Embedding: riaprire i porti
La vera sfida è quella dell'intermodalità degli scambi
Non si tratta, infatti, solo di un sistema di approdo per le merci o di ancoraggio per le imbarcazioni, il porto, in quanto simbolo, esprime un'idea, anzi una pluralità di idee che, elaborate, ci permettono di tracciare un pensiero in grado di ripartire, di segnare una ripresa, soprattutto nei territori urbani.
Una delle consultazioni è a firma di Jacopo Riccardi, coordinatore dei progetti portuali della Regione Liguria. La riflessione di Riccardi inserisce il sistema portuale delle città italiane nel quadro normativo delle leggi europee sulle infrastrutture. Sottolinea Riccardi quasi un "pugno di ferro" fra i riferimenti giuridici europei che pongono alcuni standard nelle infrastrutture territoriali e le amministrazioni nazionali, regionali, comunali che cercano di declinare gli standard al proprio territorio. Per quanto riguarda le zone portuali, come tutta la rete delle infrastrutture, la vera sfida è quella dell'intermodalità degli scambi, ovvero del passaggio da un mezzo di locomozione ad un altro. Esempi lampanti sono i posteggi per biciclette dinanzi alle stazioni ferroviarie, oppure i grandi parcheggi nelle vicinanze dei centri abitati o delle linee degli autobus.
Insomma, l'orizzonte delle infrastrutture sembra quello dell'abbandono dell'automobile come unico e solo mezzo per muoversi, prediligendo una rete in cui i mezzi cambiano, preferendo l'utilizzo e l'ottimizzazione di quelli pubblici. Se questo vale per il trasporto via terra, ancora di più vale per il trasporto via mare, dal momento che l'intermodalità segna il passaggio dalla terra al mare. Proprio i porti, dunque, si caratterizzano per lo scambio intermodale dei mezzi, anche per il semplice fatto che l'ambiente cambia, dalla terra al mare. In questa prospettiva, la riflessione di Riccardi ruota intorno al termine embedding.
Concludo queste mere suggestioni con un concetto che, per quanto possa non sembrare, è ben conferente all'argomento, quello di embedding, termine estremamente diffuso anche nel linguaggio eurocomunitario, con diverse accezioni, ma tutte convergenti sul significato plastico di "incorporamento, immersione", come di meccanismi che vengono radicati in una superficie.
Etimologicamente, anche il verbo to bed ha a che fare col sostantivo bed, letto, da leggersi nel senso più ampio di alloggio, stanza d'albergo. L'idea distribuire gli spazi, i territori, per plot o per "stanze", idea pianificatoria, è mediana tra il nome ed il verbo; ebbene, la sfida dell'embedding per le istituzioni che si raccolgono sotto l'etichetta di portualità è propriamente quella duplice dell'immersione nel pensiero giuridico comunitario, e quello della strutturazione delle giuste stanze, con visione di pianificazione, per un significativo strumento di Port recovery. (1)
Il termine embedding, propriamente, significa incorporazione, immersione, incasso. Si tratta di una azione pianificatoria in cui il sistema delle infrastrutture viene immerso nella città stessa. Per le zone portuali, dunque, occorre non semplicemente rifinanziare tutto ciò che concerne i porti, ma radicare il porto all'interno di un sistema urbano intermodale. Tornando al termine embedding, in termini filosofici, si tratterebbe di ripartire dai porti quasi s-confinandoli da se stessi, sbancandoli e incorporandoli in un tessuto urbano. Si tratta, in prima istanza, di passare da una propaganda di "porti chiusi", a un ricollocamento dei porti come parte integrante delle città. Non solo per riaprire i porti, quanto per riaprire le città. E speriamo anche le idee.
1 - J. Riccardi, Port Recovery: spunti e suggestioni, newsletter INU del 12 dicembre 2020. https://www.inu.it/wp-content/uploads/contributo-riccardi-inu-2020.pdf