Buongiorno
"Nemo propheta in patria", il caso Papagni
Il tecnico biscegliese paga dazio con un allontanamento da molti ritenuto ingiusto e inutile
martedì 6 aprile 2021
19.30
Lo sport è metafora della vita di tutti i giorni: si passa improvvisamente da salvatori della patria a capri espiatori. Le modalità fulminee del repentino cambio alla guida tecnica del Bisceglie calcio dimostrano quanto alcuni valori come la riconoscenza e la gratitudine o innate qualità, tipo la pazienza e la lungimiranza, non risiedano più da tempo nel sistema sportivo (non solo calcistico).
Sono "bastate" quattro sconfitte consecutive, alcune delle quali frutto della malasorte, per indurre il sodalizio nerazzurro a un ribaltone inatteso: ben pochi avrebbero potuto immaginare un brusco esonero - per giunta ad appena quattro turni dalla conclusione della regular season - di Aldo Papagni, accolto da demiurgo e definito senza mezzi termini un simbolo della biscegliesità finalmente al timone della prima squadra.
Molto meno comprensibile appare e apparirà, agli occhi dei tifosi, la decisione di richiamare Giovanni Bucaro: tanto corretta sotto il profilo finanziario (il trainer siciliano è ancora sotto contratto con la società) quanto priva di senso sul piano sportivo e umano. Le "macerie" lasciate da colui che si è seduto sulla panchina nerazzurra a inizio stagione di Serie C, rilevando il testimone da Sergio La Cava che era stato ingaggiato per la D, sono ancora fumanti: più che i risultati inferiori alle aspettative (15 punti in 20 gare, media di 0.75 identica a quella fatta registrare da Papagni con 9 punti in 12 incontri) hanno fatto male certi atteggiamenti evitabili dentro e fuori dal campo. L'espulsione rimediata nella sfida col Catania e le 7 giornate di squalifica, poi ridotte a 5; le incaute dichiarazioni in sala stampa a proposito della presunta indisponibilità di non meglio precisati calciatori ad accettare di giocare per il Bisceglie; l'insofferenza mai nascosta nei confronti di alcune considerazioni di giornalisti e osservatori "colpevoli" di non aderire in tutto e per tutto alla sua visione del calcio.
Bucaro ha ritrovato, martedì pomeriggio, una squadra a pezzi mentalmente in un contesto ambientale tutt'altro che idilliaco: quale reazione possa scaturire questo mix di sensazioni non è dato di conoscere. Le quattro partite ancora in calendario andranno onorate e interpretate nel miglior modo possibile: credere nella possibilità di mettersi la Paganese alle spalle per disporre di due risultati su tre nei playout è un dovere e nemmeno un discutibilissimo avvicendamento tecnico potrebbe fornire alibi di alcun tipo al gruppo.
Vito D'Addato è intanto uscito di scena con una perentoria dichiarazione pubblica, rilanciando - seppure involotariamente - la tematica della situazione societaria. La scelta di richiamare Bucaro sembra quasi "orfana" benchè i meglio informati la intestino al presidente Vincenzo Racanati. Del resto, non è chiaro chi altri avrebbe potuto assumere una decisione di tale portata.
A proposito: una rapida ricerca è stata sufficiente a ricordarmi dell'avvocato Giovanni Palma, presentato appena lo scorso 17 novembre (link all'articolo) quale vicepresidente del Bisceglie e di cui non si è saputo più niente, finché in gennaio è comparso sul web un articolo riguardante l'acquisizione della proprietà del Giugliano (link). Palma non compare (e forse non è mai comparso) sull'organigramma del sito ufficiale stellato, eppure poco meno di sei mesi fa è stato introdotto all'opinione pubblica quale numero 2 di fatto. Mah...
Il ritorno di Aldo Papagni al timone del Bisceglie si è ridotto così a una fugace parentesi che rappresenterà, alla lunga, una prova a supporto di chi ritiene calzante l'espressione "Nemo propheta in patria". È vero, la squadra ha vissuto di pochissimi acuti anche nel periodo in cui è stata allenata dal trainer biscegliese e i quattro stop consecutivi sono lì a certificare i limiti di un vestito tattico 3-5-2 (talvolta 3-4-1-2) scomodo a gran parte dei componenti dell'organico, anche perché i minuti trascorsi a 5 in difesa non sono stati pochi...
Questo esonero lascerà irrisolto per sempre un interrogativo che era lecito porsi già lo scorso 1 febbraio: non sarebbe stato opportuno puntare fin da inizio stagione sull'allenatore "del posto"? Ciascuno terrà la sua opinione a riguardo. Il Bisceglie dovrà conservarlo in C qualcun altro, non quell'Aldo Papagni che appena due mesi e cinque giorni orsono si assunse la responsabilità dell'impresa. Buona fortuna a lui, uomo integerrimo ma soprattutto alla vecchia stella del sud. La salvi chi può.
Sono "bastate" quattro sconfitte consecutive, alcune delle quali frutto della malasorte, per indurre il sodalizio nerazzurro a un ribaltone inatteso: ben pochi avrebbero potuto immaginare un brusco esonero - per giunta ad appena quattro turni dalla conclusione della regular season - di Aldo Papagni, accolto da demiurgo e definito senza mezzi termini un simbolo della biscegliesità finalmente al timone della prima squadra.
Molto meno comprensibile appare e apparirà, agli occhi dei tifosi, la decisione di richiamare Giovanni Bucaro: tanto corretta sotto il profilo finanziario (il trainer siciliano è ancora sotto contratto con la società) quanto priva di senso sul piano sportivo e umano. Le "macerie" lasciate da colui che si è seduto sulla panchina nerazzurra a inizio stagione di Serie C, rilevando il testimone da Sergio La Cava che era stato ingaggiato per la D, sono ancora fumanti: più che i risultati inferiori alle aspettative (15 punti in 20 gare, media di 0.75 identica a quella fatta registrare da Papagni con 9 punti in 12 incontri) hanno fatto male certi atteggiamenti evitabili dentro e fuori dal campo. L'espulsione rimediata nella sfida col Catania e le 7 giornate di squalifica, poi ridotte a 5; le incaute dichiarazioni in sala stampa a proposito della presunta indisponibilità di non meglio precisati calciatori ad accettare di giocare per il Bisceglie; l'insofferenza mai nascosta nei confronti di alcune considerazioni di giornalisti e osservatori "colpevoli" di non aderire in tutto e per tutto alla sua visione del calcio.
Bucaro ha ritrovato, martedì pomeriggio, una squadra a pezzi mentalmente in un contesto ambientale tutt'altro che idilliaco: quale reazione possa scaturire questo mix di sensazioni non è dato di conoscere. Le quattro partite ancora in calendario andranno onorate e interpretate nel miglior modo possibile: credere nella possibilità di mettersi la Paganese alle spalle per disporre di due risultati su tre nei playout è un dovere e nemmeno un discutibilissimo avvicendamento tecnico potrebbe fornire alibi di alcun tipo al gruppo.
Vito D'Addato è intanto uscito di scena con una perentoria dichiarazione pubblica, rilanciando - seppure involotariamente - la tematica della situazione societaria. La scelta di richiamare Bucaro sembra quasi "orfana" benchè i meglio informati la intestino al presidente Vincenzo Racanati. Del resto, non è chiaro chi altri avrebbe potuto assumere una decisione di tale portata.
A proposito: una rapida ricerca è stata sufficiente a ricordarmi dell'avvocato Giovanni Palma, presentato appena lo scorso 17 novembre (link all'articolo) quale vicepresidente del Bisceglie e di cui non si è saputo più niente, finché in gennaio è comparso sul web un articolo riguardante l'acquisizione della proprietà del Giugliano (link). Palma non compare (e forse non è mai comparso) sull'organigramma del sito ufficiale stellato, eppure poco meno di sei mesi fa è stato introdotto all'opinione pubblica quale numero 2 di fatto. Mah...
Il ritorno di Aldo Papagni al timone del Bisceglie si è ridotto così a una fugace parentesi che rappresenterà, alla lunga, una prova a supporto di chi ritiene calzante l'espressione "Nemo propheta in patria". È vero, la squadra ha vissuto di pochissimi acuti anche nel periodo in cui è stata allenata dal trainer biscegliese e i quattro stop consecutivi sono lì a certificare i limiti di un vestito tattico 3-5-2 (talvolta 3-4-1-2) scomodo a gran parte dei componenti dell'organico, anche perché i minuti trascorsi a 5 in difesa non sono stati pochi...
Questo esonero lascerà irrisolto per sempre un interrogativo che era lecito porsi già lo scorso 1 febbraio: non sarebbe stato opportuno puntare fin da inizio stagione sull'allenatore "del posto"? Ciascuno terrà la sua opinione a riguardo. Il Bisceglie dovrà conservarlo in C qualcun altro, non quell'Aldo Papagni che appena due mesi e cinque giorni orsono si assunse la responsabilità dell'impresa. Buona fortuna a lui, uomo integerrimo ma soprattutto alla vecchia stella del sud. La salvi chi può.