Buongiorno
Un accanimento inutile
Canonico-Bisceglie, forse siamo ai veri titoli di coda
martedì 29 ottobre 2019
09.50
Questo è il momento più delicato negli ultimi dieci anni di storia del Bisceglie calcio. La consapevolezza che alla guida del proprietario Nicola Canonico - piaccia o no - manchi un'alternativa concreta per la gestione del club rende l'idea di quanto sia diventato difficile fare sport in città.
Il nodo centrale della questione che l'imprenditore ha sollevato nella lunga nota in cui ha annunciato le dimissioni e (cosa ancora più grave) il suo disimpegno al termine della stagione in corso è tutto nei passaggi in cui si è soffermato sulle ingiurie ricevute: ma davvero pensiamo, da biscegliesi e tifosi nerazzurri, che un qualsiasi soggetto interessato a investire nel calcio possa sentirsi stimolato a farlo qui nel momento in cui legge ciò che Canonico ha testimoniato?
La verità è che la legittima contestazione riguardo le vicende del campo ha da tempo superato i limiti della ragionevolezza: se un centrocampista non ci piace, che senso ha offendere sul piano personale il presidente della squadra? Questo dovrebbe valere per qualsiasi piazza e qualunque dirigente sportivo.
Scopriamo, nostro malgrado, che il Bisceglie 2019-2020 è stato costruito male: alcuni elementi ritenuti di un certo livello non si sono dimostrati all'altezza. L'evidenza dei fatti è incancellabile e Canonico, nella sua qualità di patron, merita tutte le contestazioni di questo mondo sul piano tecnico. Non l'offesa nei suoi confronti, perché non c'entra una mazza.
Tutti si chiedono, a questo punto, se il presidente farà sul serio o ci ripenserà. La trasferta di domenica 3 novembre a Teramo precede, in calendario, la partita più attesa della stagione: l'incrocio suggestivo col Bari. Difficile prevedere cosa succederà nelle prossime 48 ore - figurarsi tra due settimane - e comprendere quali ripercussioni possano avere avuto le parole di Canonico sul morale della squadra e dello staff tecnico. Pochesci, in cinque gare dirette, ha racimolato finora appena due punti (media 0.40); Vanoli ha chiuso con otto punti in sette incontri (media 1.14). L'impressione che il "problema" non fosse limitato al "manico" è certificata dal rendimento attuale del team. Salvarsi senza intervenire pesantemente sul mercato non sarebbe semplicissimo.
Quanto al rapporto tra Nicola Canonico e Bisceglie, siamo con ogni probabilità ai veri titoli di coda. Come in tutte le storie d'amore (anche sportivo), è logico che le colpe non siano solo da una parte. Questa città, purtroppo, non ha mai mostrato la capacità di sprigionare forze economiche tali da reggere l'urto del calcio professionistico; far finta di dimenticare, per esempio, le difficoltà vissute già nelle 13 stagioni consecutive di C2 tra gli anni '80 e '90 non renderebbe meno problematica la ricerca di una via d'uscita differente.
L'orizzonte del Bisceglie calcio senza Nicola Canonico è un inevitabile ridimensionamento: chi è d'accordo non faccia nulla per convincere l'imprenditore a restare; chi è contrario gli dica che lo vorrebbe ancora in sella alla squadra; ma si smetta di prendere di mira un uomo attaccandolo sul personale. Non serve a niente e a nessuno.
© riproduzione riservata
Il nodo centrale della questione che l'imprenditore ha sollevato nella lunga nota in cui ha annunciato le dimissioni e (cosa ancora più grave) il suo disimpegno al termine della stagione in corso è tutto nei passaggi in cui si è soffermato sulle ingiurie ricevute: ma davvero pensiamo, da biscegliesi e tifosi nerazzurri, che un qualsiasi soggetto interessato a investire nel calcio possa sentirsi stimolato a farlo qui nel momento in cui legge ciò che Canonico ha testimoniato?
La verità è che la legittima contestazione riguardo le vicende del campo ha da tempo superato i limiti della ragionevolezza: se un centrocampista non ci piace, che senso ha offendere sul piano personale il presidente della squadra? Questo dovrebbe valere per qualsiasi piazza e qualunque dirigente sportivo.
Scopriamo, nostro malgrado, che il Bisceglie 2019-2020 è stato costruito male: alcuni elementi ritenuti di un certo livello non si sono dimostrati all'altezza. L'evidenza dei fatti è incancellabile e Canonico, nella sua qualità di patron, merita tutte le contestazioni di questo mondo sul piano tecnico. Non l'offesa nei suoi confronti, perché non c'entra una mazza.
Tutti si chiedono, a questo punto, se il presidente farà sul serio o ci ripenserà. La trasferta di domenica 3 novembre a Teramo precede, in calendario, la partita più attesa della stagione: l'incrocio suggestivo col Bari. Difficile prevedere cosa succederà nelle prossime 48 ore - figurarsi tra due settimane - e comprendere quali ripercussioni possano avere avuto le parole di Canonico sul morale della squadra e dello staff tecnico. Pochesci, in cinque gare dirette, ha racimolato finora appena due punti (media 0.40); Vanoli ha chiuso con otto punti in sette incontri (media 1.14). L'impressione che il "problema" non fosse limitato al "manico" è certificata dal rendimento attuale del team. Salvarsi senza intervenire pesantemente sul mercato non sarebbe semplicissimo.
Quanto al rapporto tra Nicola Canonico e Bisceglie, siamo con ogni probabilità ai veri titoli di coda. Come in tutte le storie d'amore (anche sportivo), è logico che le colpe non siano solo da una parte. Questa città, purtroppo, non ha mai mostrato la capacità di sprigionare forze economiche tali da reggere l'urto del calcio professionistico; far finta di dimenticare, per esempio, le difficoltà vissute già nelle 13 stagioni consecutive di C2 tra gli anni '80 e '90 non renderebbe meno problematica la ricerca di una via d'uscita differente.
L'orizzonte del Bisceglie calcio senza Nicola Canonico è un inevitabile ridimensionamento: chi è d'accordo non faccia nulla per convincere l'imprenditore a restare; chi è contrario gli dica che lo vorrebbe ancora in sella alla squadra; ma si smetta di prendere di mira un uomo attaccandolo sul personale. Non serve a niente e a nessuno.
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