Il pizzicotto
Mercoledì piove
Lo spauracchio della siccità scende da Roma capitale, quello del maltempo sale dal cuore
martedì 25 luglio 2017
Mercoledì piove.
Detta ora, col luccicore agli occhi, più che una previsione meteorologica pare un augurio sincero a tutto il territorio, che l'ultima spruzzata d'acqua, della durata di pochi minuti, l'ha vista oltre tre settimane fa. Di pioggia vera non se ne vede da Pasqua o giù di lì.
La crisi idrica che sta mettendo in ginocchio Roma, una capitale che riesce meravigliosamente a fare disastri dove gli altri tirano dritto, è uno spauracchio per tutta l'Italia, che sta rivolgendo al meteo attenzioni sproporzionate.
Qualche effetto, sebbene temporaneo, sula sensibilità ambientale dell'italiano medio, questa situazione lo provoca. Spinto da un nuovo afflato verso la fisica della troposfera, il Bel Paese in corso di desertificazione solo oggi si rende conto di "fare acqua" da tutte le parti.
Non c'è quotidiano o tg che non abbia riportato domenica e lunedì i dati relativi alle perdite idriche (per usura, temperature, carichi e condizioni del terreno di posa delle tubature) delle reti di distribuzione di acqua potabile in Italia: a Roma raggiungono il 44%, a Bari, secondo l'ultimo rapporto Istat, superano il 52,3 %.
La Basilicata, da cui la Puglia munge quotidianamente, ha perdite che superano il 70% dei volumi immessi nelle condotte, il che significa che è appena il 30% degli invasi lucani a mantenerci idratati.
Nulla di nuovo, almeno da 30 anni, quando i primi strumenti di previsione delle falle degli acquedotti quantificarono i danni generati dal sistema delle condotte. Nulla più o meno è cambiato. Nessuno allora si allarmava troppo, dato che l'Italia è tra i paesi più ricchi di risorse idriche: ha un "capitale" teorico di 155 miliardi di m3 di acqua, pari ad un volume pro-capite di 2.700 m3.
Causa sprechi domestici, sprechi volontari e perdite altre, la domanda di acque potabile non risulta però più soddisfatta. Spesso neanche al virtuosissimo nord che perde appena il 16% di risorse nelle traversate fino ai rubinetti.
In Puglia, lo si sa, siamo a rischio più o meno da sempre. Ed è per questo che annuali prescrizioni di carattere regionale vengono emesse per impedire il peggio.
Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, che si è mostrato storicamente preparato alla emergenza estiva, ha firmato anche quest'anno un decreto sull'emergenza idrica, disponendo il il divieto di utilizzare acqua potabile erogata dall'acquedotto per usi impropri, come l'innaffiamento di giardini e prati, il lavaggio dei cortili e dei piazzali, il riempimento di piscine e vasche.
Mancando i controlli, non una multa però è stata emessa per dare l'esempio, cosicché, a fine luglio, si è arrivati allo stremo.
Le misure di contenimento della risorsa idrica che il presidente Emiliano avrebbe dovuto predisporre di concerto con gli enti locali, non sono invece note. Neanche a Bisceglie, dove in piazza tutte le fontanine decorative continuano a spruzzare acqua e le centinaia di piscine del litorale di Ponente si svuotano e colmano quotidianamente.
Ci si aggrapperà alla speranza che "mercoledì piove", fino al giorno in cui aprendo il rubinetto non ne uscirà fuori un ghigno arrugginito e irriverente.
Poi, alla prima pioggia vera, giù di nuovo, a piagnucolare in gruppo. Perché la pioggia, che ci pareva cosa santa, in realtà allaga, invalida, sporca, non lascia andare al mare o a passeggiare.
Detta ora, col luccicore agli occhi, più che una previsione meteorologica pare un augurio sincero a tutto il territorio, che l'ultima spruzzata d'acqua, della durata di pochi minuti, l'ha vista oltre tre settimane fa. Di pioggia vera non se ne vede da Pasqua o giù di lì.
La crisi idrica che sta mettendo in ginocchio Roma, una capitale che riesce meravigliosamente a fare disastri dove gli altri tirano dritto, è uno spauracchio per tutta l'Italia, che sta rivolgendo al meteo attenzioni sproporzionate.
Qualche effetto, sebbene temporaneo, sula sensibilità ambientale dell'italiano medio, questa situazione lo provoca. Spinto da un nuovo afflato verso la fisica della troposfera, il Bel Paese in corso di desertificazione solo oggi si rende conto di "fare acqua" da tutte le parti.
Non c'è quotidiano o tg che non abbia riportato domenica e lunedì i dati relativi alle perdite idriche (per usura, temperature, carichi e condizioni del terreno di posa delle tubature) delle reti di distribuzione di acqua potabile in Italia: a Roma raggiungono il 44%, a Bari, secondo l'ultimo rapporto Istat, superano il 52,3 %.
La Basilicata, da cui la Puglia munge quotidianamente, ha perdite che superano il 70% dei volumi immessi nelle condotte, il che significa che è appena il 30% degli invasi lucani a mantenerci idratati.
Nulla di nuovo, almeno da 30 anni, quando i primi strumenti di previsione delle falle degli acquedotti quantificarono i danni generati dal sistema delle condotte. Nulla più o meno è cambiato. Nessuno allora si allarmava troppo, dato che l'Italia è tra i paesi più ricchi di risorse idriche: ha un "capitale" teorico di 155 miliardi di m3 di acqua, pari ad un volume pro-capite di 2.700 m3.
Causa sprechi domestici, sprechi volontari e perdite altre, la domanda di acque potabile non risulta però più soddisfatta. Spesso neanche al virtuosissimo nord che perde appena il 16% di risorse nelle traversate fino ai rubinetti.
In Puglia, lo si sa, siamo a rischio più o meno da sempre. Ed è per questo che annuali prescrizioni di carattere regionale vengono emesse per impedire il peggio.
Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, che si è mostrato storicamente preparato alla emergenza estiva, ha firmato anche quest'anno un decreto sull'emergenza idrica, disponendo il il divieto di utilizzare acqua potabile erogata dall'acquedotto per usi impropri, come l'innaffiamento di giardini e prati, il lavaggio dei cortili e dei piazzali, il riempimento di piscine e vasche.
Mancando i controlli, non una multa però è stata emessa per dare l'esempio, cosicché, a fine luglio, si è arrivati allo stremo.
Le misure di contenimento della risorsa idrica che il presidente Emiliano avrebbe dovuto predisporre di concerto con gli enti locali, non sono invece note. Neanche a Bisceglie, dove in piazza tutte le fontanine decorative continuano a spruzzare acqua e le centinaia di piscine del litorale di Ponente si svuotano e colmano quotidianamente.
Ci si aggrapperà alla speranza che "mercoledì piove", fino al giorno in cui aprendo il rubinetto non ne uscirà fuori un ghigno arrugginito e irriverente.
Poi, alla prima pioggia vera, giù di nuovo, a piagnucolare in gruppo. Perché la pioggia, che ci pareva cosa santa, in realtà allaga, invalida, sporca, non lascia andare al mare o a passeggiare.