Maglia 165 o ex fabbrica Bimarmi?
L'invenzione del quotidiano descrive la storia di un luogo
La discussione verte attorno alla maglia 165 e alla rispettiva lottizzazione. Ora, non voglio avventurarmi in procedure tecniche e amministrative, per non parlare della discussione politica e degli interessi economici che ci sono dietro alla pianificazione territoriale e urbanistica di una città. Se volessimo, tuttavia, affrontare la questione dal punto di vista sia filosofico che urbanistico, ci occorre prima di tutto fare chiarezza su cosa sia la maglia 165.
Se un turista chiedesse dove si trovi la maglia 165, siamo certi che la maggior parte dei biscegliesi non saprebbe dare indicazioni a riguardo. E se provassimo con un sistema di segnalazione Gps, neanche con questo dispositivo riusciremmo a raggiungerla. Invece, se qualcuno ci chiedesse indicazioni per l'ex-Bimarmi o per la spiaggia della Bimarmi, tutti i cittadini biscegliesi saprebbero fornire indicazioni. Infatti, la maglia 165 non è altro che la zona della fabbrica Bimarmi, la quale ha cessato la sua produzione e versa oggi in stato di dismissione e di abbandono.
La questione, dunque, non è solo di chiarezza terminologica ma di uso del linguaggio. Infatti, se nel linguaggio del Piano regolatore generale, la zona è nota come maglia 165, dal punto di vista di chi ci abita in città, la zona è conosciuta come (ex) Bimarmi. Sono due linguaggi corretti nelle loro specificità ma che dicono anche due prospettive differenti per quanto riguarda la zona presa in questione. Parlare di lottizzazione della maglia 165 non dice ciò che significa quel luogo per i cittadini biscegliesi.
Carlo Cellamare, in un suo libro sul Rione Monti di Roma scrive:
Il senso dei luoghi non è uno, ma è plurimo (cosa ancor più vera nella complessificazione sociale attuale), e spesso dà origine a conflitti profondi e nascosti, quasi subliminali, e alle volte proprio per questo insuperabili. Anche la tensione tra immaginari imposti e/o istituzionali e immaginari prodotti socialmente dalle pratiche e dalla vita quotidiana è una tensione sempre esistita, mai vincente, che mantiene sempre aperta la possibilità di non chiudersi su significati imposti (1)
Il doppio linguaggio utilizzato, anche nel nostro caso, fra l'istituzione e la quotidianità, esprime non solo la funzionalità della zona ma la storia stessa del luogo che viene preso in esame. Se per il linguaggio tecnico, dunque, quella zona è maglia 165, la quale la collega a una visione complessiva della città, dall'altra parte quella zona è "La Bimarmi", il luogo su cui sorgono i resti di un'industria che ha segnato la storia e il territorio biscegliese negli anni passati, non solo dal punto di vista economico ma come costruzione del quotidiano. Ed è proprio questa costruzione del quotidiano o, come direbbe Michel de Certeau, invenzione del quotidiano, a descrivere la storia di un luogo.
Una storia che oggi ha bisogno di un'ermeneutica dell'ex-fabbrica Bimarmi, per conferire valore a quel luogo, partendo dal linguaggio utilizzato per definirla. Perché ogni parola ha il suo peso e ogni definizione nasconde una prospettiva di fondo, di cui la filosofia accetta la sfida di tradurre.
(1) Carlo Cellamare, Fare città. Pratiche urbane e storie di luoghi, Elèuthera, Milano 2008, pagina 137.