Buongiorno
Un monopattino con le ruote sgonfie
Tre-quattro cosucce sul tema del lavoro
sabato 6 aprile 2019
13.01
Con buona pace di qualche organizzatore di manifestazioni, colto evidentemente da un "leggero" vuoto di memoria della durata di circa 25 anni, ben pochi giornalisti sul territorio - e facilmente riconoscibili - hanno raccontato le vicissitudini delle principali realtà del tessuto economico biscegliese, le dinamiche del lavoro e i cambiamenti che la città non ha saputo cogliere per tempo, perdendo diverse opportunità di sviluppo e occupazione.
Nel mese di luglio del 2015 ho realizzato, insieme ad altri colleghi, un'inchiesta sul crac della Casa della Divina Provvidenza. E moltissime altre volte mi è capitato di dover spiegare, analizzare, illustrare cause, conseguenze e ripercussioni sociali delle questioni del lavoro. Ho ricavato, nel tempo, l'impressione dell'inevitabilità di un intervento privato, possibilmente illuminato, nella risoluzione dei nodi più intricati.
Non ho mai pensato che il management di Universo salute srl fosse composto da buoni samaritani (ma non nascondo un certo apprezzamento per la risolutezza dei comportamenti); peraltro la valutazione sul loro operato alla guida dell'opera Don Uva dovrebbe essere di competenza degli esperti; il compito dei giornalisti è descrivere le vicende, dar voce ai disagi come alle sensazioni positive. Gli imprenditori subentrati al comando dell'ex Cdp, risanata da Bartolo Cozzoli che da commissario straordinario ha riscosso consensi quasi unanimi, rappresentano una risposta non parastatale alla necessità di una leadership chiara per la principale azienda biscegliese. L'intervento privato che immagino fondamentale e augurerei per altre realtà locali.
Chi ne sa più di me potrebbe provare magari a riflettere sulla crisi terribile che ha distrutto il comparto tessile, divenuto improvvisamente il cruccio dell'economia cittadina dopo esserne stato l'indiscusso valore aggiunto per almeno tre decenni. Quali risposte bisognerebbe dare alle domande disperate degli imprenditori non più tanto ricchi del settore dell'abbigliamento e delle confezioni?
Generalizzando, si potrebbe dedurre che le figlie e le nipoti delle giovani che hanno lavorato negli anni '70, '80 e '90 per i confezionisti (e in condizioni non sempre dignitose sotto molti punti di vista) siano le ragazze che ci servono caffè dietro ai banconi delle centinaia di bar disseminati in lungo e in largo per la città. Ma la politica ha tentato almeno di comprendere cosa fosse successo?
La condizione di totale abbandono e mancanza di supporto nella quale versano l'agricoltura e la pesca è descritta in decine di nostri articoli. Come tanti, troppi, sono i pezzi che siamo costretti a realizzare per sottolineare l'ottusa e scellerata burocrazia opposta al dinamismo, alle idee, al coraggio degli imprenditori che si ostinano a lottare per tenere in vita un briciolo di movida e di intrattenimento qui a Bisceglie, città immatura nella quale il termine "turismo" suona come una parolaccia.
Il mondo è una scheggia che viaggia alla velocità della luce e questa città pretende di muoversi su un monopattino con le ruote sgonfie.
Parafrasando una battuta di Daniele Luttazzi (il cui ritorno in tv è da salutare con grande interesse), è proprio il caso di dirlo e scriverlo: il lavoro a Bisceglie? Sarebbe una buona idea.
Se poi - tra un vuoto di memoria e l'altro - se ne volesse discutere con l'aiuto di chi prova a declinarne l'andamento tutti i giorni forse non sarebbe male. In caso contrario, pazienza.
© riproduzione riservata
Nel mese di luglio del 2015 ho realizzato, insieme ad altri colleghi, un'inchiesta sul crac della Casa della Divina Provvidenza. E moltissime altre volte mi è capitato di dover spiegare, analizzare, illustrare cause, conseguenze e ripercussioni sociali delle questioni del lavoro. Ho ricavato, nel tempo, l'impressione dell'inevitabilità di un intervento privato, possibilmente illuminato, nella risoluzione dei nodi più intricati.
Non ho mai pensato che il management di Universo salute srl fosse composto da buoni samaritani (ma non nascondo un certo apprezzamento per la risolutezza dei comportamenti); peraltro la valutazione sul loro operato alla guida dell'opera Don Uva dovrebbe essere di competenza degli esperti; il compito dei giornalisti è descrivere le vicende, dar voce ai disagi come alle sensazioni positive. Gli imprenditori subentrati al comando dell'ex Cdp, risanata da Bartolo Cozzoli che da commissario straordinario ha riscosso consensi quasi unanimi, rappresentano una risposta non parastatale alla necessità di una leadership chiara per la principale azienda biscegliese. L'intervento privato che immagino fondamentale e augurerei per altre realtà locali.
Chi ne sa più di me potrebbe provare magari a riflettere sulla crisi terribile che ha distrutto il comparto tessile, divenuto improvvisamente il cruccio dell'economia cittadina dopo esserne stato l'indiscusso valore aggiunto per almeno tre decenni. Quali risposte bisognerebbe dare alle domande disperate degli imprenditori non più tanto ricchi del settore dell'abbigliamento e delle confezioni?
Generalizzando, si potrebbe dedurre che le figlie e le nipoti delle giovani che hanno lavorato negli anni '70, '80 e '90 per i confezionisti (e in condizioni non sempre dignitose sotto molti punti di vista) siano le ragazze che ci servono caffè dietro ai banconi delle centinaia di bar disseminati in lungo e in largo per la città. Ma la politica ha tentato almeno di comprendere cosa fosse successo?
La condizione di totale abbandono e mancanza di supporto nella quale versano l'agricoltura e la pesca è descritta in decine di nostri articoli. Come tanti, troppi, sono i pezzi che siamo costretti a realizzare per sottolineare l'ottusa e scellerata burocrazia opposta al dinamismo, alle idee, al coraggio degli imprenditori che si ostinano a lottare per tenere in vita un briciolo di movida e di intrattenimento qui a Bisceglie, città immatura nella quale il termine "turismo" suona come una parolaccia.
Il mondo è una scheggia che viaggia alla velocità della luce e questa città pretende di muoversi su un monopattino con le ruote sgonfie.
Parafrasando una battuta di Daniele Luttazzi (il cui ritorno in tv è da salutare con grande interesse), è proprio il caso di dirlo e scriverlo: il lavoro a Bisceglie? Sarebbe una buona idea.
Se poi - tra un vuoto di memoria e l'altro - se ne volesse discutere con l'aiuto di chi prova a declinarne l'andamento tutti i giorni forse non sarebbe male. In caso contrario, pazienza.
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