Il pizzicotto
Ambiente 2.0, Camassa, Sangalli: cosa accadrà all’igiene urbana di Bisceglie?
Approfondendo la doppia sentenza sul caso dell’appalto per il servizio rifiuti
mercoledì 2 agosto 2017
07.40
La faccenda igiene, grattacapo ormai per tutte le amministrazioni comunali italiane, continua a complicarsi e a regalare sorprese che lasciano perplessi.
L'ultima, alla vigilia di una festività cruciale per tutte le macchine amministrative, sta nel doppio pronunciamento del Tribunale Amministrativo di Bari, che ha dato ragione al Comune di Bisceglie nei confronti di Camassa, ma ha al contempo dato atto alla terza in graduatoria, la Sangalli, di essere nel giusto a pretendere il posto di Ambiente 2.0 a Bisceglie.
La storia è ingarbugliata, ma è giusto raccontarla per intero. Lo farò partendo dalle conclusioni, che forse è più semplice.
Se la CamassAmbiente non dovesse far ricorso al Consiglio di Stato, come pure ci si aspetta, quel che dovrebbe accadere è che da qui a più meno Ferragosto Bisceglie si ritrovi un nuovo gestore igiene urbana, battendo il record storico del cambio di tre aziende in un anno.
Se invece Ambiente 2.0 facesse appello alla sentenza del TAR promossa e vinta da Sangalli, dovremmo attendere il tempo del pronunciamento della magistratura e, in caso di conferma del verdetto, aspettarci un cambio di guardia poco prima di Natale.
Le cose potrebbero mettersi però diversamente se la CamassAmbiente dovesse vincere un altro ricorso, quello ipotetico contro il Comune di Bisceglie avverso la sentenza riguardante l'annullamento previa sospensione di efficacia del provvedimento di recesso dal contratto stipulato con il comune di Bisceglie a gennaio 2016.
In tal caso Ambiente 2.0 (con cui prudentemente il comune di Bisceglie non ha mai firmato un contratto) dovrebbe comunque mollare gli ormeggi, ma per lasciare il posto all'impresa barese che il Comune di Bisceglie aveva già mandato a casa, a seguito di una interdittiva antimafia emessa dal prefetto il 23 dicembre.
Non cambierebbe nulla rispetto a quanto accade ora solo se a ricorrere e convincere il Consiglio di Stato fosse solo Ambiente 2.0, che in tal caso resterebbe dov'è con buona pace delle altre due ditte.
L'ipotesi, tuttavia è improbabile, perché l'impresa di Monza arrivata terza in graduatoria si era presentata al TAR con un caso di storia già bello e impacchettato, dimostrando al giudice di aver ragione di default.
La Sangalli chiedeva ai magistrati di pronunciarsi contro l'aggiudicazione dell'appalto del servizio igiene urbana ad Ambiente 2.0, poiché il consorzio, mentre già a Bisceglie operava la Camassa, aveva fittato il ramo d'azienda che svolge il servizio, per altro in difetto di regolarità contabile, ad una ditta terza. La cessione, comunicata prontamente al Comune, avrebbe però durata quinquennale, di due anni inferiore a quella dell'appalto.
Nel ricorrere, la ditta faceva presente al TAR Puglia che già il 21 maggio una sentenza del TAR Catania (la n.1118/2017) si era espressa su un caso identico, dando retta alla ricorrente contro l'aggiudicazione di un appalto ad Ambiente 2.0: il consorzio di Milano era stato dichiarato aggiudicatario di una gara in Sicilia, ma avendo ceduto quel ramo di azienda non in regola per una durata inferiore alla durata dell'appalto (fino al 31/12/2021), non possedeva i requisiti per poter garantire l'intero svolgimento del servizio. Il comune avrebbe dovuto pertanto procedere a far scorrere la graduatoria.
Il TAR Puglia, posto di fronte ad un giudizio già espresso con lo stesso consorzio protagonista, ha copiato e incollato, respingendo però ogni ipotesi risarcitoria a danno del comune.
Quel che accadrà da qui a breve è tutto da capire. Il comune, ad oggi, ha interesse solo a starsene a guardare, incrociando le dita affinché il servizio igiene, che dritto o storto sta più o meno funzionando, non subisca altre frenate, magari nel pieno delle ferie, quando gli si richiede un indispensabile sprint.
L'ultima, alla vigilia di una festività cruciale per tutte le macchine amministrative, sta nel doppio pronunciamento del Tribunale Amministrativo di Bari, che ha dato ragione al Comune di Bisceglie nei confronti di Camassa, ma ha al contempo dato atto alla terza in graduatoria, la Sangalli, di essere nel giusto a pretendere il posto di Ambiente 2.0 a Bisceglie.
La storia è ingarbugliata, ma è giusto raccontarla per intero. Lo farò partendo dalle conclusioni, che forse è più semplice.
Se la CamassAmbiente non dovesse far ricorso al Consiglio di Stato, come pure ci si aspetta, quel che dovrebbe accadere è che da qui a più meno Ferragosto Bisceglie si ritrovi un nuovo gestore igiene urbana, battendo il record storico del cambio di tre aziende in un anno.
Se invece Ambiente 2.0 facesse appello alla sentenza del TAR promossa e vinta da Sangalli, dovremmo attendere il tempo del pronunciamento della magistratura e, in caso di conferma del verdetto, aspettarci un cambio di guardia poco prima di Natale.
Le cose potrebbero mettersi però diversamente se la CamassAmbiente dovesse vincere un altro ricorso, quello ipotetico contro il Comune di Bisceglie avverso la sentenza riguardante l'annullamento previa sospensione di efficacia del provvedimento di recesso dal contratto stipulato con il comune di Bisceglie a gennaio 2016.
In tal caso Ambiente 2.0 (con cui prudentemente il comune di Bisceglie non ha mai firmato un contratto) dovrebbe comunque mollare gli ormeggi, ma per lasciare il posto all'impresa barese che il Comune di Bisceglie aveva già mandato a casa, a seguito di una interdittiva antimafia emessa dal prefetto il 23 dicembre.
Non cambierebbe nulla rispetto a quanto accade ora solo se a ricorrere e convincere il Consiglio di Stato fosse solo Ambiente 2.0, che in tal caso resterebbe dov'è con buona pace delle altre due ditte.
L'ipotesi, tuttavia è improbabile, perché l'impresa di Monza arrivata terza in graduatoria si era presentata al TAR con un caso di storia già bello e impacchettato, dimostrando al giudice di aver ragione di default.
La Sangalli chiedeva ai magistrati di pronunciarsi contro l'aggiudicazione dell'appalto del servizio igiene urbana ad Ambiente 2.0, poiché il consorzio, mentre già a Bisceglie operava la Camassa, aveva fittato il ramo d'azienda che svolge il servizio, per altro in difetto di regolarità contabile, ad una ditta terza. La cessione, comunicata prontamente al Comune, avrebbe però durata quinquennale, di due anni inferiore a quella dell'appalto.
Nel ricorrere, la ditta faceva presente al TAR Puglia che già il 21 maggio una sentenza del TAR Catania (la n.1118/2017) si era espressa su un caso identico, dando retta alla ricorrente contro l'aggiudicazione di un appalto ad Ambiente 2.0: il consorzio di Milano era stato dichiarato aggiudicatario di una gara in Sicilia, ma avendo ceduto quel ramo di azienda non in regola per una durata inferiore alla durata dell'appalto (fino al 31/12/2021), non possedeva i requisiti per poter garantire l'intero svolgimento del servizio. Il comune avrebbe dovuto pertanto procedere a far scorrere la graduatoria.
Il TAR Puglia, posto di fronte ad un giudizio già espresso con lo stesso consorzio protagonista, ha copiato e incollato, respingendo però ogni ipotesi risarcitoria a danno del comune.
Quel che accadrà da qui a breve è tutto da capire. Il comune, ad oggi, ha interesse solo a starsene a guardare, incrociando le dita affinché il servizio igiene, che dritto o storto sta più o meno funzionando, non subisca altre frenate, magari nel pieno delle ferie, quando gli si richiede un indispensabile sprint.