Dare la vita
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Dare la vita: la nuova rubrica sull’associazionismo a Bisceglie

Il racconto di una Bisceglie per il sociale

"Dare la vita", il romanzo postumo di Michela Murgia edito da Rizzoli, curato da Alessandro Giammei, figlio d'anima della scrittrice e teologa, tratta della queerness familiare intesa nel suo significato più ampio come una vera e propria famiglia legata non dal sangue ma dall'affetto e dalla stima che lega coloro che ne fanno parte. Murgia, scrittrice, teologa, filosofa queer nonché uno dei punti di riferimento più importanti per la trattazione delle questioni di genere nell'ultimo decennio, nel corso della sua carriera, più volte è tornata sulla trattazione del tema della gravidanza, con l'intento di portare avanti una riflessione tutt'altro che scontata sulla differenza tra gravidanza e maternità.

Si può essere, secondo la sua riflessione, madri d'anima senza necessariamente essere madri biologiche di un figlio, così come si può essere figlie d'anima di un padre con cui non si condivide nessuna eredità genetica. Aver partorito le persone di cui si è genitrici non definisce i ruoli all'interno della famiglia né tanto meno la portata empatica con cui i legami devono instaurarsi. Si può accogliere e crescere persone senza basare quel legame d'anima su una appartenenza allo stesso gruppo sanguigno o allo stesso nucleo familiare. E questo si esplica come quelle che in "Dare la vita" vengono presentate come "famiglie queer".

È da questa struggente riflessione che nasce questa rubrica: le associazioni, nel loro più ampio spettro, funzionano come delle famiglie queer in cui a legare le persone che ne fanno parte non sono i legami biologici, ma il conseguimento di uno stesso traguardo, una comunità di valori che pone le basi per la convivenza di questa piccolo gruppo umano. In quest'ottica, "Dare la vita - Bisceglie per il sociale" si pone l'obiettivo di presentare le diverse realtà associative presenti sul territorio attraverso la lente di chi rivede in queste piccole comunità delle famiglie costituite per scelta e non per sangue, che si basano sull'affidabilità e non sulla fedeltà monogama, presentata da Murgia come un'imposizione dall'alto.

«Dentro questa presunzione di eternità dei rapporti (monogami) niente deve spostarsi, o non è "vero amore", perché il "vero amore" non cambia. Il "vero amore" è uno, eterno, eternamente identico» scrive. «La quantità di sofferenze che derivano da questa idea irrealistica del cuore delle persone è infinita e spesso vissuta nel segreto. I rapporti in quest'ottica non possono finire, solo fallire» conclude.

Le associazioni nascono come famiglie di persone legate non dal sangue, né da un legame immobile e atemporale, ma unite da una comunità di intenti che spesso supera la dimensione temporale e spaziale. Fare associazionismo o attivismo vuol dire "dare la vita", spendere il proprio tempo per un "vero amore" che non può fallire, perché sempre in movimento e mai uguale a sé stesso.
  • Michela Murgia
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Il racconto di una Bisceglie per il Sociale - a cura di Serena de Musso

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