Il pizzicotto
Dalla mostra sfumata di Picasso ad un riscatto artistico che abbia l'odore della terra
Se quegli alberi imbrattati diventassero opere d'arte...
martedì 9 gennaio 2018
Ricapitoliamo, ma solo per andare oltre, alla fine di questo articolo, che contiene una proposta.
Dunque. I primi di ottobre, con un atto che incontrava il nostro massimo consenso e compiacimento, il vicesindaco Vittorio Fata nominava consulente comunale per le politiche culturali, Pietro Di Terlizzi, direttore dell'Accademia delle belle arti di Foggia.
Il prof, quotato artista e organizzatore di iniziative culturali, non fu dolce di sale: aveva accettato l'incarico gratuito perché non poteva accettare che Bisceglie negli ultimi vent'anni avesse fatto tanti passi indietro – eccezioni dovute - in fatto di arte e cultura.
Nella conferenza stampa di presentazione dell'incarico, prevalentemente ancorato alle sorti di Palazzo Tupputi e del sistema museale che in teoria (ma solo in teoria perché Palazzo Tupputi non ha destinazione d'uso di museo) da qui si dipana, illustrò a grandi linee il suo piano, incentrato sullo stacco con il passato: via i costosi premi attribuiti unilateralmente, via i festival e le festicciole, niente più musei in formalina, destinati solo a conservare, tra polvere e silenzio, vecchi cimeli cari al cuore.
Per dare dimostrazione dell'operatività del suo mandato, Di Terlizzi raccontò in sede di conferenza stampa di essersi già portato avanti con il lavoro: «Abbiamo già stretto una partnership con l'AMACI, l'associazione italiana dei musi italiani di arte contemporanea, in virtù della quale, il prossimo 14 ottobre, Bisceglie ospiterà per la prima volta in Italia la Giornata del Contemporaneo. È una mostra organizzata velocemente, ho chiamato alcuni amici di un certo calibro ad esporre e mi hanno dato subito disponibilità. È un modo come un altro per lanciare un segnale. Ma presto ci legheremo al Mar di Rovereto, al Maxxi di Roma, a tutti i principali musei d'arte contemporanea d'Italia».
Il 14 ottobre è passato, com'è passato il 14 novembre e il 14 dicembre. Ed è di tutta evidenza il fatto che la Giornata del Contemporaneo non si è svolta. Gli ambienti di Palazzo Tupputi, per altro, in quei giorni erano adibiti a sale espositive di abiti da sposa e cerimonia per la rassegna Sposi nel Borgo Antico.
Si vociferava anche che a dicembre Di Terlizzi avrebbe portato a Bisceglie una mostra di Picasso. Come il castello di Conversano aveva ospitato con lungimiranza il grande fotografo dadaista Man Ray (ottenendone molti soldi e molta più visibilità), così il Palazzo più luminoso di Bisceglie avrebbe ospitato il padre del cubismo. Lo avrebbe fatto in piene feste di Natale, per agevolare il turismo, ad un costo inferiore a quello di un concerto di Gigi D'Alessio. Poi, mancando il budget, la mostra è sfumata via.
Una carina, originale, identitaria, sull'olio extravergine di oliva declinato ad arte, l'abbiamo rimediata (è in corso fino al 21 gennaio e vale vederla), grazie alla cocciutaggine di Di Terlizzi e alla facilità con cui riesce a far dialogare le voci più interessanti dell'arte contemporanea sui temi più sentiti.
Fin qui il riassunto di un breve percorso che, fino a maggio, potrebbe portare ancora qualche bel frutto, fine a sé stesso tuttavia se chi seguirà Fata non si renderà conto che di uno come Pietro Di Terlizzi (esattamente come accade per Carlo Bruni e il Garibaldi, Tonio Logoluso e il teatro don Sturzo, Tonio Musci / Cineclub Canudo e il Laboratorio Urbano, il CEA e il castello….) abbiamo fortemente bisogno.
Ne avremo bisogno anche domani non solo perché, per autorevolezza, potrebbe mettere ordine al proliferare di realtà fai-da-te che più proficuamente potrebbero collaborare in grandi progetti culturali comuni. E nemmeno solo perché ci sa fare con gli artisti e il difficile mondo della critica.
Ne avremmo bisogno per portare sulla retta via tutti quei giovani in cerca di espressione che finiscono per esibirsi in performances poco artistiche e - più che provocatorie - molto irritanti. Nessuno meglio di un direttore di accademia, che per di più conosce ad uno ad uno i suoi studenti, potrebbe cogliere in quella materia prima l'opportunità.
Tiro le somme e vengo al dunque perché ormai ci siamo.
Passeggiando per Strada del Carro ho incontrato gli alberi che vedete in foto, freschi di graffito. Per quanto bruttina la manifestazione artistica, ho trovato l'idea tutt'altro che teppistica. E da li ho immaginato un grande festival di "tree art" (pittura artistica dei tronchi) in piena campagna, sugli alberi di ulivo o di ciliegio da trasformare in un museo vivente.
Mi è subito venuto a mente la Cow Parade, l'evento d'arte itinerante che ad oggi conta il più alto numero di spettatori al mondo: 250 milioni.
L'esposizione pubblica, che dura dai 2 ai 4 mesi e consta di una media di 150 mucche in resina a dimensione naturale decorate da artisti di fama internazionale, è seguita da un'asta dal vivo, vero motivo d'attrazione per i collezionisti provenienti da ogni angolo del mondo.
Hanno acquistato mucche Ringo Starr, Elton John, David James e la principessa Firyal di Giordania. Ad ogni artista però, vengono concessi solo 1000 dollari a creazione, a prescindere dalla vendita o meno del pezzo, che diventa di proprietà dell'organizzazione. E così la macchina (la mandria) cammina sulle proprie zampe, senza essere dipendente dai finanziamenti che pure non le mancano.
Di Terlizzi ha già pensato a forme di arte ispirata alla campagna. Omaggiano l'olio extravergine d'oliva la gente è andata in visibilio, a dimostrare che il tema è sensibile, apprezzato.
Potrebbe essere una idea quella di prendere un uliveto sperduto, a confine con la città di Bisceglie e approfondire ancora meglio il tema, sul campo. Sperimentare la land art su scala locale, una versione nazionale ma collettiva di quel Bosco degli Olmi spagnolo ideato da Augustin Ibarrola in Spagna, ci proietterebbe ancora oltre, pur lasciandoci ancorati a quella 'ruralità di ritorno' che salverà la Puglia.
La formula per i ricavi è facile da ipotizzare: di ogni albero che vani firme in auge si potrebbero realizzare copie in miniatura in serie limitata, da rivendere ai collezionisti su prenotazione.
Dunque. I primi di ottobre, con un atto che incontrava il nostro massimo consenso e compiacimento, il vicesindaco Vittorio Fata nominava consulente comunale per le politiche culturali, Pietro Di Terlizzi, direttore dell'Accademia delle belle arti di Foggia.
Il prof, quotato artista e organizzatore di iniziative culturali, non fu dolce di sale: aveva accettato l'incarico gratuito perché non poteva accettare che Bisceglie negli ultimi vent'anni avesse fatto tanti passi indietro – eccezioni dovute - in fatto di arte e cultura.
Nella conferenza stampa di presentazione dell'incarico, prevalentemente ancorato alle sorti di Palazzo Tupputi e del sistema museale che in teoria (ma solo in teoria perché Palazzo Tupputi non ha destinazione d'uso di museo) da qui si dipana, illustrò a grandi linee il suo piano, incentrato sullo stacco con il passato: via i costosi premi attribuiti unilateralmente, via i festival e le festicciole, niente più musei in formalina, destinati solo a conservare, tra polvere e silenzio, vecchi cimeli cari al cuore.
Per dare dimostrazione dell'operatività del suo mandato, Di Terlizzi raccontò in sede di conferenza stampa di essersi già portato avanti con il lavoro: «Abbiamo già stretto una partnership con l'AMACI, l'associazione italiana dei musi italiani di arte contemporanea, in virtù della quale, il prossimo 14 ottobre, Bisceglie ospiterà per la prima volta in Italia la Giornata del Contemporaneo. È una mostra organizzata velocemente, ho chiamato alcuni amici di un certo calibro ad esporre e mi hanno dato subito disponibilità. È un modo come un altro per lanciare un segnale. Ma presto ci legheremo al Mar di Rovereto, al Maxxi di Roma, a tutti i principali musei d'arte contemporanea d'Italia».
Il 14 ottobre è passato, com'è passato il 14 novembre e il 14 dicembre. Ed è di tutta evidenza il fatto che la Giornata del Contemporaneo non si è svolta. Gli ambienti di Palazzo Tupputi, per altro, in quei giorni erano adibiti a sale espositive di abiti da sposa e cerimonia per la rassegna Sposi nel Borgo Antico.
Si vociferava anche che a dicembre Di Terlizzi avrebbe portato a Bisceglie una mostra di Picasso. Come il castello di Conversano aveva ospitato con lungimiranza il grande fotografo dadaista Man Ray (ottenendone molti soldi e molta più visibilità), così il Palazzo più luminoso di Bisceglie avrebbe ospitato il padre del cubismo. Lo avrebbe fatto in piene feste di Natale, per agevolare il turismo, ad un costo inferiore a quello di un concerto di Gigi D'Alessio. Poi, mancando il budget, la mostra è sfumata via.
Una carina, originale, identitaria, sull'olio extravergine di oliva declinato ad arte, l'abbiamo rimediata (è in corso fino al 21 gennaio e vale vederla), grazie alla cocciutaggine di Di Terlizzi e alla facilità con cui riesce a far dialogare le voci più interessanti dell'arte contemporanea sui temi più sentiti.
Fin qui il riassunto di un breve percorso che, fino a maggio, potrebbe portare ancora qualche bel frutto, fine a sé stesso tuttavia se chi seguirà Fata non si renderà conto che di uno come Pietro Di Terlizzi (esattamente come accade per Carlo Bruni e il Garibaldi, Tonio Logoluso e il teatro don Sturzo, Tonio Musci / Cineclub Canudo e il Laboratorio Urbano, il CEA e il castello….) abbiamo fortemente bisogno.
Ne avremo bisogno anche domani non solo perché, per autorevolezza, potrebbe mettere ordine al proliferare di realtà fai-da-te che più proficuamente potrebbero collaborare in grandi progetti culturali comuni. E nemmeno solo perché ci sa fare con gli artisti e il difficile mondo della critica.
Ne avremmo bisogno per portare sulla retta via tutti quei giovani in cerca di espressione che finiscono per esibirsi in performances poco artistiche e - più che provocatorie - molto irritanti. Nessuno meglio di un direttore di accademia, che per di più conosce ad uno ad uno i suoi studenti, potrebbe cogliere in quella materia prima l'opportunità.
Tiro le somme e vengo al dunque perché ormai ci siamo.
Passeggiando per Strada del Carro ho incontrato gli alberi che vedete in foto, freschi di graffito. Per quanto bruttina la manifestazione artistica, ho trovato l'idea tutt'altro che teppistica. E da li ho immaginato un grande festival di "tree art" (pittura artistica dei tronchi) in piena campagna, sugli alberi di ulivo o di ciliegio da trasformare in un museo vivente.
Mi è subito venuto a mente la Cow Parade, l'evento d'arte itinerante che ad oggi conta il più alto numero di spettatori al mondo: 250 milioni.
L'esposizione pubblica, che dura dai 2 ai 4 mesi e consta di una media di 150 mucche in resina a dimensione naturale decorate da artisti di fama internazionale, è seguita da un'asta dal vivo, vero motivo d'attrazione per i collezionisti provenienti da ogni angolo del mondo.
Hanno acquistato mucche Ringo Starr, Elton John, David James e la principessa Firyal di Giordania. Ad ogni artista però, vengono concessi solo 1000 dollari a creazione, a prescindere dalla vendita o meno del pezzo, che diventa di proprietà dell'organizzazione. E così la macchina (la mandria) cammina sulle proprie zampe, senza essere dipendente dai finanziamenti che pure non le mancano.
Di Terlizzi ha già pensato a forme di arte ispirata alla campagna. Omaggiano l'olio extravergine d'oliva la gente è andata in visibilio, a dimostrare che il tema è sensibile, apprezzato.
Potrebbe essere una idea quella di prendere un uliveto sperduto, a confine con la città di Bisceglie e approfondire ancora meglio il tema, sul campo. Sperimentare la land art su scala locale, una versione nazionale ma collettiva di quel Bosco degli Olmi spagnolo ideato da Augustin Ibarrola in Spagna, ci proietterebbe ancora oltre, pur lasciandoci ancorati a quella 'ruralità di ritorno' che salverà la Puglia.
La formula per i ricavi è facile da ipotizzare: di ogni albero che vani firme in auge si potrebbero realizzare copie in miniatura in serie limitata, da rivendere ai collezionisti su prenotazione.