Buongiorno
Se quel topo fosse finto
Il blog di Vito Troilo
giovedì 13 dicembre 2018
17.03
Da un lato mi sentirei sollevato, come cittadino biscegliese, se quel topo fosse finto. Ma una parte di me, quella in cui prevale il giornalista, sarebbe incazzata e non potrebbe mai limitarsi a constatare l'emergere di una verità che per certi versi risulterebbe ancora più grave.
Se quel topo fosse finto, allora qualcuno l'avrebbe collocato sullo stipite della porta di una stanza di degenza del reparto malattie infettive dell'ospedale "Vittorio Emanuele II" di Bisceglie. Ma a che scopo?
Il sospetto di un sabotaggio mediatico, di un'azione calcolata con l'obiettivo di screditare l'immagine pubblica della struttura e favorire, per contrappasso, una ridiscussione del piano di riordino ospedaliero regionale porta con sé l'affascinante sfumatura del complotto.
Non sono un conoscitore delle dinamiche relative alla vita dei topi ma - come spesso accade sui social - ho scoperto di essere praticamente circondato da esperti del settore e studiosi della specie, che non avrei mai immaginato risiedessero nella mia città e sul territorio in cotanta densità. Molti di essi hanno assicurato che un esemplare del genere non sarebbe in grado di issarsi fino a quell'altezza sostenendo che una prova del "feticcio" risiederebbe nel mancato movimento della coda e dello stesso topo malgrado le diverse sollecitazioni e il trambusto che si è creato nelle fasi in cui quel famigerato video è stato registrato. Tesi legittime e piuttosto condivisibili, ci mancherebbe altro.
Se quel topo fosse finto - e la vicenda non si potesse derubricare a "semplice" bravata (perché una paziente, impaurita, ha urlato e lo si sente a fine del filmato) - allora bisognerebbe preoccuparsi seriamente del livello di decadimento della nostra società. Se qualcuno avesse davvero pensato di mettere in cattiva luce un intero ospedale inscenando la presenza di un grosso ratto all'interno di un reparto con la speranza di ottenere un "vantaggio" da sfruttare per rigiocare la partita sui tavoli della politica sanitaria regionale, allora saremmo proprio alla frutta.
Solo per questa ragione preferirei che quel topo fosse vero. Perché la professionalità di medici, infermieri e personale di quell'unità operativa e di tutto il "Vittorio Emanuele II" di Bisceglie non si può certo valutare da quanto accaduto. E, per inciso, non ho la più pallida idea di come si chiami e di che faccia abbia il primario del reparto. Posso promettere - questo è sicuro - che non spegneremo i riflettori su questa storia fino a quando non si sarà compreso quello che è successo e continueremo a informare. Come sempre.
Se quel topo fosse finto, allora qualcuno l'avrebbe collocato sullo stipite della porta di una stanza di degenza del reparto malattie infettive dell'ospedale "Vittorio Emanuele II" di Bisceglie. Ma a che scopo?
Il sospetto di un sabotaggio mediatico, di un'azione calcolata con l'obiettivo di screditare l'immagine pubblica della struttura e favorire, per contrappasso, una ridiscussione del piano di riordino ospedaliero regionale porta con sé l'affascinante sfumatura del complotto.
Non sono un conoscitore delle dinamiche relative alla vita dei topi ma - come spesso accade sui social - ho scoperto di essere praticamente circondato da esperti del settore e studiosi della specie, che non avrei mai immaginato risiedessero nella mia città e sul territorio in cotanta densità. Molti di essi hanno assicurato che un esemplare del genere non sarebbe in grado di issarsi fino a quell'altezza sostenendo che una prova del "feticcio" risiederebbe nel mancato movimento della coda e dello stesso topo malgrado le diverse sollecitazioni e il trambusto che si è creato nelle fasi in cui quel famigerato video è stato registrato. Tesi legittime e piuttosto condivisibili, ci mancherebbe altro.
Se quel topo fosse finto - e la vicenda non si potesse derubricare a "semplice" bravata (perché una paziente, impaurita, ha urlato e lo si sente a fine del filmato) - allora bisognerebbe preoccuparsi seriamente del livello di decadimento della nostra società. Se qualcuno avesse davvero pensato di mettere in cattiva luce un intero ospedale inscenando la presenza di un grosso ratto all'interno di un reparto con la speranza di ottenere un "vantaggio" da sfruttare per rigiocare la partita sui tavoli della politica sanitaria regionale, allora saremmo proprio alla frutta.
Solo per questa ragione preferirei che quel topo fosse vero. Perché la professionalità di medici, infermieri e personale di quell'unità operativa e di tutto il "Vittorio Emanuele II" di Bisceglie non si può certo valutare da quanto accaduto. E, per inciso, non ho la più pallida idea di come si chiami e di che faccia abbia il primario del reparto. Posso promettere - questo è sicuro - che non spegneremo i riflettori su questa storia fino a quando non si sarà compreso quello che è successo e continueremo a informare. Come sempre.