Il pizzicotto
Il gioco del "chi sei tu chi sono io" e le primarie del PD
Vincitori e vinti a margine di una contesa Boccia - Spina che non doveva esserci, ma che i biscegliesi hanno sposato
martedì 2 maggio 2017
7.54
Sono costretti a pararsi gli occhi di fronte agli amici, perché il risultato delle urne, quelle delle primarie del 30 aprile, li schiaffeggia sonoramente.
Dalla loro, "gli storici" del Partito Democratico che si riconoscono in Francesco Boccia, hanno una sola scusante: non hanno fatto campagna elettorale. Un po' perché sono snob, un po' perché in altre faccende – buon per loro - affaccendati. Il loro è un dato solido, cristallizzato, di sempre. Quindi puro, scevro da condizionamenti temporanei dettati dal vento che spira: Boccia aveva detto si subito a Michele e ovunque l'ha seguito. Diligentemente i suoi, che si riconoscevano nella lista "Emiliano per l'Italia", hanno fatto la loro e nulla di più: consegnando risicati 960 voti al sindaco di Puglia, che ora pesa e tace.
Gli altri, quei 3198 per cui Mario Lamanuzzi, parlando di una "festa della democrazia" simile ad una Festa dei Santi al Monastero Santa Croce, si è chiesto: «E chiss a do stavn arrequote?» - tutti sanno che avrebbero votato per chiunque. L'importante era il "sigillo" di Francesco Spina, che ha colto ancora una volta l'occasione per contarsi e dimostrare al Pd che lo ha adottato di recente, che il sindaco di Bisceglie val pure una poltrona al Parlamento. Un Francesco per un altro, il messaggio lanciato col gioco del "chi sei tu chi sono io", col placido consenso dei cittadini biscegliesi, che ora che hanno scoperto che la bandiera del Partito Democratico ha gli stessi colori di quella dell'Italia, iniziano a fare il tifo per la squadra.
L'importante è sventolare il tricolore, tutti insieme.
A poco vale l'indignazione del vicesegretario della sezione del PD di Bisceglie Mauro Lorusso, che nel privato ha voluto sfogarsi parlando di Bisceglie come « città morta, di creduloni e astuti falsi entrambi». Quello che conta è il risultato, di cui pure lui è consapevole: «I tanti singoli fanno una massa. Se una goccia non fa niente, tante gocce creano un'alluvione».
Dalla loro, "gli storici" del Partito Democratico che si riconoscono in Francesco Boccia, hanno una sola scusante: non hanno fatto campagna elettorale. Un po' perché sono snob, un po' perché in altre faccende – buon per loro - affaccendati. Il loro è un dato solido, cristallizzato, di sempre. Quindi puro, scevro da condizionamenti temporanei dettati dal vento che spira: Boccia aveva detto si subito a Michele e ovunque l'ha seguito. Diligentemente i suoi, che si riconoscevano nella lista "Emiliano per l'Italia", hanno fatto la loro e nulla di più: consegnando risicati 960 voti al sindaco di Puglia, che ora pesa e tace.
Gli altri, quei 3198 per cui Mario Lamanuzzi, parlando di una "festa della democrazia" simile ad una Festa dei Santi al Monastero Santa Croce, si è chiesto: «E chiss a do stavn arrequote?» - tutti sanno che avrebbero votato per chiunque. L'importante era il "sigillo" di Francesco Spina, che ha colto ancora una volta l'occasione per contarsi e dimostrare al Pd che lo ha adottato di recente, che il sindaco di Bisceglie val pure una poltrona al Parlamento. Un Francesco per un altro, il messaggio lanciato col gioco del "chi sei tu chi sono io", col placido consenso dei cittadini biscegliesi, che ora che hanno scoperto che la bandiera del Partito Democratico ha gli stessi colori di quella dell'Italia, iniziano a fare il tifo per la squadra.
L'importante è sventolare il tricolore, tutti insieme.
A poco vale l'indignazione del vicesegretario della sezione del PD di Bisceglie Mauro Lorusso, che nel privato ha voluto sfogarsi parlando di Bisceglie come « città morta, di creduloni e astuti falsi entrambi». Quello che conta è il risultato, di cui pure lui è consapevole: «I tanti singoli fanno una massa. Se una goccia non fa niente, tante gocce creano un'alluvione».