Il pizzicotto
Bisceglie oltre i coasis: la nuova Accademia del cimento
Il blog di Serena Ferrara
sabato 9 settembre 2017
11.09
La chiamarono così, la prima associazione scientifica italiana che usò il metodo sperimentale, quello che imponeva una verifica pratica alle ipotesi teoriche prima di dare della verità oggettiva ad una qualsiasi conoscenza. Fu fondata a Firenze a metà '600 dagli alunni di Galileo Galilei.
La nuova Accademia del Cimento, nata a Bisceglie in epoca spiniana, nei primi anni del 2000, ha messo da parte il metodo scientifico, ma si concede alla sperimentazione empirica frequentemente e volentieri.
Preferendo il "metodo della tenacia", per cui una cosa è vera perché si continua solidalmente a dire che è vera, si basa su credenze che spesso neanche i fatti riescono a confutare. Il sistema, elaborato dal filosofo Pierce, va sempre a braccetto con quello che lo stesso pensatore ha chiamato "metodo dell'autorità", per cui una cosa è vera perché la dice un'autorità riconosciuta. Che si tratti della Bibbia o di un governatore poco cambia.
Se i due metodi funzionano diventa vero anche che Bisceglie è una "città del futuro": lo dice un economista, lo divulga ufficialmente il Comune, lo ribadiscono quelli vicini al potere. Così la voce di Emmanuele Daluiso – con quattro dati (solo quelli sul turismo, sebbene il suo studio affrontasse molti altri aspetti della vita cittadina) messi in croce il giorno prima della decadenza – diventa voce credibile, imparziale e ufficiale.
Il collega Mario Lamanuzzi spiegò il sistema in termini filosofici, elaborando una brillante teoria e molte dimostrazioni pratiche. La chiamò fenomenologia dei "Coasis" per fondere il significato di gruppo unito e in particolare relazione con il leader, con la litania dello stesso leader nel ripetere ad ogni occasione le parole "coesione" o "coesi".
La recente tesi della Nuova Accademia del Cimento è effetto di questa strategia. Metodo dell'autorità e della tenacia insieme.
Così arriva ad essere vera anche l'ipotesi per cui è giusto che un primo cittadino, con le scatole ragionevolmente piene dopo dodici anni (meno sei mesi) di mandato, faccia 'spazio' al suo vice con elegante passo à la seconde, non dimettendosi ma costruendo sulla carta una incompatibilità con la carica di sindaco. Diventa, tra i Coasis, un atto coraggioso, cavalleresco, al limite dell'eroico.
«Questo a mio avviso non è un atto politico, ma un atto dovuto» le sibilline parole in consiglio comunale di un presidente – Napoletano – che in teoria doveva stare all'opposizione. O, volendo essere neutro in virtù dell'incarico assegnatogli, doveva stare almeno in silenzio nel corso dell'ultimo consiglio comunale.
«Se poi i consiglieri di opposizione riusciranno a dimostrare che si tratta di un atto fraudolento – ha aggiunto Napoletano - lo capiremo nei mesi a seguire». A patto che i Coasis guidati da Vittorio Fata, che prende in mano uno scettro consumato ma ancora efficace, non riescano, con il "cimento" a fornire nuove dimostrazioni all'incontrario, nuovi studi di economisti folgorati da Bisceglie e dal suo vincente metodo neosperimentale.
Mi piace riportare le parole dell'amico poeta Natale Buonarota, che rifugge dalla politica come ogni letterato che si rispetti, per dedicarsi a cose più alte e meno deludenti.
«Annuso due correnti di pensiero – mi scrive Natale, chiedendomi aiuto nel capire la situazione. - Una è miasma, l'altra è Chanel. Ma quale?»
Secondo la prima corrente "la decadenza è abbandono di ogni responsabilità e un gesto da uomo sarebbe stato dimettersi". Secondo l'altra "La decadenza è simbolo di forte responsabilità perché assicura una continuità politica ed amministrativa di coalizione. Dimettersi sarebbe stato un gesto da vigliacco in quanto avrebbe lasciato senza un governo la città in un momento delicato.
Testa, croce, oppure ossimoro?
Aiutatemi ad annusare amici e politici che leggete.
La politica offre sempre una via di scampo, una scorciatoia, un alibi. La politica non offre mai posizioni decifrabili, ma sempre rebus e dubbi amletici».
È vero, nella Nuova Accademia del Cimento, che in quanto a dialettica utilizza quella di vecchio stampo, funziona come sempre ha funzionato la politica: il metodo c'è, ma in quanto a portare verità scientifiche comprovabili e replicabili in altri contesti, manco a parlarne. Ogni esperimento è un cimento a sé. Un rebus già sciolto da chi esercita autorità e tenacia insieme e tende ad azioni istantanee e reversibili che appaiono scelte obbligate, sancite dalla legge. Va così e, fuori dalle urne, c'è davvero poco da fare.
La nuova Accademia del Cimento, nata a Bisceglie in epoca spiniana, nei primi anni del 2000, ha messo da parte il metodo scientifico, ma si concede alla sperimentazione empirica frequentemente e volentieri.
Preferendo il "metodo della tenacia", per cui una cosa è vera perché si continua solidalmente a dire che è vera, si basa su credenze che spesso neanche i fatti riescono a confutare. Il sistema, elaborato dal filosofo Pierce, va sempre a braccetto con quello che lo stesso pensatore ha chiamato "metodo dell'autorità", per cui una cosa è vera perché la dice un'autorità riconosciuta. Che si tratti della Bibbia o di un governatore poco cambia.
Se i due metodi funzionano diventa vero anche che Bisceglie è una "città del futuro": lo dice un economista, lo divulga ufficialmente il Comune, lo ribadiscono quelli vicini al potere. Così la voce di Emmanuele Daluiso – con quattro dati (solo quelli sul turismo, sebbene il suo studio affrontasse molti altri aspetti della vita cittadina) messi in croce il giorno prima della decadenza – diventa voce credibile, imparziale e ufficiale.
Il collega Mario Lamanuzzi spiegò il sistema in termini filosofici, elaborando una brillante teoria e molte dimostrazioni pratiche. La chiamò fenomenologia dei "Coasis" per fondere il significato di gruppo unito e in particolare relazione con il leader, con la litania dello stesso leader nel ripetere ad ogni occasione le parole "coesione" o "coesi".
La recente tesi della Nuova Accademia del Cimento è effetto di questa strategia. Metodo dell'autorità e della tenacia insieme.
Così arriva ad essere vera anche l'ipotesi per cui è giusto che un primo cittadino, con le scatole ragionevolmente piene dopo dodici anni (meno sei mesi) di mandato, faccia 'spazio' al suo vice con elegante passo à la seconde, non dimettendosi ma costruendo sulla carta una incompatibilità con la carica di sindaco. Diventa, tra i Coasis, un atto coraggioso, cavalleresco, al limite dell'eroico.
«Questo a mio avviso non è un atto politico, ma un atto dovuto» le sibilline parole in consiglio comunale di un presidente – Napoletano – che in teoria doveva stare all'opposizione. O, volendo essere neutro in virtù dell'incarico assegnatogli, doveva stare almeno in silenzio nel corso dell'ultimo consiglio comunale.
«Se poi i consiglieri di opposizione riusciranno a dimostrare che si tratta di un atto fraudolento – ha aggiunto Napoletano - lo capiremo nei mesi a seguire». A patto che i Coasis guidati da Vittorio Fata, che prende in mano uno scettro consumato ma ancora efficace, non riescano, con il "cimento" a fornire nuove dimostrazioni all'incontrario, nuovi studi di economisti folgorati da Bisceglie e dal suo vincente metodo neosperimentale.
Mi piace riportare le parole dell'amico poeta Natale Buonarota, che rifugge dalla politica come ogni letterato che si rispetti, per dedicarsi a cose più alte e meno deludenti.
«Annuso due correnti di pensiero – mi scrive Natale, chiedendomi aiuto nel capire la situazione. - Una è miasma, l'altra è Chanel. Ma quale?»
Secondo la prima corrente "la decadenza è abbandono di ogni responsabilità e un gesto da uomo sarebbe stato dimettersi". Secondo l'altra "La decadenza è simbolo di forte responsabilità perché assicura una continuità politica ed amministrativa di coalizione. Dimettersi sarebbe stato un gesto da vigliacco in quanto avrebbe lasciato senza un governo la città in un momento delicato.
Testa, croce, oppure ossimoro?
Aiutatemi ad annusare amici e politici che leggete.
La politica offre sempre una via di scampo, una scorciatoia, un alibi. La politica non offre mai posizioni decifrabili, ma sempre rebus e dubbi amletici».
È vero, nella Nuova Accademia del Cimento, che in quanto a dialettica utilizza quella di vecchio stampo, funziona come sempre ha funzionato la politica: il metodo c'è, ma in quanto a portare verità scientifiche comprovabili e replicabili in altri contesti, manco a parlarne. Ogni esperimento è un cimento a sé. Un rebus già sciolto da chi esercita autorità e tenacia insieme e tende ad azioni istantanee e reversibili che appaiono scelte obbligate, sancite dalla legge. Va così e, fuori dalle urne, c'è davvero poco da fare.