Buongiorno
Non ci resta che spegnere
Il blog di Vito Troilo
giovedì 6 luglio 2017
18.08
Non informa, non approfondisce, non caratterizza e non racconta più il territorio. Non lo rappresenta e quando produce (sempre meno) cade nella banale tentazione di emulare (male) le emittenti nazionali. Questo, per sommi capi, è il quadro clinico della televisione nella nostra regione. L'aggravante pretestuosa è l'atteggiamento di coloro che ritengono possibile la soluzione dei problemi da parte degli stessi individui che li hanno causati.
Un tempo polo d'eccellenza, la Puglia ha ceduto il passo. Gli impietosi dati Auditel (sconfortanti se si considerano quelle emittenti che, pavide, hanno deciso di sottrarsi alla rilevazione) non sono altro che la conseguenza della rovinosa caduta qualitativa della programmazione, solo in parte giustificata dalla grave crisi economica del settore.
La verità è che molte aziende televisive hanno pagato a caro prezzo la trascuratezza con cui hanno valutato l'emergere sempre più prepotente dell'informazione on line e nel complesso della fruizione di contenuti video sulla rete. Non si sono mosse. Non hanno investito. Non hanno rischiato. Non hanno cercato di aprire un dialogo con gli operatori presenti sulla rete. Peggio consigliati da direttori e responsabili dei telegiornali, colpevoli di aver snobbato per anni il web e ora costretti a un dietrofront che il pubblico non perdonerà loro mai. Sarebbe stato sufficiente, tempo fa, chiedere consigli: avrebbero ottenuto idee e contenuti per riempire le loro scatole vuote.
Guai rilevare che è assurdo, sul territorio regionale, non poter assistere a più di tre-quattro rassegne stampa mattutine (Tg Norba 24, Trm, Telebari, Teleonda), come se gli abitanti dei comuni della Bat non fossero potenzialmente curiosi di apprendere cosa riportano su quelle città i (pochi) quotidiani cartacei. Guai far notare che ben sei emittenti locali (Telebari, Telesveva, Teleregione, Teledehon, Canale 7, Amica 9) con sedi nel raggio di 80 km propongono l'edizione principale del tg tutte in un arco temporale di appena 45 minuti. Non capiamo niente noi, che riterremmo opportuno un telegiornale alle 15:00 e comunque fasce informative più larghe, di almeno due ore, in modo da abbracciare un pubblico più largo. Non capiamo nulla noi, che abbiamo sempre sostenuto l'importanza dell'interazione tra gli ospiti e il pubblico e la necessità di rompere lo schema consolidato del politico che si parla addosso imbeccato da domande troppo docili. E l'esigenza di rubriche pensate per i giovani, di eventi live, soprattutto sportivi, di un'apertura dei palinsesti al mattino, alla prima e alla seconda serata.
Neppure la performance di Trm H24, approdata in Puglia sul canale 16 al posto della scomparsa Blustar di Taranto, ha aperto gli occhi a certi colleghi: il telespettatore desidera più informazione, rubriche e intrattenimento, come si spiegherebbe altrimenti il dato di ascolto così elevato (con punte di oltre 80000 contatti nel giorno medio mensile in gennaio) di un'emittente di Matera qui nella nostra regione? Semplice: pur di ascoltare qualche notizia e comprendere cosa succede il telespettatore pugliese è disposto a guardare un tg lucano. Incredibile ma vero.
Da un eccesso all'altro: se le medio-piccole non sperimentano soluzioni alternative, la più grande esagera. Il Gruppo Norba ha spinto sulla "meridionalizzazione" dei contenuti, sbagliando e non di poco: il Tg Norba 24 sud si è rivelato un controsenso giornalistico. Per quale motivo un calabrese o un campano avrebbero dovuto preferire un telegiornale di mezz'ora con contenuti su tutte le regioni meridionali a turno rispetto a quelli di Telespazio o Canale 21? Lo ha spiegato perfettamente Mario Lamanuzzi nel suo blog su Battiti Live: «La retorica delle ambizioni del gruppo Norba, quelli che con la tv volevano stare al tasto 7 del telecomando e che con la radio pretendevano di essere "la radio del sud", si sta ormai da anni avvitando su se stessa e sta facendo i conti con la realtà. L'avvento del digitale terrestre ed il successo dei canali tematici hanno gradualmente escluso dallo zapping comune le tv locali. A Catanzaro, Trapani, Castellammare riesce difficile immaginare che si sentano radiofonicamente rappresentate da un'emittente di Conversano».
Restano altri due paradossi. Il primo è la presenza dei micro-canali, quelli che simpaticamente ritengo l'equivalente di San Marino, Andorra, Liechtenstein e Lussemburgo per l'Europa: Studio 5 e Tv Ofanto, Telemajg, Teletrullo, Teledauna, Video Italia Puglia e TeleTrani. La loro funzione, già secondaria è stata ulteriormente ridotta da una numerazione Lcn sfavorevole: gran parte di esse registra un numero di contatti nel giorno medio inferiore a quello dei lettori della nostra rubrica sulle farmacie di turno. Solo che le testate on line non hanno mai usufruito sovvenzioni pubbliche... Il secondo riguarda il ruolo di Antenna Sud-Canale 85, Studio 100, Teleblu e Telerama: emittenti di tutto rispetto, in alcuni casi con punte del giornalismo televisivo in squadra ma dai palinsesti non ancora completi e privi di una forza sufficiente a competere almeno con Teledue.
I dati sulla raccolta pubblicitaria sono tutti in flessione e le prospettive, registrato il progressivo disimpegno di San Nuovarredo (patrono delle emittenti pugliesi), sempre più cupe. L'assurdo è che molti protagonisti della televisione fanno finta di niente. Non ci resta che spegnere. Buonanotte.
Un tempo polo d'eccellenza, la Puglia ha ceduto il passo. Gli impietosi dati Auditel (sconfortanti se si considerano quelle emittenti che, pavide, hanno deciso di sottrarsi alla rilevazione) non sono altro che la conseguenza della rovinosa caduta qualitativa della programmazione, solo in parte giustificata dalla grave crisi economica del settore.
La verità è che molte aziende televisive hanno pagato a caro prezzo la trascuratezza con cui hanno valutato l'emergere sempre più prepotente dell'informazione on line e nel complesso della fruizione di contenuti video sulla rete. Non si sono mosse. Non hanno investito. Non hanno rischiato. Non hanno cercato di aprire un dialogo con gli operatori presenti sulla rete. Peggio consigliati da direttori e responsabili dei telegiornali, colpevoli di aver snobbato per anni il web e ora costretti a un dietrofront che il pubblico non perdonerà loro mai. Sarebbe stato sufficiente, tempo fa, chiedere consigli: avrebbero ottenuto idee e contenuti per riempire le loro scatole vuote.
Guai rilevare che è assurdo, sul territorio regionale, non poter assistere a più di tre-quattro rassegne stampa mattutine (Tg Norba 24, Trm, Telebari, Teleonda), come se gli abitanti dei comuni della Bat non fossero potenzialmente curiosi di apprendere cosa riportano su quelle città i (pochi) quotidiani cartacei. Guai far notare che ben sei emittenti locali (Telebari, Telesveva, Teleregione, Teledehon, Canale 7, Amica 9) con sedi nel raggio di 80 km propongono l'edizione principale del tg tutte in un arco temporale di appena 45 minuti. Non capiamo niente noi, che riterremmo opportuno un telegiornale alle 15:00 e comunque fasce informative più larghe, di almeno due ore, in modo da abbracciare un pubblico più largo. Non capiamo nulla noi, che abbiamo sempre sostenuto l'importanza dell'interazione tra gli ospiti e il pubblico e la necessità di rompere lo schema consolidato del politico che si parla addosso imbeccato da domande troppo docili. E l'esigenza di rubriche pensate per i giovani, di eventi live, soprattutto sportivi, di un'apertura dei palinsesti al mattino, alla prima e alla seconda serata.
Neppure la performance di Trm H24, approdata in Puglia sul canale 16 al posto della scomparsa Blustar di Taranto, ha aperto gli occhi a certi colleghi: il telespettatore desidera più informazione, rubriche e intrattenimento, come si spiegherebbe altrimenti il dato di ascolto così elevato (con punte di oltre 80000 contatti nel giorno medio mensile in gennaio) di un'emittente di Matera qui nella nostra regione? Semplice: pur di ascoltare qualche notizia e comprendere cosa succede il telespettatore pugliese è disposto a guardare un tg lucano. Incredibile ma vero.
Da un eccesso all'altro: se le medio-piccole non sperimentano soluzioni alternative, la più grande esagera. Il Gruppo Norba ha spinto sulla "meridionalizzazione" dei contenuti, sbagliando e non di poco: il Tg Norba 24 sud si è rivelato un controsenso giornalistico. Per quale motivo un calabrese o un campano avrebbero dovuto preferire un telegiornale di mezz'ora con contenuti su tutte le regioni meridionali a turno rispetto a quelli di Telespazio o Canale 21? Lo ha spiegato perfettamente Mario Lamanuzzi nel suo blog su Battiti Live: «La retorica delle ambizioni del gruppo Norba, quelli che con la tv volevano stare al tasto 7 del telecomando e che con la radio pretendevano di essere "la radio del sud", si sta ormai da anni avvitando su se stessa e sta facendo i conti con la realtà. L'avvento del digitale terrestre ed il successo dei canali tematici hanno gradualmente escluso dallo zapping comune le tv locali. A Catanzaro, Trapani, Castellammare riesce difficile immaginare che si sentano radiofonicamente rappresentate da un'emittente di Conversano».
Restano altri due paradossi. Il primo è la presenza dei micro-canali, quelli che simpaticamente ritengo l'equivalente di San Marino, Andorra, Liechtenstein e Lussemburgo per l'Europa: Studio 5 e Tv Ofanto, Telemajg, Teletrullo, Teledauna, Video Italia Puglia e TeleTrani. La loro funzione, già secondaria è stata ulteriormente ridotta da una numerazione Lcn sfavorevole: gran parte di esse registra un numero di contatti nel giorno medio inferiore a quello dei lettori della nostra rubrica sulle farmacie di turno. Solo che le testate on line non hanno mai usufruito sovvenzioni pubbliche... Il secondo riguarda il ruolo di Antenna Sud-Canale 85, Studio 100, Teleblu e Telerama: emittenti di tutto rispetto, in alcuni casi con punte del giornalismo televisivo in squadra ma dai palinsesti non ancora completi e privi di una forza sufficiente a competere almeno con Teledue.
I dati sulla raccolta pubblicitaria sono tutti in flessione e le prospettive, registrato il progressivo disimpegno di San Nuovarredo (patrono delle emittenti pugliesi), sempre più cupe. L'assurdo è che molti protagonisti della televisione fanno finta di niente. Non ci resta che spegnere. Buonanotte.