Buongiorno
Questo meraviglioso immobilismo
Il blog di Vito Troilo
venerdì 20 dicembre 2019
16.00
L'ordinanza della quinta sezione del Consiglio di Stato, presieduta da Francesco Caringella, ha di fatto confermato lo status quo e rinviato a dopo le feste la decisione sul merito della legittimità delle delibere con cui il consiglio comunale di Bisceglie ha approvato, grazie ai voti della maggioranza, il Documento unico di programmazione.
La vicenda giudiziaria è ancora aperta mentre la partita, sul piano politico, appare abbondantemente compromessa per l'amministrazione. I risultati ottenuti in quasi 18 mesi di mandato sono notevolmente inferiori alle aspettative create in campagna elettorale, al punto che persino i più fervidi sostenitori hanno smesso da tempo di negare l'evidenza, almeno in privato. Resistono, ma si palesano con una frequenza calante persino sui social, gli avamposti "ultrà" di una giunta e di una maggioranza che si rivelano, col trascorrere del tempo, nel complesso inadeguate a sostenere il peso (peraltro notevole) di governare Bisceglie. Rimangono a disposizione oltre tre anni ma se le prospettive sono queste...
Nel pomeriggio di venerdì è giunta l'ufficializzazione di una notizia da tempo nell'aria: è Raffaele Fitto l'uomo scelto da tutto il centrodestra per concorrere alla guida della regione. Le ripercussioni biscegliesi di questo atteso disco verde per l'ex presidente pugliese e attuale parlamentare europeo sono facilmente immaginabili.
Angelantonio Angarano non ha più molto tempo per rinviare una chiara decisione circa la sua collocazione politica: al cospetto di un duello Emiliano-Fitto non c'è neutralità che tenga, sempre che si ambisca a dare un minimo di rappresentatività alla 13ª città più popolosa della regione. Schierarsi sarà inevitabile e l'orientamento dell'amministrazione pare discorde: in fondo, il nome di Roberta Rigante per una delle liste civiche a sostegno dell'attuale presidente è stato fatto circolare da settimane ma gli argomenti che terranno banco sono ben altri.
L'impegno diretto di Fitto nella competizione coinvolgerà, ovviamente, Tonia Spina, componente di una giunta definita civica con un sempre più invidiabile sprezzo del ridicolo. L'ipotesi di un Sergio Silvestris pronto a votare e far votare Fitto è ritenuta - a tutti i livelli - meno credibile di una mia relazione con Nicki Minaj. Fino a che punto si spingeranno il disagio e il dissenso nei confronti di questa decisione da parte di coloro che rappresentano Forza Italia a Bisceglie? C'è chi scommette da tempo sulla clamorosa candidatura dell'attuale vicesindaco Angelo Consiglio in una lista a sostegno di Emiliano: oggi come oggi, non me la sentirei di ritenerla un'idea strampalata...
Sullo sfondo del riposizionamento in prospettiva regionali, una città che, se non è del tutto bloccata, di sicuro non è amministrata da fulmini di guerra. Angarano ha tutto ciò che occorrerebbe per fare il sindaco di Bisceglie negli anni '70 e '80 ma per sua sfortuna è capitato in un periodo storico nel quale, al contrario, è necessario decidere - spesso incuranti delle conseguenze immediate - e agire in fretta. I silenzi prolungati, il rinvio continuo del pallone in tribuna, l'ostinazione tattica nel definire di poco conto situazioni preoccupanti hanno sortito effetti negativi per il sindaco e coloro che gli sono rimasti a fianco.
L'unico effetto benefico per l'amministrazione dell'ordinanza emessa dal Consiglio di Stato è l'allontanamento dello spettro di uno scioglimento immediato del consiglio comunale da parte del Prefetto, eventualità fra l'altro molto remota anche perché al massimo si sarebbe potuto intervenire nominando solo un commissario ad acta per le tematiche connesse al bilancio. La sentenza, prevista forse nel mese di febbraio, chiuderà i conti sotto il profilo squisitamente tecnico.
Sul piano politico, invece, le lacerazioni interne all'amministrazione emergeranno ancora di più col tempo, com'è logico che sia. Manca una chiara alternativa e questo non favorisce certo atti di "eroismo individuale" da parte di consiglieri insoddisfatti o ancora peggio di assessori esausti che prima di dimettersi ci penserebbero 1600 volte al mese... Il vero guaio è che questa consapevolezza è ormai da diversi mesi l'unico motivo di precaria saldatura tra una giunta e una maggioranza che non hanno mai preso le redini della città come sarebbe stato giusto attendersi. Ma con tutta la buona volontà, il rispetto, la stima, il forte affetto umano nei confronti di chi è in amministrazione, come si può pensare di andare avanti ridotti in questo stato? Quale risultato per la comunità si pretende di ottenere?
Angarano sa di essere più solo che mai, perché è un uomo intelligente: fatte le dovute proporzioni, ci sembra Gorbaciov nel 1990. Solo che qui, oltre a non volersi trovare nessuno al suo posto in quelle condizioni, non s'intravede l'ombra di uno qualsiasi disposto a fare la parte di Eltsin. Neppure il Prefetto (giustamente). Il sindaco non sta dimostrando coraggio: avrebbe dovuto lui, da tempo, aprire la crisi e gestirla, anche al costo di compiere un rimpasto in giunta e scontentare qualcuno. Avrebbe avuto le mani libere per amministrare. Invece continua a negare problemi, minimizza, dichiara una compattezza che, purtroppo per Bisceglie, non c'era, non c'è e non ci sarà. E attacca l'opposizione, ancora incredibilmente malconsigliato.
Cosa possiamo pensare e osservare? Solo che cinque anni così, senza compiere mezza scelta e paralizzando la città, sono proprio ciò di cui la politica biscegliese ha bisogno. Questo meraviglioso immobilismo va bene a tutti. L'onere di smentirci tocca a loro, adesso.
La vicenda giudiziaria è ancora aperta mentre la partita, sul piano politico, appare abbondantemente compromessa per l'amministrazione. I risultati ottenuti in quasi 18 mesi di mandato sono notevolmente inferiori alle aspettative create in campagna elettorale, al punto che persino i più fervidi sostenitori hanno smesso da tempo di negare l'evidenza, almeno in privato. Resistono, ma si palesano con una frequenza calante persino sui social, gli avamposti "ultrà" di una giunta e di una maggioranza che si rivelano, col trascorrere del tempo, nel complesso inadeguate a sostenere il peso (peraltro notevole) di governare Bisceglie. Rimangono a disposizione oltre tre anni ma se le prospettive sono queste...
Nel pomeriggio di venerdì è giunta l'ufficializzazione di una notizia da tempo nell'aria: è Raffaele Fitto l'uomo scelto da tutto il centrodestra per concorrere alla guida della regione. Le ripercussioni biscegliesi di questo atteso disco verde per l'ex presidente pugliese e attuale parlamentare europeo sono facilmente immaginabili.
Angelantonio Angarano non ha più molto tempo per rinviare una chiara decisione circa la sua collocazione politica: al cospetto di un duello Emiliano-Fitto non c'è neutralità che tenga, sempre che si ambisca a dare un minimo di rappresentatività alla 13ª città più popolosa della regione. Schierarsi sarà inevitabile e l'orientamento dell'amministrazione pare discorde: in fondo, il nome di Roberta Rigante per una delle liste civiche a sostegno dell'attuale presidente è stato fatto circolare da settimane ma gli argomenti che terranno banco sono ben altri.
L'impegno diretto di Fitto nella competizione coinvolgerà, ovviamente, Tonia Spina, componente di una giunta definita civica con un sempre più invidiabile sprezzo del ridicolo. L'ipotesi di un Sergio Silvestris pronto a votare e far votare Fitto è ritenuta - a tutti i livelli - meno credibile di una mia relazione con Nicki Minaj. Fino a che punto si spingeranno il disagio e il dissenso nei confronti di questa decisione da parte di coloro che rappresentano Forza Italia a Bisceglie? C'è chi scommette da tempo sulla clamorosa candidatura dell'attuale vicesindaco Angelo Consiglio in una lista a sostegno di Emiliano: oggi come oggi, non me la sentirei di ritenerla un'idea strampalata...
Sullo sfondo del riposizionamento in prospettiva regionali, una città che, se non è del tutto bloccata, di sicuro non è amministrata da fulmini di guerra. Angarano ha tutto ciò che occorrerebbe per fare il sindaco di Bisceglie negli anni '70 e '80 ma per sua sfortuna è capitato in un periodo storico nel quale, al contrario, è necessario decidere - spesso incuranti delle conseguenze immediate - e agire in fretta. I silenzi prolungati, il rinvio continuo del pallone in tribuna, l'ostinazione tattica nel definire di poco conto situazioni preoccupanti hanno sortito effetti negativi per il sindaco e coloro che gli sono rimasti a fianco.
L'unico effetto benefico per l'amministrazione dell'ordinanza emessa dal Consiglio di Stato è l'allontanamento dello spettro di uno scioglimento immediato del consiglio comunale da parte del Prefetto, eventualità fra l'altro molto remota anche perché al massimo si sarebbe potuto intervenire nominando solo un commissario ad acta per le tematiche connesse al bilancio. La sentenza, prevista forse nel mese di febbraio, chiuderà i conti sotto il profilo squisitamente tecnico.
Sul piano politico, invece, le lacerazioni interne all'amministrazione emergeranno ancora di più col tempo, com'è logico che sia. Manca una chiara alternativa e questo non favorisce certo atti di "eroismo individuale" da parte di consiglieri insoddisfatti o ancora peggio di assessori esausti che prima di dimettersi ci penserebbero 1600 volte al mese... Il vero guaio è che questa consapevolezza è ormai da diversi mesi l'unico motivo di precaria saldatura tra una giunta e una maggioranza che non hanno mai preso le redini della città come sarebbe stato giusto attendersi. Ma con tutta la buona volontà, il rispetto, la stima, il forte affetto umano nei confronti di chi è in amministrazione, come si può pensare di andare avanti ridotti in questo stato? Quale risultato per la comunità si pretende di ottenere?
Angarano sa di essere più solo che mai, perché è un uomo intelligente: fatte le dovute proporzioni, ci sembra Gorbaciov nel 1990. Solo che qui, oltre a non volersi trovare nessuno al suo posto in quelle condizioni, non s'intravede l'ombra di uno qualsiasi disposto a fare la parte di Eltsin. Neppure il Prefetto (giustamente). Il sindaco non sta dimostrando coraggio: avrebbe dovuto lui, da tempo, aprire la crisi e gestirla, anche al costo di compiere un rimpasto in giunta e scontentare qualcuno. Avrebbe avuto le mani libere per amministrare. Invece continua a negare problemi, minimizza, dichiara una compattezza che, purtroppo per Bisceglie, non c'era, non c'è e non ci sarà. E attacca l'opposizione, ancora incredibilmente malconsigliato.
Cosa possiamo pensare e osservare? Solo che cinque anni così, senza compiere mezza scelta e paralizzando la città, sono proprio ciò di cui la politica biscegliese ha bisogno. Questo meraviglioso immobilismo va bene a tutti. L'onere di smentirci tocca a loro, adesso.