Il pizzicotto
Quella lettiera di rifiuti dietro l'ex Sirenella che vale decine di migliaia di euro
Aldurazyme: se i soldi della Sanità finiscono letteralmente in mare
martedì 14 novembre 2017
9.15
Sono bellissimi, creativi, socialmente utili, i laboratori che scuole, centri di educazione ambientale e ambientalisti realizzano a vario titolo con giovani e bambini al fine di educarli al rispetto del mare.
Vederne i risultati esposti in qualche mostra o ascoltare i piccoli quando ne parlano entusiasti, riempie di meraviglia, gonfia il cuore d'arte e di soddisfazione: sono semi lanciati al vento, ma il fiore di una coscienza ecologica da qualche parte crescerà.
Non sta crescendo oggi, mi viene da pensare, quando all'atto pratico, in una qualsiasi domenica mattina mi unisco al branco dei passeggianti sul primo tratto del lungomare.
C'è gente in coda nei pressi dell'ex Sirenella, lo scempio pubblico che sorge ai piedi di un molo, accanto a frequentati ristoranti e centri di allevamento molluschi, in una posizione di privilegio per chi cerca la tranquillità del mare a due passi dal centro città.
Lo stato di degrado in cui versa il futuro Centro di Tartarughe Marine di Bisceglie non è nemmeno da commentare. Persino la messa in sicurezza è ridicola: le quattro transenne in croce sono volate via al primo colpo di vento. Eppure in un qualsiasi evento pubblico le nuove norme impongono blocchi di calcestruzzo di monumentali dimensioni per questioni di pubblica sicurezza. Qua no, basta dare l'impressione. Ma così è la legge e il buonsenso non vale.
Domenica, approfittando forse di uno degli ultimi weekend di bel tempo della stagione, mi sono presa la briga di vedere quello che c'era dietro questo luogo dalla storia travagliata. Non dentro quegli spazi scarnificati che si offrivano ai ciclisti, ai podisti del giorno di festa, alle famiglie in cerca di un raggio di sole.
Alle spalle. All'imbocco di quel "molo nuovo" che ho sempre ritenuto - perché proibito - affascinante come pochi posti in riva al mare.
Non c'è solo una microdiscarica che sfugge ai censimenti, ma difficilemente agli occhi dei passanti. Non c'è solo un pericolo alla portata di tutti.
C'è, sul molo nuovo, dove i ragazzini scorazzano e giocano (chi ancora lo fa) a rincorrersi, qualcosa di molto più inquietante.
Un letto di flaconi mezzi o del tutto svuotati - con tanto di strumentazione per la terapia endovenosa - di Aldurazyme.
Cerco su internet, perché non ho mai sentito parlare di questo medicinale: "Medicinale soggetto a prescrizione medica, indicato per la terapia enzimatica sostitutiva a lungo termine in pazienti con diagnosi confermata di Mucopolisaccaridosi I".
Leggo le etichette: i farmaci (alcuni utilizzati, altri svuotati dall'attacco di salsedine e vento) scadevano a luglio 2019. Trattandosi di un farmaco per malattia rara, mi accerto del loro valore: prezzo indicativo di un flaconcino da 5 ml: 1097,52 euro. Rimborsabili.
Ci sono decine di migliaia di euro all'imbocco di quel molo, che abbiamo pagato a qualcuno. O meglio c'erano. Provenienti da non si sa dove e smaltiti illegalmente per non si sa quale ragione.
Sono lì a testimoniare che qualcosa non va come dovrebbe andare. Nella sanità, nel sistema di raccolta dei rifiuti speciali, nella mente di chi ha deciso di farli sparire (o forse renderli immortali) così. Non mi resta che allertare chi di dovere. Ma non oso nutrire la speranza di capire...
Vederne i risultati esposti in qualche mostra o ascoltare i piccoli quando ne parlano entusiasti, riempie di meraviglia, gonfia il cuore d'arte e di soddisfazione: sono semi lanciati al vento, ma il fiore di una coscienza ecologica da qualche parte crescerà.
Non sta crescendo oggi, mi viene da pensare, quando all'atto pratico, in una qualsiasi domenica mattina mi unisco al branco dei passeggianti sul primo tratto del lungomare.
C'è gente in coda nei pressi dell'ex Sirenella, lo scempio pubblico che sorge ai piedi di un molo, accanto a frequentati ristoranti e centri di allevamento molluschi, in una posizione di privilegio per chi cerca la tranquillità del mare a due passi dal centro città.
Lo stato di degrado in cui versa il futuro Centro di Tartarughe Marine di Bisceglie non è nemmeno da commentare. Persino la messa in sicurezza è ridicola: le quattro transenne in croce sono volate via al primo colpo di vento. Eppure in un qualsiasi evento pubblico le nuove norme impongono blocchi di calcestruzzo di monumentali dimensioni per questioni di pubblica sicurezza. Qua no, basta dare l'impressione. Ma così è la legge e il buonsenso non vale.
Domenica, approfittando forse di uno degli ultimi weekend di bel tempo della stagione, mi sono presa la briga di vedere quello che c'era dietro questo luogo dalla storia travagliata. Non dentro quegli spazi scarnificati che si offrivano ai ciclisti, ai podisti del giorno di festa, alle famiglie in cerca di un raggio di sole.
Alle spalle. All'imbocco di quel "molo nuovo" che ho sempre ritenuto - perché proibito - affascinante come pochi posti in riva al mare.
Non c'è solo una microdiscarica che sfugge ai censimenti, ma difficilemente agli occhi dei passanti. Non c'è solo un pericolo alla portata di tutti.
C'è, sul molo nuovo, dove i ragazzini scorazzano e giocano (chi ancora lo fa) a rincorrersi, qualcosa di molto più inquietante.
Un letto di flaconi mezzi o del tutto svuotati - con tanto di strumentazione per la terapia endovenosa - di Aldurazyme.
Cerco su internet, perché non ho mai sentito parlare di questo medicinale: "Medicinale soggetto a prescrizione medica, indicato per la terapia enzimatica sostitutiva a lungo termine in pazienti con diagnosi confermata di Mucopolisaccaridosi I".
Leggo le etichette: i farmaci (alcuni utilizzati, altri svuotati dall'attacco di salsedine e vento) scadevano a luglio 2019. Trattandosi di un farmaco per malattia rara, mi accerto del loro valore: prezzo indicativo di un flaconcino da 5 ml: 1097,52 euro. Rimborsabili.
Ci sono decine di migliaia di euro all'imbocco di quel molo, che abbiamo pagato a qualcuno. O meglio c'erano. Provenienti da non si sa dove e smaltiti illegalmente per non si sa quale ragione.
Sono lì a testimoniare che qualcosa non va come dovrebbe andare. Nella sanità, nel sistema di raccolta dei rifiuti speciali, nella mente di chi ha deciso di farli sparire (o forse renderli immortali) così. Non mi resta che allertare chi di dovere. Ma non oso nutrire la speranza di capire...