Il pizzicotto
Il molo, i rifiuti e il dragaggio annunciato otto mesi prima del bando
I pescatori abbiano lenza e pazienza, ma facciano pressioni su chi deve badare a come ottenere i fondi per lo sfangamento
lunedì 11 dicembre 2017
8.38
Il molo di Levante. Ci ho pensato da quando, in una informale chiacchierata con il sempre collaborativo comandante della Polizia Municipale Michele Dell'Olio e l'assessore Gianni Abascià, facevamo il punto sulla caccia ai sozzoni che il Comune di Bisceglie ha intrapreso da circa sei mesi.
È una specie di guerra fredda, quella a chi abbandona i rifiuti dove capita pur di 1) non pagare la TARI 2) liberarsi quando preferiscono e in giorni diversi da quelli indicati dal calendario del gestore igiene urbana, degli scarti. È difficile, dispendiosa in termini di tempo e forze messe in campo, fruttuosa solo sul lungo periodo, perché chi inquina ha le sue strategie per farla franca quasi sempre.
Dalle decine di filmati raccolti dalle telecamere di videosorveglianza installate da Ambiente 2.0 e dal drone che periodicamente perlustra le campagne e dai blitz (quasi sempre in borghese) degli agenti della Polizia Municipale, qualcosa di importante emerge.
Ed è il disagio di alcune categorie di imprenditori, che inquinano più degli altri, finendo per infangare l'intero comparto. Il riferimento, in particolare, è ai pescatori.
Non c'è quasi microdiscarica che non sia stata intaccata dal fenomeno "cassette": imballaggi di polistirolo, di ogni dimensione, spesso impregnati di odori di pesce marcescente, vengono scaricate dagli operatori alle prime luci dell'alba o al tramonto in luoghi precisi dell'agro.
Senza voler forzare la mano collegando i due fenomeni, sta di fatto che da almeno due campagne elettorali gli operatori del comparto pesca chiedono al comune due cose: il dragaggio dei fondali e un'isola ecologica per lo smaltimento dei rifiuti prodotti a bordo.
Entrambi i progetti, promessi, redatti più volte, quasi attuati o comunque annunciati, non riescono a trasformarsi in fatti concreti.
Dell'isola ecologica per la raccolta degli oli minerali esausti e dei rifiuti speciali, pur realizzata dal Comune di Bisceglie nel 2015, i pescherecci non hanno mai potuto mai constatare l'utilità, poiché i fondi FEP 007/2013 stanziati dalla Regione Puglia sono stati revocati con l'obbligo da parte del comune a restituire i 131.000 euro erogati a titolo di prima anticipazione. Causa due mesi di ritardo nei lavori e nella consegna della rendicontazione, i funzionari decisero di revocare il contributo. Così l'isola ecologica resta lì a morire, mentre è vivo il contenzioso legale tra le due istituzioni.
Quanto allo sfangamento, annunciato dall'allora sindaco Francesco Spina a marzo 2017, c'è da dire che abbiamo al solito cantato vittoria prima ancora che iniziasse la guerra.
Quello di marzo era l'annuncio non dei fondi ricevuti da Bisceglie, ma della delibera di giunta regionale n. 373/2017, con cui la Regione comunicava a tutti i comuni non capoluogo dotati di porto l'operatività del fondo regionale di 48 milioni di euro dedicato al dragaggio.
L'avviso pubblico, invece, è stato emanato solo il 23 novembre, esatti dieci giorni lavorativi fa.
Nessuna assegnazione potava pertanto essere stata già disposta dai funzionari regionali in favore di Bisceglie. Tanto meno a marzo o giù di lì.
Se Bisceglie vuole quel milione di euro che dava come assodato, dovrà impegnarsi affinché la sua proposta ottenga nei tempi più stretti possibili almeno il minimo del punteggio: 60/100. Quello sul dragaggio è difatti un bando cosiddetto 'a sportello', in cui chi prima arriva meglio alloggia: non ci sono date di scadenza e graduatorie ma si procede ad ammettere tutti i progetti rispondenti alle caratteristiche del bando secondo l'ordine di arrivo e fino ad esaurimento dei fondi.
I pescatori avessero, come riporta un detto, lenza e pazienza, perché, ancora una volta, ci sarà da aspettare e non è detto che gli esiti saranno positivi.
Frattanto, però, potrebbero fare più pressioni sulle istituzioni, piuttosto che darsi allo scarto abusivo e ad altre cose non proprio esemplari finite sui paginoni della cronaca regionale e su cui non vogliamo tornare. Le elezioni sono vicine e sappiamo tutti come funziona.
È una specie di guerra fredda, quella a chi abbandona i rifiuti dove capita pur di 1) non pagare la TARI 2) liberarsi quando preferiscono e in giorni diversi da quelli indicati dal calendario del gestore igiene urbana, degli scarti. È difficile, dispendiosa in termini di tempo e forze messe in campo, fruttuosa solo sul lungo periodo, perché chi inquina ha le sue strategie per farla franca quasi sempre.
Dalle decine di filmati raccolti dalle telecamere di videosorveglianza installate da Ambiente 2.0 e dal drone che periodicamente perlustra le campagne e dai blitz (quasi sempre in borghese) degli agenti della Polizia Municipale, qualcosa di importante emerge.
Ed è il disagio di alcune categorie di imprenditori, che inquinano più degli altri, finendo per infangare l'intero comparto. Il riferimento, in particolare, è ai pescatori.
Non c'è quasi microdiscarica che non sia stata intaccata dal fenomeno "cassette": imballaggi di polistirolo, di ogni dimensione, spesso impregnati di odori di pesce marcescente, vengono scaricate dagli operatori alle prime luci dell'alba o al tramonto in luoghi precisi dell'agro.
Senza voler forzare la mano collegando i due fenomeni, sta di fatto che da almeno due campagne elettorali gli operatori del comparto pesca chiedono al comune due cose: il dragaggio dei fondali e un'isola ecologica per lo smaltimento dei rifiuti prodotti a bordo.
Entrambi i progetti, promessi, redatti più volte, quasi attuati o comunque annunciati, non riescono a trasformarsi in fatti concreti.
Dell'isola ecologica per la raccolta degli oli minerali esausti e dei rifiuti speciali, pur realizzata dal Comune di Bisceglie nel 2015, i pescherecci non hanno mai potuto mai constatare l'utilità, poiché i fondi FEP 007/2013 stanziati dalla Regione Puglia sono stati revocati con l'obbligo da parte del comune a restituire i 131.000 euro erogati a titolo di prima anticipazione. Causa due mesi di ritardo nei lavori e nella consegna della rendicontazione, i funzionari decisero di revocare il contributo. Così l'isola ecologica resta lì a morire, mentre è vivo il contenzioso legale tra le due istituzioni.
Quanto allo sfangamento, annunciato dall'allora sindaco Francesco Spina a marzo 2017, c'è da dire che abbiamo al solito cantato vittoria prima ancora che iniziasse la guerra.
Quello di marzo era l'annuncio non dei fondi ricevuti da Bisceglie, ma della delibera di giunta regionale n. 373/2017, con cui la Regione comunicava a tutti i comuni non capoluogo dotati di porto l'operatività del fondo regionale di 48 milioni di euro dedicato al dragaggio.
L'avviso pubblico, invece, è stato emanato solo il 23 novembre, esatti dieci giorni lavorativi fa.
Nessuna assegnazione potava pertanto essere stata già disposta dai funzionari regionali in favore di Bisceglie. Tanto meno a marzo o giù di lì.
Se Bisceglie vuole quel milione di euro che dava come assodato, dovrà impegnarsi affinché la sua proposta ottenga nei tempi più stretti possibili almeno il minimo del punteggio: 60/100. Quello sul dragaggio è difatti un bando cosiddetto 'a sportello', in cui chi prima arriva meglio alloggia: non ci sono date di scadenza e graduatorie ma si procede ad ammettere tutti i progetti rispondenti alle caratteristiche del bando secondo l'ordine di arrivo e fino ad esaurimento dei fondi.
I pescatori avessero, come riporta un detto, lenza e pazienza, perché, ancora una volta, ci sarà da aspettare e non è detto che gli esiti saranno positivi.
Frattanto, però, potrebbero fare più pressioni sulle istituzioni, piuttosto che darsi allo scarto abusivo e ad altre cose non proprio esemplari finite sui paginoni della cronaca regionale e su cui non vogliamo tornare. Le elezioni sono vicine e sappiamo tutti come funziona.