Buongiorno
Sve bi seke ljubile mornare
Il blog di Vito Troilo
domenica 5 novembre 2017
22.18
«Sve bi seke ljubile mornare / Tutte le sorelle bacerebbero i marinai
ali mame, mame brane to / ma le mamme, le mamme lo vietano
svoje male usne bi im dale / le loro piccole labbra li darebbero
kad bi samo, samo smijele to / se solo, solo potessero farlo».
Non è una canzone. È una filastrocca, contenente peraltro gran parte delle poche parole di serbo-croato che ho imparato: sempre meglio di chi magari si limita a "dobro jutro", "dobra večer" e "hvala".
La lingua che studierei, se avessi tempo e voglia, è quella della terra d'origine di alcuni dei principali indiziati dell'inequivocabile crisi di gioco e risultati che attanaglia, da alcune settimane, il Bisceglie. Tempo fa lessi, su Osservatorio Balcani-Caucaso, un interessante excursus storico di Giuliano Geri sul calcio jugoslavo. Lo segnalo, consapevole che la lettura dell'articolo potrebbe rafforzare le convinzioni di alcuni tifosi nerazzurri in merito alla presunta pigrizia di un alcuni atleti attualmente in forza alla compagine stellata.
Tutte le sorelle bacerebbero i marinai... Mi è capitato, nei giorni e nelle ore che hanno preceduto il match del "Massimino", di rimarcare a diversi colleghi siciliani, anche in trasmissioni televisive e radiofoniche, la mia "indecisione valutativa" riguardo una questione che a questo punto appare centrale: è un bene o un male che gli stranieri del Bisceglie non comprendano la valenza di alcune partite rispetto ad altre in ragione del fatto che non conoscono profondamente la storia del calcio italiano e perciò non sanno distinguere la differenza che noi avvertiamo fra il giocare, con tutto il rispetto, a Fondi piuttosto che a Lecce?
Non vorrei che questo equivoco si trascinasse ancora per diverse settimane e non credo sia una questione di poco conto. La squadra è in difficoltà, negarlo sarebbe inutile ma l'opportunità di rifarsi è dietro l'angolo: martedì pomeriggio, al "Gustavo Ventura", si presenterà un Matera incompiuto, troppo forte per rischiare di precipitare tanto quanto fragile dal non poter correre con le big del girone C. La situazione di classifica della Fidelis Andria è esemplare: pareggiare, in questo torneo, sembra servire a poco, dato che i biancazzurri l'hanno fatto otto volte in undici giornate eppure sono ultimi in graduatoria. Un punticino, per interrompere la striscia di tre sconfitte, sarebbe comunque salutare.
Il Bisceglie è ancorato a quota 12 ma le cartine tornasole della flessione sono due: gli appena 6 punti racimolati nelle ultime nove gare (tanti quanti quelli conquistati nei primi due incoraggianti turni) e le 18 reti al passivo che l'hanno resa difesa più perforata del gruppo meridionale di terza serie nel giro di una "voltata di capa", considerato che la metà di questi sono stati incassati nelle ultime tre sfide (2 a Cosenza, 3 dal Trapani in casa e addirittura 4 a Catania). Un "capabbascio" senza se e senza ma.
Siccome lo sport nazionale in Italia non è il calcio ma la richiesta di esonero degli allenatori che in qualsiasi disciplina sportiva affrontano una serie più o meno grave e/o lunga di risultati non in linea con le aspettative, Nunzio Zavettieri è finito sulla graticola con tutto il suo elegante completo spesso sfoderato in occasione dei confronti di cartello. Il tecnico calabrese, come tutti, ha le sue radicate convinzioni ed è pur sempre l'uomo che segue più da vicino il Bisceglie, gestendo le varie dinamiche quotidiane.
Lecito domandargli il perché di alcune decisioni, come per esempio quella di tenersi Mario Vrdoljak per la gara interna col Matera non schierandolo a Catania nel timore potesse incappare nella quinta ammonizione e in una conseguente squalifica. Quanto al mancato impiego di Partipilo, alla scelta di lasciar fuori dall'inizio un Markic ritenuto da molti più affidabile del pasticcione Jurkic e alla misteriosa congiuntura astrale che a giudizio di taluni porta Boljat sempre sul rettangolo di gioco nonostante le sue ripetute impalpabili prestazioni, si tratta di valutazioni che meritano rispetto per il lavoro che Zavettieri, professionista serio, svolge col suo staff ma in questa fase non portano i frutti sperati.
Le loro piccole labbra li darebbero / se solo, solo potessero farlo... La storia del mancato saluto della squadra ai venti supporters che si sono sobbarcati un viaggio lunghissimo e faticosissimo fino alle pendici dell'Etna induce a una profonda riflessione. Ciascuno, ora, è chiamato al dovere di immaginare quali conseguenze per tutto l'ambiente possano provocare le sue azioni. La canzone finisce così:
« Brate mili, kaži joj / Fratello caro, dille
da ne bude srca kamenog / che non sia dal cuore di pietra
moj je dragi sad na oceanu / il mio caro è ora sull'oceano
tamo nema, nema nikog svog / lì non ha, non ha nessuno».
Capito? Si faccia qualcosa, per evitare che un giorno la squadra non abbia più nessun tifoso da salutare, che i sostenitori nerazzurri non abbiano più dei giocatori cui rimproverare anche un passaggio sbagliato o un trainer al quale urlare che ha sbagliato formazione. Ci vuole un momento a finire in mezzo all'oceano, dove non si ha nessuno. E non è una bella sensazione. Buonanotte.
ali mame, mame brane to / ma le mamme, le mamme lo vietano
svoje male usne bi im dale / le loro piccole labbra li darebbero
kad bi samo, samo smijele to / se solo, solo potessero farlo».
Non è una canzone. È una filastrocca, contenente peraltro gran parte delle poche parole di serbo-croato che ho imparato: sempre meglio di chi magari si limita a "dobro jutro", "dobra večer" e "hvala".
La lingua che studierei, se avessi tempo e voglia, è quella della terra d'origine di alcuni dei principali indiziati dell'inequivocabile crisi di gioco e risultati che attanaglia, da alcune settimane, il Bisceglie. Tempo fa lessi, su Osservatorio Balcani-Caucaso, un interessante excursus storico di Giuliano Geri sul calcio jugoslavo. Lo segnalo, consapevole che la lettura dell'articolo potrebbe rafforzare le convinzioni di alcuni tifosi nerazzurri in merito alla presunta pigrizia di un alcuni atleti attualmente in forza alla compagine stellata.
Tutte le sorelle bacerebbero i marinai... Mi è capitato, nei giorni e nelle ore che hanno preceduto il match del "Massimino", di rimarcare a diversi colleghi siciliani, anche in trasmissioni televisive e radiofoniche, la mia "indecisione valutativa" riguardo una questione che a questo punto appare centrale: è un bene o un male che gli stranieri del Bisceglie non comprendano la valenza di alcune partite rispetto ad altre in ragione del fatto che non conoscono profondamente la storia del calcio italiano e perciò non sanno distinguere la differenza che noi avvertiamo fra il giocare, con tutto il rispetto, a Fondi piuttosto che a Lecce?
Non vorrei che questo equivoco si trascinasse ancora per diverse settimane e non credo sia una questione di poco conto. La squadra è in difficoltà, negarlo sarebbe inutile ma l'opportunità di rifarsi è dietro l'angolo: martedì pomeriggio, al "Gustavo Ventura", si presenterà un Matera incompiuto, troppo forte per rischiare di precipitare tanto quanto fragile dal non poter correre con le big del girone C. La situazione di classifica della Fidelis Andria è esemplare: pareggiare, in questo torneo, sembra servire a poco, dato che i biancazzurri l'hanno fatto otto volte in undici giornate eppure sono ultimi in graduatoria. Un punticino, per interrompere la striscia di tre sconfitte, sarebbe comunque salutare.
Il Bisceglie è ancorato a quota 12 ma le cartine tornasole della flessione sono due: gli appena 6 punti racimolati nelle ultime nove gare (tanti quanti quelli conquistati nei primi due incoraggianti turni) e le 18 reti al passivo che l'hanno resa difesa più perforata del gruppo meridionale di terza serie nel giro di una "voltata di capa", considerato che la metà di questi sono stati incassati nelle ultime tre sfide (2 a Cosenza, 3 dal Trapani in casa e addirittura 4 a Catania). Un "capabbascio" senza se e senza ma.
Siccome lo sport nazionale in Italia non è il calcio ma la richiesta di esonero degli allenatori che in qualsiasi disciplina sportiva affrontano una serie più o meno grave e/o lunga di risultati non in linea con le aspettative, Nunzio Zavettieri è finito sulla graticola con tutto il suo elegante completo spesso sfoderato in occasione dei confronti di cartello. Il tecnico calabrese, come tutti, ha le sue radicate convinzioni ed è pur sempre l'uomo che segue più da vicino il Bisceglie, gestendo le varie dinamiche quotidiane.
Lecito domandargli il perché di alcune decisioni, come per esempio quella di tenersi Mario Vrdoljak per la gara interna col Matera non schierandolo a Catania nel timore potesse incappare nella quinta ammonizione e in una conseguente squalifica. Quanto al mancato impiego di Partipilo, alla scelta di lasciar fuori dall'inizio un Markic ritenuto da molti più affidabile del pasticcione Jurkic e alla misteriosa congiuntura astrale che a giudizio di taluni porta Boljat sempre sul rettangolo di gioco nonostante le sue ripetute impalpabili prestazioni, si tratta di valutazioni che meritano rispetto per il lavoro che Zavettieri, professionista serio, svolge col suo staff ma in questa fase non portano i frutti sperati.
Le loro piccole labbra li darebbero / se solo, solo potessero farlo... La storia del mancato saluto della squadra ai venti supporters che si sono sobbarcati un viaggio lunghissimo e faticosissimo fino alle pendici dell'Etna induce a una profonda riflessione. Ciascuno, ora, è chiamato al dovere di immaginare quali conseguenze per tutto l'ambiente possano provocare le sue azioni. La canzone finisce così:
« Brate mili, kaži joj / Fratello caro, dille
da ne bude srca kamenog / che non sia dal cuore di pietra
moj je dragi sad na oceanu / il mio caro è ora sull'oceano
tamo nema, nema nikog svog / lì non ha, non ha nessuno».
Capito? Si faccia qualcosa, per evitare che un giorno la squadra non abbia più nessun tifoso da salutare, che i sostenitori nerazzurri non abbiano più dei giocatori cui rimproverare anche un passaggio sbagliato o un trainer al quale urlare che ha sbagliato formazione. Ci vuole un momento a finire in mezzo all'oceano, dove non si ha nessuno. E non è una bella sensazione. Buonanotte.