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Provinciali e altre leggende
Pierpaolo Pedone eletto ma con un numero di preferenze inferiore alle aspettative. Il sospetto di franchi tiratori nella maggioranza e l'analisi del voto
martedì 21 dicembre 2021
10.15
Fermate i preparativi e le compere per il Natale! È l'attesissimo momento di commentare l'esito delle elezioni provinciali, che sabato 19 dicembre hanno tenuto con il fiato sospeso l'intera popolazione della Bat. D'accordo, è un'esagerazione e bisogna riconoscerlo ma quache riflessione su quanto accaduto appare doverosa per evitare che tutto passi in cavalleria.
Bisceglie, come abbiamo riportato nelle scorse ore, ha espresso un eletto: Pierpaolo Pedone, candidato nella lista di riferimento del presidente Bernardo Lodispoto, ha riconquistato il suo seggio. Il meccanismo della consultazione è piuttosto complesso ma spiegarlo brevemente consentirà al lettore di comprendere alcuni passaggi: trattandosi di elezioni di secondo livello (nelle quali cioè il cittadino non è chiamato ad esercitare il suo diritto), la legge Delrio - vituperata a giusta ragione - ha stabilito un meccanismo di simulazione del voto popolare attraverso la ponderazione per ciascun "grande elettore" (ovvero i Sindaci e i consiglieri comunali del territorio), risultante dalla fascia entro la quale la città si trova in base al numero degli abitanti. Per questo motivo, il valore del voto di un consigliere di Minervino Murge o Spinazzola vale meno di quello di un omologo di Trinitapoli, San Ferdinando di Puglia o Margherita di Savoia; la quota sale per Bisceglie, Trani e Canosa di Puglia (fascia compresa tra i 30 e 100 mila abitanti) e raggiunge il massimo coefficiente per Andria, la cui popolazione è superiore a 100 mila residenti.
Questo rinnovo del consiglio provinciali è stato effettuato in assenza di rappresentanti barlettani perché il Comune è stato commissariato a seguito della mozione di sfiducia votata a maggioranza contro l'ormai ex Sindaco Cannito.
Le schede distribuite sono di colore diverso in base al Comune di provenienza al fine di consentire il calcolo del coefficiente ottenuto dal singolo pretendente e cio rende l'analisi piuttosto intuitiva rispetto ai risultati emersi.
Pierpaolo Pedone, sulla carta, avrebbe dovuto contare su 15 voti: il suo, quello del Sindaco Angarano e i 13 degli altri consiglieri della maggioranza civica che amministra Bisceglie. Nelle giornate precedenti il voto per le provinciali è rimbalzata con insistenza la voce secondo cui Gianni Casella, presidente del consiglio comunale, e due esponenti del gruppo Nelmodogiusto (Mauro Sasso e Giorgia Preziosa) si sarebbero dichiarati disposti - immaginiamo per stima nei confronti della persona - a sostenere Pedone, contrariamente ad Alfonso Russo che ha annunciato pubblicamente l'intenzione di non partecipare. Prendendo questa ricostruzione per buona, Pedone avrebbe potuto ricevere 18 preferenze, e invece ne ha trovate "appena" 11. Cos'è successo?
Le ore immediatamente successive al responso delle urne sono state contrassegnate da messaggi in codice sui social e vivaci scambi di opinioni in privato. Un elemento interessante di valutazione risiede nei 2 voti ottenuti da Carla Mazzilli, l'altra esponente della maggioranza al governo di Bisceglie candidata nella lista di Lodispoto: uno è il suo, l'altro di chi?
I conti non tornano neppure se si decidesse di sottrarre il mai ufficializzato supporto di Casella e di parte del suo gruppo: l'asticella tornerebbe a quota 15 e pur sottraendo i 2 di Mazzilli la cifra scenderebbe a 13 ma Pedone ha raccolto 11 voti. Chi sono i due franchi tiratori nei ranghi dell'amministrazione? Dove hanno spostato quei due voti? Per quale ragione lo hanno fatto? Interrogativi che tolgono il sonno a pochi, sia chiaro ma pur sempre utili a dar vita al solito, stucchevole rimpiattino delle accuse: c'è chi intravede un tentativo di sabotaggio ai danni di Angarano non andato in porto e "incolpa" l'area di centrodestra vicina a Silvestris; qualcuno ritiene addirittura possibile che due consiglieri di centrosinistra si siano volutamente sfilati confidando che i 5 di centrodestra facessero altrettanto per aprire la crisi; non manca chi sostiene che Casella, Preziosa e Sasso abbiano davvero votato per Pedone e quindi i voti mancanti dall'interno della maggioranza sarebbero proprio 5 e non 2. È proprio vero: le grandi manovre verso le amministrative del 2023 sono già cominciate...
A proposito di sabotaggi, quello pentastellato è perfettamente riuscito: il biscegliese Enzo Amendolagine, le andriesi Sgaramella e Faraone e il tranese Branà sono rimasti a guardare l'auto-golpe realizzato dal Movimento 5 Stelle. La lista promossa dal Sindaco di Canosa Roberto Morra e dall'andriese Michele Coratella, candidato sconfitto al ballottaggio da Giovanna Bruno l'anno scorso, non ha ottenuto un seggio che sembrava assicurato: 9 soltanto, anziché 15, i voti raccolti da Vincenzo Coratella nel comune ofantino, segno che ben sei esponenti della stessa maggioranza consiliare canosina non hanno condiviso qualche passaggio di quel percorso.
Bisceglie, come abbiamo riportato nelle scorse ore, ha espresso un eletto: Pierpaolo Pedone, candidato nella lista di riferimento del presidente Bernardo Lodispoto, ha riconquistato il suo seggio. Il meccanismo della consultazione è piuttosto complesso ma spiegarlo brevemente consentirà al lettore di comprendere alcuni passaggi: trattandosi di elezioni di secondo livello (nelle quali cioè il cittadino non è chiamato ad esercitare il suo diritto), la legge Delrio - vituperata a giusta ragione - ha stabilito un meccanismo di simulazione del voto popolare attraverso la ponderazione per ciascun "grande elettore" (ovvero i Sindaci e i consiglieri comunali del territorio), risultante dalla fascia entro la quale la città si trova in base al numero degli abitanti. Per questo motivo, il valore del voto di un consigliere di Minervino Murge o Spinazzola vale meno di quello di un omologo di Trinitapoli, San Ferdinando di Puglia o Margherita di Savoia; la quota sale per Bisceglie, Trani e Canosa di Puglia (fascia compresa tra i 30 e 100 mila abitanti) e raggiunge il massimo coefficiente per Andria, la cui popolazione è superiore a 100 mila residenti.
Questo rinnovo del consiglio provinciali è stato effettuato in assenza di rappresentanti barlettani perché il Comune è stato commissariato a seguito della mozione di sfiducia votata a maggioranza contro l'ormai ex Sindaco Cannito.
Le schede distribuite sono di colore diverso in base al Comune di provenienza al fine di consentire il calcolo del coefficiente ottenuto dal singolo pretendente e cio rende l'analisi piuttosto intuitiva rispetto ai risultati emersi.
Pierpaolo Pedone, sulla carta, avrebbe dovuto contare su 15 voti: il suo, quello del Sindaco Angarano e i 13 degli altri consiglieri della maggioranza civica che amministra Bisceglie. Nelle giornate precedenti il voto per le provinciali è rimbalzata con insistenza la voce secondo cui Gianni Casella, presidente del consiglio comunale, e due esponenti del gruppo Nelmodogiusto (Mauro Sasso e Giorgia Preziosa) si sarebbero dichiarati disposti - immaginiamo per stima nei confronti della persona - a sostenere Pedone, contrariamente ad Alfonso Russo che ha annunciato pubblicamente l'intenzione di non partecipare. Prendendo questa ricostruzione per buona, Pedone avrebbe potuto ricevere 18 preferenze, e invece ne ha trovate "appena" 11. Cos'è successo?
Le ore immediatamente successive al responso delle urne sono state contrassegnate da messaggi in codice sui social e vivaci scambi di opinioni in privato. Un elemento interessante di valutazione risiede nei 2 voti ottenuti da Carla Mazzilli, l'altra esponente della maggioranza al governo di Bisceglie candidata nella lista di Lodispoto: uno è il suo, l'altro di chi?
I conti non tornano neppure se si decidesse di sottrarre il mai ufficializzato supporto di Casella e di parte del suo gruppo: l'asticella tornerebbe a quota 15 e pur sottraendo i 2 di Mazzilli la cifra scenderebbe a 13 ma Pedone ha raccolto 11 voti. Chi sono i due franchi tiratori nei ranghi dell'amministrazione? Dove hanno spostato quei due voti? Per quale ragione lo hanno fatto? Interrogativi che tolgono il sonno a pochi, sia chiaro ma pur sempre utili a dar vita al solito, stucchevole rimpiattino delle accuse: c'è chi intravede un tentativo di sabotaggio ai danni di Angarano non andato in porto e "incolpa" l'area di centrodestra vicina a Silvestris; qualcuno ritiene addirittura possibile che due consiglieri di centrosinistra si siano volutamente sfilati confidando che i 5 di centrodestra facessero altrettanto per aprire la crisi; non manca chi sostiene che Casella, Preziosa e Sasso abbiano davvero votato per Pedone e quindi i voti mancanti dall'interno della maggioranza sarebbero proprio 5 e non 2. È proprio vero: le grandi manovre verso le amministrative del 2023 sono già cominciate...
A proposito di sabotaggi, quello pentastellato è perfettamente riuscito: il biscegliese Enzo Amendolagine, le andriesi Sgaramella e Faraone e il tranese Branà sono rimasti a guardare l'auto-golpe realizzato dal Movimento 5 Stelle. La lista promossa dal Sindaco di Canosa Roberto Morra e dall'andriese Michele Coratella, candidato sconfitto al ballottaggio da Giovanna Bruno l'anno scorso, non ha ottenuto un seggio che sembrava assicurato: 9 soltanto, anziché 15, i voti raccolti da Vincenzo Coratella nel comune ofantino, segno che ben sei esponenti della stessa maggioranza consiliare canosina non hanno condiviso qualche passaggio di quel percorso.