Buongiorno
Resilienza passiva
Angarano si appelli al senso di responsabilità delle opposizioni
martedì 18 giugno 2019
19.50
Sono preoccupato. Molto preoccupato. Cercherò di spiegarmi in maniera tale da evitare qualsiasi tipo di strumentalizzazione di ciò che sto per scrivere.
Sono trascorse quasi 24 ore dal "fattaccio" - la caduta di un grosso ramo, del diametro di decine di centimetri, dal tronco di un albero di pino in piazza Vittorio Emanuele II - e l'amministrazione comunale di Bisceglie non ha ritenuto di dover spiegare niente a nessuno. Non una parola, che fosse sui social o attraverso un qualsiasi tipo di canale di comunicazione. Sinceramente, lo scrivo col massimo rispetto nei confronti dell'istituzione, dei ruoli e soprattutto delle persone, questo comportamento mi sconforta.
Mi mette tristezza non aver visto il sindaco catapultarsi sul posto (sempre che non fosse fuori città) per dare un segno di vicinanza ai biscegliesi, alla tanta gente scossa dall'accaduto. Credo - magari mi sbaglierò - che un amministratore in quel momento abbia il dovere di intervenire per rassicurare i cittadini e che la presenza fisica, in questi casi, sia una testimonianza concreta della volontà di rappresentare fino in fondo la comunità.
Gli effetti di quel crollo hanno rischiato di assumere contorni devastanti: non si è rischiato "il morto" ma un'autentica strage. E non passo certo per un catastrofista, anzi. La buona sorte ci ha messo lo zampino, impedendo conseguenze gravissime per l'incolumità delle persone.
Temo che la portata di quanto avvenuto possa essere ridimensionata oltre la soglia - persino legittima e comprensibile - del "volemose bene". Registro, a malincuore, un'attenzione inferiore per le vicende di un albero che avrebbe potuto uccidere rispetto alla risonanza fornita al caso dei due giovani che si sono scambiati effusioni per le vie del centro qualche settimana fa. Pura fatalità ha evitato che finissimo nelle aperture dei tg e sulle home dei principali portali d'informazione on line.
Eppure sembra quasi che non sia successo nulla. Ed è grave se quest'impressione la si ricava osservando il mutismo di un'amministrazione bloccata: siamo già alla resilienza passiva, combinato disposto tra la presunta "capacità di fronteggiare le situazioni difficili della vita adattandosi ad esse" e un'arrendevolezza senza precedenti.
Ho già espresso la sensazione che Angarano tirasse a campare lo scorso 27 marzo, commentando le "ventimila deleghe sotto i mari". Infierire sul programma dell'estate biscegliese sarebbe così facile che ci ho subito rinunciato ma provare a risollevare il morale a una città nella quale un albero si schianta sulla piazza principale e il sindaco non ci degna né della sua presenza sul posto né di rassicurazioni, comportandosi come se non fosse accaduto niente, diventerebbe un'impresa complicata anche per il sostenitore più ottimista di questa coalizione civica scollata e inconcludente.
Angarano ha già perso da tempo tutto il credito acquisito in campagna elettorale e non sarà certo l'imminente arrivo delle cartelle Tari (per quanto si voglia rinviare, prima o poi toccherà affrontare la realtà) a farglielo recuperare. Né le registrazioni di una puntata di Linea verde, trasmissione di Raiuno, che saranno effettuate in questi giorni nel centro storico. Né le giostrine, o una timida passata di antiruggine sulle ringhiere del lungomare.
Bisceglie ha bisogno di un sindaco pronto a correre sul posto un secondo dopo un fatto grave per rendersi conto delle cose; deciso nel firmare un'ordinanza di chiusura delle scuole dieci minuti dopo una forte scossa di terremoto e non quando ormai tutti gli studenti sono già rientrati a casa; in grado di dare a tutti i cittadini - soprattutto a chi non l'ha votato - la garanzia di sapere come proteggerli. La gente che lunedì sera si è sfogata con Natale Parisi, a modo suo, chiedeva proprio questo.
La resilienza potrebbe divenire anche più attiva (pur se è lo stesso auspicio che abbiamo rivolto alla città due, tre, quattro, cinque mesi fa, senza risultati) ma sotto il profilo pratico e soprattutto nel gradimento popolare le sorti di quest'amministrazione paiono segnate. La frase «Ma c'è il sindaco a Bisceglie?» è un atto d'accusa e di delegittimazione totale che passa di bocca in bocca, senza più freni. E l'adagiarsi, da parte di giunta e maggioranza, sull'evidente mancanza di un'alternativa chiara, si è trasformato col tempo da attenuante ad aggravante.
Angarano dovrebbe tirare le somme, ma non per dimettersi: gli resta l'opzione del richiamo al senso di responsabilità di tutti, a cominciare dall'opposizione. Una richiesta d'aiuto che a questo punto pare inevitabile, nell'interesse esclusivo della città.
© riproduzione riservata
Sono trascorse quasi 24 ore dal "fattaccio" - la caduta di un grosso ramo, del diametro di decine di centimetri, dal tronco di un albero di pino in piazza Vittorio Emanuele II - e l'amministrazione comunale di Bisceglie non ha ritenuto di dover spiegare niente a nessuno. Non una parola, che fosse sui social o attraverso un qualsiasi tipo di canale di comunicazione. Sinceramente, lo scrivo col massimo rispetto nei confronti dell'istituzione, dei ruoli e soprattutto delle persone, questo comportamento mi sconforta.
Mi mette tristezza non aver visto il sindaco catapultarsi sul posto (sempre che non fosse fuori città) per dare un segno di vicinanza ai biscegliesi, alla tanta gente scossa dall'accaduto. Credo - magari mi sbaglierò - che un amministratore in quel momento abbia il dovere di intervenire per rassicurare i cittadini e che la presenza fisica, in questi casi, sia una testimonianza concreta della volontà di rappresentare fino in fondo la comunità.
Gli effetti di quel crollo hanno rischiato di assumere contorni devastanti: non si è rischiato "il morto" ma un'autentica strage. E non passo certo per un catastrofista, anzi. La buona sorte ci ha messo lo zampino, impedendo conseguenze gravissime per l'incolumità delle persone.
Temo che la portata di quanto avvenuto possa essere ridimensionata oltre la soglia - persino legittima e comprensibile - del "volemose bene". Registro, a malincuore, un'attenzione inferiore per le vicende di un albero che avrebbe potuto uccidere rispetto alla risonanza fornita al caso dei due giovani che si sono scambiati effusioni per le vie del centro qualche settimana fa. Pura fatalità ha evitato che finissimo nelle aperture dei tg e sulle home dei principali portali d'informazione on line.
Eppure sembra quasi che non sia successo nulla. Ed è grave se quest'impressione la si ricava osservando il mutismo di un'amministrazione bloccata: siamo già alla resilienza passiva, combinato disposto tra la presunta "capacità di fronteggiare le situazioni difficili della vita adattandosi ad esse" e un'arrendevolezza senza precedenti.
Ho già espresso la sensazione che Angarano tirasse a campare lo scorso 27 marzo, commentando le "ventimila deleghe sotto i mari". Infierire sul programma dell'estate biscegliese sarebbe così facile che ci ho subito rinunciato ma provare a risollevare il morale a una città nella quale un albero si schianta sulla piazza principale e il sindaco non ci degna né della sua presenza sul posto né di rassicurazioni, comportandosi come se non fosse accaduto niente, diventerebbe un'impresa complicata anche per il sostenitore più ottimista di questa coalizione civica scollata e inconcludente.
Angarano ha già perso da tempo tutto il credito acquisito in campagna elettorale e non sarà certo l'imminente arrivo delle cartelle Tari (per quanto si voglia rinviare, prima o poi toccherà affrontare la realtà) a farglielo recuperare. Né le registrazioni di una puntata di Linea verde, trasmissione di Raiuno, che saranno effettuate in questi giorni nel centro storico. Né le giostrine, o una timida passata di antiruggine sulle ringhiere del lungomare.
Bisceglie ha bisogno di un sindaco pronto a correre sul posto un secondo dopo un fatto grave per rendersi conto delle cose; deciso nel firmare un'ordinanza di chiusura delle scuole dieci minuti dopo una forte scossa di terremoto e non quando ormai tutti gli studenti sono già rientrati a casa; in grado di dare a tutti i cittadini - soprattutto a chi non l'ha votato - la garanzia di sapere come proteggerli. La gente che lunedì sera si è sfogata con Natale Parisi, a modo suo, chiedeva proprio questo.
La resilienza potrebbe divenire anche più attiva (pur se è lo stesso auspicio che abbiamo rivolto alla città due, tre, quattro, cinque mesi fa, senza risultati) ma sotto il profilo pratico e soprattutto nel gradimento popolare le sorti di quest'amministrazione paiono segnate. La frase «Ma c'è il sindaco a Bisceglie?» è un atto d'accusa e di delegittimazione totale che passa di bocca in bocca, senza più freni. E l'adagiarsi, da parte di giunta e maggioranza, sull'evidente mancanza di un'alternativa chiara, si è trasformato col tempo da attenuante ad aggravante.
Angarano dovrebbe tirare le somme, ma non per dimettersi: gli resta l'opzione del richiamo al senso di responsabilità di tutti, a cominciare dall'opposizione. Una richiesta d'aiuto che a questo punto pare inevitabile, nell'interesse esclusivo della città.
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