E guardo il mondo da un oblò
Riflessioni di un biscegliese al nord
L'amministratore scambiato per babysitter della società
martedì 22 ottobre 2019
13.00
Dal 28 agosto 2018 vivo e lavoro in Lombardia, esattamente a Vescovato, in provincia di Cremona. Con attenzione seguo, online, le vicende politico-amministrative, ma anche culturali e sportive, della mia amata Bisceglie.
Periodicamente torno a casa e mi rendo conto che la città non è cambiata affatto, ma i biscegliesi sì.
Ormai sono tutti leoni da tastiera, tutti abili politici. Molti sono abili teatranti, quadri in cerca di collocazione in qualche galleria.
Pochi si salvano: quelli che si impegnano senza troppi proclami, quelli che non amano il «Con me non si è fatto così...», quelli che in silenzio portano a casa i risultati, quelli che al posto della foto di un problema con la scritta "si deve" preferiscono "agire", quelli che si impegnano ad onorare i propri doveri per il rispetto dei diritti altrui.
Abbiamo scambiato la funzione di amministratore con quella di babysitter della società, attribuendo a chi guida la città tutti i problemi causati dalla nostra mancanza di attenzione nei confronti delle cosa pubblica. Ciascuno di noi è amministratore e parte della comunità, con una responsabilità maggiore rispetto a chi siede tra gli scranni di Palazzo San Domenico. Bisogna imparare dall'agire delle mamme nei confronti dei propri figli. Queste non agiscono per una premialità economica, ma solo per amore e cura.
Abbiamo bisogno di vivere in funzione dell'altro, il quale dev'essere fine e non mezzo delle nostre azioni.
L'egocentrismo mediatico è una malattia che si sta diffondendo: tutti contro tutti, tutti criticano tutti, tutti scaricano la colpa su tutti. Ma chi agisce?
Impariamo, allora, ad avere cura delle persone e dell'ambiente in cui viviamo: cominciamo ad aiutare non più per la foto online e per i mi piace; cominciamo a differenziare i rifiuti non soltanto per 10 centesimi in più sulla green card; cominciamo a usare modi e linguaggi più adatti a un mondo educato; cominciamo a leggere gli atti comunali, a seguire i consigli comunali e se qualcosa non quadra parliamone con chi è stato votato; cominciamo a non criticare e basta, ma a pensare ad una possibile soluzione; cominciamo ad essere responsabili.
In fin dei conti i topi per strada, i politici con le amanti, gli sfalzini, i rifiuti abbandonati per la campagna, gli omicidi, la gente che muore sola per la povertà, la microcriminalità, la puzza dal depuratore, a Bisceglie ci sono sempre stati.
Evidentemente la comunità non è stata in grado di crescere, di evolversi; i problemi, prima, si leggevano sui vari giornali (al bar e dal parrucchiere) e per esprimerti dovevi saper argomentare una discussione e reggere la tua tesi, altrimenti ascoltavi chi ne sapeva più di te e ti lasciavi influenzare, convincere. Ora gli influencer posano mezzi nudi e ti basta pubblicare una foto, dare la colpa a qualcuno, per crederti chissà chi o, magari, finanche giornalista.
Tranquilla Bisceglie! Avrei sempre dei figli che, nel silenzio, lavoreranno per il tuo bene: se fosse buona prassi di tutti, sarebbe uno spettacolo.
Periodicamente torno a casa e mi rendo conto che la città non è cambiata affatto, ma i biscegliesi sì.
Ormai sono tutti leoni da tastiera, tutti abili politici. Molti sono abili teatranti, quadri in cerca di collocazione in qualche galleria.
Pochi si salvano: quelli che si impegnano senza troppi proclami, quelli che non amano il «Con me non si è fatto così...», quelli che in silenzio portano a casa i risultati, quelli che al posto della foto di un problema con la scritta "si deve" preferiscono "agire", quelli che si impegnano ad onorare i propri doveri per il rispetto dei diritti altrui.
Abbiamo scambiato la funzione di amministratore con quella di babysitter della società, attribuendo a chi guida la città tutti i problemi causati dalla nostra mancanza di attenzione nei confronti delle cosa pubblica. Ciascuno di noi è amministratore e parte della comunità, con una responsabilità maggiore rispetto a chi siede tra gli scranni di Palazzo San Domenico. Bisogna imparare dall'agire delle mamme nei confronti dei propri figli. Queste non agiscono per una premialità economica, ma solo per amore e cura.
Abbiamo bisogno di vivere in funzione dell'altro, il quale dev'essere fine e non mezzo delle nostre azioni.
L'egocentrismo mediatico è una malattia che si sta diffondendo: tutti contro tutti, tutti criticano tutti, tutti scaricano la colpa su tutti. Ma chi agisce?
Impariamo, allora, ad avere cura delle persone e dell'ambiente in cui viviamo: cominciamo ad aiutare non più per la foto online e per i mi piace; cominciamo a differenziare i rifiuti non soltanto per 10 centesimi in più sulla green card; cominciamo a usare modi e linguaggi più adatti a un mondo educato; cominciamo a leggere gli atti comunali, a seguire i consigli comunali e se qualcosa non quadra parliamone con chi è stato votato; cominciamo a non criticare e basta, ma a pensare ad una possibile soluzione; cominciamo ad essere responsabili.
In fin dei conti i topi per strada, i politici con le amanti, gli sfalzini, i rifiuti abbandonati per la campagna, gli omicidi, la gente che muore sola per la povertà, la microcriminalità, la puzza dal depuratore, a Bisceglie ci sono sempre stati.
Evidentemente la comunità non è stata in grado di crescere, di evolversi; i problemi, prima, si leggevano sui vari giornali (al bar e dal parrucchiere) e per esprimerti dovevi saper argomentare una discussione e reggere la tua tesi, altrimenti ascoltavi chi ne sapeva più di te e ti lasciavi influenzare, convincere. Ora gli influencer posano mezzi nudi e ti basta pubblicare una foto, dare la colpa a qualcuno, per crederti chissà chi o, magari, finanche giornalista.
Tranquilla Bisceglie! Avrei sempre dei figli che, nel silenzio, lavoreranno per il tuo bene: se fosse buona prassi di tutti, sarebbe uno spettacolo.