Buongiorno
Un passo indietro che dovrebbe far riflettere
Il blog di Vito Troilo sulla momentanea uscita di scena di Nico Ventura dal mondo del calcio a 5
domenica 21 maggio 2017
Credo fosse il 1996.
Un giovane dirigente del Bisceglie calcio a 5* mi chiese di supportarlo nell'idea di realizzare la messa in onda delle partite casalinghe della squadra, già allenata da Leopoldo Capurso, il cui campo era all'epoca quello dello Sporting Club. Quale motivo potesse spingere questo volenteroso rappresentante della società a puntare proprio su un ragazzino appena 14enne per le telecronache era evidente: il "calcetto", in città, era ancora semisconosciuto: io, meglio, sconosciuto lo ero del tutto... L'impresa non sarebbe stata facile, essendo quello sport praticamente mai stato ancora raccontato da nessuno nella nostra regione. Come commentarlo? Quale terminologia utilizzare? Che ritmo impostare per la telecronaca?
Pur di ben figurare sulle frequenze di Studio 5 e Tv Ofanto presi il compito sul serio e con passione, raccattando tutto il materiale possibile riguardo la disciplina, disponibile esclusivamente negli spezzoni e nelle sintesi col contagocce trasmesse nei compianti pomeriggi sportivi di Raitre: conobbi così il Torrino, la Roma Rcb, la Lazio, il Genzano. M'impressionò subito Andrea Rubei e mai avrei potuto immaginare, un giorno, di poterlo incrociare a Bisceglie con la maglia del Futsal Isola, ancora protagonista in A2 a 50 anni suonati.
Giunse il sabato pomeriggio del debutto interno del Bisceglie calcio a 5. Mi ero già informato sulla composizione dell'organico e osservando il riscaldamento notai subito un mancino dotato di "castagna" potente e particolarmente precisa. Scorsi gli appunti copiati a penna dalla distinta e lessi il suo nome e cognome: Nico Ventura.
Quello è stato il mio primo impatto con uno dei personaggi più importanti non soltanto del calcio a 5 ma di tutto lo sport biscegliese. Personalità e leadership trasferite dal ruolo di giocatore a quello di trainer. Nico ha tratto da Leopoldo, come tutti, grandissimi insegnamenti riuscendo nel contempo a costruirsi una solida e credibile personalità di allenatore. Non sarò qui a elencare gli innumerevoli motivi per cui lo ritengo un tecnico più che degno di guidare squadre di Serie A maschile, l'unica categoria in cui, paradossalmente, non ha ancora occupato panchine.
Nico ha scelto di lasciare il futsal. Il suo è senz'altro un arrivederci particolare, a metà strada fra la sconsolatezza di chi non riconosce più (e non è il solo) lo sport per il quale ha compiuto clamorosi sacrifici e il piacere di potersi dedicare a quegli affetti e a tutte quelle sensazioni che inevitabilmente non è riuscito a godersi del tutto in questi lunghi anni. Questo momento sarebbe arrivato: l'ho pensato, intuito, compreso, senza però chiederglielo mai finché, al termine della gara d'andata dei playout con la Thienese, è stato egli stesso a confermarmelo. L'ultima, disperata e titanica impresa di salvare l'Arcadia non è riuscita per un soffio ma non sarà certo una retrocessione (per giunta maturata in determinate circostanze) a modificare la mia opinione nei suoi confronti.
«Lascio un futsal diverso da quello che ho vissuto per buona parte del mio percorso, un futsal cresciuto ma forse peggiore... ma comunque lo sport più bello che c'è» ha scritto mister Ventura nel suo messaggio di "congedo momentaneo". La disciplina, sarebbe stupido negarlo, segna il passo sul nostro territorio e in particolare a Bisceglie. Le ragioni di questa tendenza negativa andrebbero analizzate e seriamente. Non accadrà, purtroppo, perché il calcio a 5, in questa città, ha mutuato il peggiore difetto manifestato in passato da altri sport: la capacità intrinseca e distruttiva del dividere anziché aggregare, del fare "muro contro muro" piuttosto che discutere.
Nico Ventura, che pure ha fatto la sua scelta mosso da ben altre ragioni, è sempre stato del tutto estraneo a certe logiche da cortile che hanno arrecato solo danni al movimento. Un galantuomo dentro e fuori dal rettangolo di gioco, sempre disposto al dialogo, mai paraculo coi giornalisti. La mancanza del suo eccellente contributo si avvertirà. Gli auguro il meglio e spero tanto, per lo sport biscegliese, che la lontananza dai campi di calcio a 5 non si protragga, perché di persone come lui c'è un grande bisogno e il suo è un passo indietro che dovrebbe far riflettere. Buonanotte.
*Il giovane dirigente del Bisceglie calcio a 5 era Francesco Spina.
Un giovane dirigente del Bisceglie calcio a 5* mi chiese di supportarlo nell'idea di realizzare la messa in onda delle partite casalinghe della squadra, già allenata da Leopoldo Capurso, il cui campo era all'epoca quello dello Sporting Club. Quale motivo potesse spingere questo volenteroso rappresentante della società a puntare proprio su un ragazzino appena 14enne per le telecronache era evidente: il "calcetto", in città, era ancora semisconosciuto: io, meglio, sconosciuto lo ero del tutto... L'impresa non sarebbe stata facile, essendo quello sport praticamente mai stato ancora raccontato da nessuno nella nostra regione. Come commentarlo? Quale terminologia utilizzare? Che ritmo impostare per la telecronaca?
Pur di ben figurare sulle frequenze di Studio 5 e Tv Ofanto presi il compito sul serio e con passione, raccattando tutto il materiale possibile riguardo la disciplina, disponibile esclusivamente negli spezzoni e nelle sintesi col contagocce trasmesse nei compianti pomeriggi sportivi di Raitre: conobbi così il Torrino, la Roma Rcb, la Lazio, il Genzano. M'impressionò subito Andrea Rubei e mai avrei potuto immaginare, un giorno, di poterlo incrociare a Bisceglie con la maglia del Futsal Isola, ancora protagonista in A2 a 50 anni suonati.
Giunse il sabato pomeriggio del debutto interno del Bisceglie calcio a 5. Mi ero già informato sulla composizione dell'organico e osservando il riscaldamento notai subito un mancino dotato di "castagna" potente e particolarmente precisa. Scorsi gli appunti copiati a penna dalla distinta e lessi il suo nome e cognome: Nico Ventura.
Quello è stato il mio primo impatto con uno dei personaggi più importanti non soltanto del calcio a 5 ma di tutto lo sport biscegliese. Personalità e leadership trasferite dal ruolo di giocatore a quello di trainer. Nico ha tratto da Leopoldo, come tutti, grandissimi insegnamenti riuscendo nel contempo a costruirsi una solida e credibile personalità di allenatore. Non sarò qui a elencare gli innumerevoli motivi per cui lo ritengo un tecnico più che degno di guidare squadre di Serie A maschile, l'unica categoria in cui, paradossalmente, non ha ancora occupato panchine.
Nico ha scelto di lasciare il futsal. Il suo è senz'altro un arrivederci particolare, a metà strada fra la sconsolatezza di chi non riconosce più (e non è il solo) lo sport per il quale ha compiuto clamorosi sacrifici e il piacere di potersi dedicare a quegli affetti e a tutte quelle sensazioni che inevitabilmente non è riuscito a godersi del tutto in questi lunghi anni. Questo momento sarebbe arrivato: l'ho pensato, intuito, compreso, senza però chiederglielo mai finché, al termine della gara d'andata dei playout con la Thienese, è stato egli stesso a confermarmelo. L'ultima, disperata e titanica impresa di salvare l'Arcadia non è riuscita per un soffio ma non sarà certo una retrocessione (per giunta maturata in determinate circostanze) a modificare la mia opinione nei suoi confronti.
«Lascio un futsal diverso da quello che ho vissuto per buona parte del mio percorso, un futsal cresciuto ma forse peggiore... ma comunque lo sport più bello che c'è» ha scritto mister Ventura nel suo messaggio di "congedo momentaneo". La disciplina, sarebbe stupido negarlo, segna il passo sul nostro territorio e in particolare a Bisceglie. Le ragioni di questa tendenza negativa andrebbero analizzate e seriamente. Non accadrà, purtroppo, perché il calcio a 5, in questa città, ha mutuato il peggiore difetto manifestato in passato da altri sport: la capacità intrinseca e distruttiva del dividere anziché aggregare, del fare "muro contro muro" piuttosto che discutere.
Nico Ventura, che pure ha fatto la sua scelta mosso da ben altre ragioni, è sempre stato del tutto estraneo a certe logiche da cortile che hanno arrecato solo danni al movimento. Un galantuomo dentro e fuori dal rettangolo di gioco, sempre disposto al dialogo, mai paraculo coi giornalisti. La mancanza del suo eccellente contributo si avvertirà. Gli auguro il meglio e spero tanto, per lo sport biscegliese, che la lontananza dai campi di calcio a 5 non si protragga, perché di persone come lui c'è un grande bisogno e il suo è un passo indietro che dovrebbe far riflettere. Buonanotte.
*Il giovane dirigente del Bisceglie calcio a 5 era Francesco Spina.