisto: basta che il voto tu lo dia a me» è la formula di rito con cui si cederà alla logica del disgiunto, prendendo coscienza della realtà.
Non saranno meno di 480 (l'equivalente di venti liste complete) i biscegliesi candidati a un seggio nella massima assise cittadina. La stima è approssimata per difetto. L'auspicio è che, a differenza di quanto accaduto in passato, tutti abbiano la consapevolezza di esserlo e non si verifichino più situazioni comiche del tipo «Mi hanno fatto firmare un foglio, non sapevo di finire in lista». Non ho mai compreso l'utilità strategica di riempire le liste con candidati a loro insaputa.
Un dato è evidente: i posti a disposizione sono anche meno rispetto al 2013. La frammentazione del quadro ha scaturito la creazione di cinque, se non addirittura sei fronti che esprimeranno aspiranti sindaci in grado di oltrepassare la soglia del 5% per essere eletti almeno consiglieri comunali. In soldoni: sottratti da quota 24 i quattordici seggi spettanti alla maggioranza (chiunque vinca, si spera parlante questa volta), la metà dei dieci scranni riservati alle opposizioni dovrebbe essere già occupata dai candidati a sindaco sconfitti. Morale della favola: se finisci nella coalizione perdente hai bisogno di una fraccata di preferenze anche solo per andare a fare il consigliere comunale di minoranza.
Divertiamoci ora, per un mesetto e mezzo, a dare del lei ai nostri amici e parenti: «Mi scusi consigliere...». Come nella scena del ristorante nel leggendario "Totò, Peppino e la Malafemmina", in cui il maître del locale rassicura i fratelli Caponi: «Io sono qui per consigliare i clienti. Io sono il consigliere». Buongiorno.