Ci vuole orecchio
Matth Vi
Il cantante di origini pugliesi utilizza la musica come forma d'espressione
martedì 28 novembre 2017
11.22
Matt Vi, cantante di origini pugliesi, si approccia alla musica all'età di 8 anni con le prime lezioni di chitarra. Successivamente intraprende l'attività di piano bar, mentre all'età di 16 anni partecipa alle selezioni di XFactor. In seguito prende parte ai corsi di Area Sanremo, partecipando anche alle relative selezioni. Altre importanti esperienze sono il Premio Bruno Lauzi, Festival Show, Festival di Ghedi, Applauso Tour Festival.
In seguito Matt Vi lancia i suoi primi cinque brani, ognuno con una propria storia, fino alla pubblicazione dell'inedito "Il Senso Delle Cose" nell'aprile 2015, da cui prende ispirazione per il titolo dell'omonimo album.
Com'è nata l'idea di soprannominarti Matth Vi?
L'idea di Matth Vi nasce da una consapevolezza ben precisa: darmi un nome d'arte per accentuare le differenze tra Matteo (il mio nome di battesimo), ossia la persona che lotta per seguire il suo sogno, e Matth Vi, ovvero un risultato finale, un prodotto, una realizzazione personale. Essendo nato come seconda voce, è da qui che prende spunto la parte "Vi" del mio nome d'arte.
Quando e come nasce la passione per la musica?
Nasce fin dalla giovane età, ascoltando le numerosissime "cassette" di Elvis Presley che mio padre gelosamente ancora conserva. Avvicinandomi cosi tanto alla musica, i miei genitori decidono di regalarmi la prima chitarra elettrica, mentre successivamente ho scoperto il canto, studiandolo prima da autodidatta ed in seguito con professionisti del settore.
Il tuo singolo intitolato "Ricominciamo da qui" racconta il viaggio di un giovane musicista che mette la sua vita nelle mani della musica.
L'arrangiamento costruito su questo brano ci riporta ad una melodia prettamente italiana?
A mio avviso l'Italia, musicalmente parlando, è molto compatta: stilisticamente la si porta in scena per un certo periodo, dopodiché si passa ad un altro stile. "Ricominciamo da qui" è un arrangiamento Pop Melodico Internazionale dal punto di vista delle sonorità. Questa scelta si è basata sul fatto che la mia etichetta discografica distribuisce i prodotti digitalmente anche all'estero, non a caso il brano "Il senso delle cose" è entrato nella iTunes Top 200 Chart in Germania. Questo fa capire che l'italia nel mondo è ancora forte, e che soprattutto il mondo crede ancora nei giovani.
Non sempre ricominciare coincide con l'aver fallito. Quali sono le esperienze musicali che difficilmente dimenticherai?
XFactor e Sanremo. L'impatto era veramente forte e l'idea del confronto che si ha in quelle circostanze mi ha fatto crescere e maturare sia musicalmente che umanamente.
Tra i tuoi brani spicca l'inedito "Il Senso delle cose". Cosa vuoi comunicare al tuo pubblico?
"Il senso delle cose" è il brano da cui prende nome il mio intero disco: è stato scelto appositamente da me e dalla mia etichetta discografica in quanto racchiude un grande significato, cioè quello di mettermi in discussione. Questo brano è un confronto tra me e la vita che il destino ha deciso di riservarmi, un mix di esperienze di vita che mi hanno segnato ed ho poi successivamente deciso di mettere in musica.
Quali sono i tuoi artisti preferiti?
Personalmente sono dell'idea che un cantautore è tale quando è ispirato poco dagli altri e molto più da se stesso. Ciò non significa non ascoltare altra musica, perciò tornando alla domanda potrei citare Luciano Ligabue, per la maestosità e la poesia espressa nei suoi testi, e Daniele Groff cantautore molto raffinato sia nei testi sia negli arrangiamenti con un tocco, se vogliamo, che si affaccia oltre allo stile Italiano, richiamando un po' la musicalità di Band inglesi un po' underground un esempio classico gli Oasis. Questo fa la differenza, perché è un artista che ha avuto il coraggio di portarsi fuori dai confini rilegati alla nazione di nascita.
E' cambiato il modo di fare e ascoltare musica rispetto al passato?
Sicuramente. La musica corre di pari passo con il mondo: in passato si era più inclini ad ascoltare musica di un certo livello, mentre oggi la ascoltiamo con un approccio diverso ed è diventata un contorno della vita quotidiana. Sui palchi oggi vediamo sempre meno strumenti e suoni molto meno naturali. Anche l'ascoltatore oggi è cambiato, si ricerca musica più coinvolgente piuttosto che musica con significati profondi.
In seguito Matt Vi lancia i suoi primi cinque brani, ognuno con una propria storia, fino alla pubblicazione dell'inedito "Il Senso Delle Cose" nell'aprile 2015, da cui prende ispirazione per il titolo dell'omonimo album.
Com'è nata l'idea di soprannominarti Matth Vi?
L'idea di Matth Vi nasce da una consapevolezza ben precisa: darmi un nome d'arte per accentuare le differenze tra Matteo (il mio nome di battesimo), ossia la persona che lotta per seguire il suo sogno, e Matth Vi, ovvero un risultato finale, un prodotto, una realizzazione personale. Essendo nato come seconda voce, è da qui che prende spunto la parte "Vi" del mio nome d'arte.
Quando e come nasce la passione per la musica?
Nasce fin dalla giovane età, ascoltando le numerosissime "cassette" di Elvis Presley che mio padre gelosamente ancora conserva. Avvicinandomi cosi tanto alla musica, i miei genitori decidono di regalarmi la prima chitarra elettrica, mentre successivamente ho scoperto il canto, studiandolo prima da autodidatta ed in seguito con professionisti del settore.
Il tuo singolo intitolato "Ricominciamo da qui" racconta il viaggio di un giovane musicista che mette la sua vita nelle mani della musica.
L'arrangiamento costruito su questo brano ci riporta ad una melodia prettamente italiana?
A mio avviso l'Italia, musicalmente parlando, è molto compatta: stilisticamente la si porta in scena per un certo periodo, dopodiché si passa ad un altro stile. "Ricominciamo da qui" è un arrangiamento Pop Melodico Internazionale dal punto di vista delle sonorità. Questa scelta si è basata sul fatto che la mia etichetta discografica distribuisce i prodotti digitalmente anche all'estero, non a caso il brano "Il senso delle cose" è entrato nella iTunes Top 200 Chart in Germania. Questo fa capire che l'italia nel mondo è ancora forte, e che soprattutto il mondo crede ancora nei giovani.
Non sempre ricominciare coincide con l'aver fallito. Quali sono le esperienze musicali che difficilmente dimenticherai?
XFactor e Sanremo. L'impatto era veramente forte e l'idea del confronto che si ha in quelle circostanze mi ha fatto crescere e maturare sia musicalmente che umanamente.
Tra i tuoi brani spicca l'inedito "Il Senso delle cose". Cosa vuoi comunicare al tuo pubblico?
"Il senso delle cose" è il brano da cui prende nome il mio intero disco: è stato scelto appositamente da me e dalla mia etichetta discografica in quanto racchiude un grande significato, cioè quello di mettermi in discussione. Questo brano è un confronto tra me e la vita che il destino ha deciso di riservarmi, un mix di esperienze di vita che mi hanno segnato ed ho poi successivamente deciso di mettere in musica.
Quali sono i tuoi artisti preferiti?
Personalmente sono dell'idea che un cantautore è tale quando è ispirato poco dagli altri e molto più da se stesso. Ciò non significa non ascoltare altra musica, perciò tornando alla domanda potrei citare Luciano Ligabue, per la maestosità e la poesia espressa nei suoi testi, e Daniele Groff cantautore molto raffinato sia nei testi sia negli arrangiamenti con un tocco, se vogliamo, che si affaccia oltre allo stile Italiano, richiamando un po' la musicalità di Band inglesi un po' underground un esempio classico gli Oasis. Questo fa la differenza, perché è un artista che ha avuto il coraggio di portarsi fuori dai confini rilegati alla nazione di nascita.
E' cambiato il modo di fare e ascoltare musica rispetto al passato?
Sicuramente. La musica corre di pari passo con il mondo: in passato si era più inclini ad ascoltare musica di un certo livello, mentre oggi la ascoltiamo con un approccio diverso ed è diventata un contorno della vita quotidiana. Sui palchi oggi vediamo sempre meno strumenti e suoni molto meno naturali. Anche l'ascoltatore oggi è cambiato, si ricerca musica più coinvolgente piuttosto che musica con significati profondi.