Il pizzicotto
Bisceglie, turismo o fantascienza?
Dati, ipotesi e altre fantasticherie
sabato 10 giugno 2017
11.38
Ho letto l'annuale resoconto sul turismo di Antonio Rana, editorialista per lo storico cartaceo "il Biscegliese". Lo attendevo e non vi sembri strano che sia qui a rilanciarlo su una testata web.
Il mondo dell'informazione, quella sana, è fatto di continue citazioni e rimandi. Il web, poi, ha il vantaggio di 'ficcarsi' in tutti gli altri media, per cui si presta molto bene a letture intermodali.
Quello di Rana è un articolo di data journalism ben fatto: punta sui dati per aprire gli occhi al lettore e farlo riflettere su un fenomeno. Il fenomeno - anche se poco ha di fenomenale il dato - in questo caso è turismo degli ultimi dieci anni a Bisceglie.
Rana, nel 2016 ha contato in città 73668 turisti, che hanno soggiornato in media 2,1 giorni nelle strutture ricettive locali. Se confrontato con quello dell'anno precedente, il dato ci parla di un +7,8% di arrivi e un +10,2% di presenze.
Per la gran parte si tratta di Italiani, che rappresentano il 27% del totale - in aumento del 7,1% (arrivi) e 14,1% (presenze) rispetto all'anno precedente; crescono però anche gli stranieri - + 10,7% degli arrivi e 0,8% delle presenze - rispetto al 2015.
Giubilo? Fino ad un certo punto.
Rispetto al 2006, dieci anni prima, la crescita del turismo a Bisceglie, ci dice Rana, è davvero poco rilevante: anche se viaggiare costa meno, e non solo perché i b&b permettono soggiorni a prezzo modici, anche se le proposte culturali crescono e le spiagge sono ancora libere, il turismo in città non decolla. Parliamo dunque ancora di fantascienza.
Non vado oltre nella citazione, perché il resto è giusto lo leggiate da voi. Il succo è questo: in paragone agli sforzi pubblici e privati, i risultati sono ancora deludenti,come dimostrano i dati dell'Osservatorio sul Turismo della Regione Puglia: a Bisceglie (e non a Trani, Barletta, Bitonto ecc.) di turistico c'è solo l'ideale.
Mi preme rispondere però, da cittadino qualsiasi, alle sollecitazioni che l'amico Rana fa nell'editoriale, chiedendo a chiunque di lanciare una idea, proporre la propria visione di turismo a Bisceglie.
Bene. Io una intuizione miserella per il turismo a Bisceglie. Anzi per uno dei tanti turismi possibili, che sono tanti e guai a pensare che l'uno possa escludere l'altro.
L'idea, che credo ormai condivisa da tutti quelli che navigano meglio di me nella materia, è che pensare a Bisceglie come a città da turismo di massa sia ridicolo. Semplicemente impossibile.
Possibile e fruttuoso sarebbe invece intercettare e concentrarsi su target definiti.
Pensiamo a quello che abbiamo e tiriamo le somme.
C'è ad esempio una domanda crescente di turismo per friendly in tutto il mondo. Bisceglie ha, oltre ad una spiaggia per cani, due parchi cinofili parecchio attivi, diversi dog sitter, b&b aperti alla compagnia dei quattro zampe, negozi specializzati e toelette complete di coiffeur. Mancano, invece, supermercati e alimentari con accesso consentito ai quattro zampe, pubblici sguinzagliatoi nel centro città e sul lungomare, cestini per le deiezioni e distributori automatici di sacchetti, guanti e dissuasori ormonali. Spese che con poche migliaia di euro si affrontano e fanno pure bene alla città, che sempre più apprezza la compagnia di un animale domestico.
Le spiagge potrebbero attrezzarsi, a loro volta, con poco: catene e ciotole vicino agli ombrelloni a pagamento, aree riservate, disciplinari per i padroni, momenti di intrattenimento a sei zampe.
Altro target? Gli over 70, che più che grandi effetti speciali chiedono comodità. Una intuizione come il taxi sociale (che sarà presentato domenica ed è una iniziativa privata ma di pubblica utilità), non è una fesseria. Va' nella direzione di un servizio ad hoc (ne potremmo pensare diversi) per chi ha necessità particolari.
Una o due spiagge dotate di passerelle in sicurezza, attività dedicate e tour a bassa tensione, non sono cose difficili da realizzare per una città che ha la fortuna di avere tutto sotto mano, prezzi contenuti, una cucina ottima e brevi distanze da tutto, terme incluse.
Chiunque si sia buttato nell'impresa, sa quanto sia gratificante il turismo congressuale (legato a workshop, tavole rotonde, kick off, congressi ed inventive), che ovunque ha un ampio potenziale di crescita, visto che in Europa si svolge il 50% dei congressi internazionali e che questi rappresentano il 24% dell'intera spesa turistica europea. Delle possibilità di Bisceglie in questo campo, avremo una riprova a breve, quando i maggiori fisici del mondo si riuniranno (12-17 giugno) per LowX. Per come sono concepiti i tre maggiori complessi turistici della città, credo andrà davvero tutto molto bene.
Di esempi, quasi banali, ne potrei fare ancora tanti, incluso il turismo sportivo (passo l'assist al collega Vito Troilo, che meglio di me potrebbe approfondire l'argomento), consapevole che nessuno funzionerebbe se non ci fosse una cosa semplice a fare da collante: la volontà di fare squadra e strutturarsi in reti d'imprese con scopi chiari e scadenze precise.
Aver chiara l'idea di dove si vuole andare e trovarsi gli alleati giusti per partire è un buon inizio. Quale che siano la meta da tagliare e il budget da investire.
Il mondo dell'informazione, quella sana, è fatto di continue citazioni e rimandi. Il web, poi, ha il vantaggio di 'ficcarsi' in tutti gli altri media, per cui si presta molto bene a letture intermodali.
Quello di Rana è un articolo di data journalism ben fatto: punta sui dati per aprire gli occhi al lettore e farlo riflettere su un fenomeno. Il fenomeno - anche se poco ha di fenomenale il dato - in questo caso è turismo degli ultimi dieci anni a Bisceglie.
Rana, nel 2016 ha contato in città 73668 turisti, che hanno soggiornato in media 2,1 giorni nelle strutture ricettive locali. Se confrontato con quello dell'anno precedente, il dato ci parla di un +7,8% di arrivi e un +10,2% di presenze.
Per la gran parte si tratta di Italiani, che rappresentano il 27% del totale - in aumento del 7,1% (arrivi) e 14,1% (presenze) rispetto all'anno precedente; crescono però anche gli stranieri - + 10,7% degli arrivi e 0,8% delle presenze - rispetto al 2015.
Giubilo? Fino ad un certo punto.
Rispetto al 2006, dieci anni prima, la crescita del turismo a Bisceglie, ci dice Rana, è davvero poco rilevante: anche se viaggiare costa meno, e non solo perché i b&b permettono soggiorni a prezzo modici, anche se le proposte culturali crescono e le spiagge sono ancora libere, il turismo in città non decolla. Parliamo dunque ancora di fantascienza.
Non vado oltre nella citazione, perché il resto è giusto lo leggiate da voi. Il succo è questo: in paragone agli sforzi pubblici e privati, i risultati sono ancora deludenti,come dimostrano i dati dell'Osservatorio sul Turismo della Regione Puglia: a Bisceglie (e non a Trani, Barletta, Bitonto ecc.) di turistico c'è solo l'ideale.
Mi preme rispondere però, da cittadino qualsiasi, alle sollecitazioni che l'amico Rana fa nell'editoriale, chiedendo a chiunque di lanciare una idea, proporre la propria visione di turismo a Bisceglie.
Bene. Io una intuizione miserella per il turismo a Bisceglie. Anzi per uno dei tanti turismi possibili, che sono tanti e guai a pensare che l'uno possa escludere l'altro.
L'idea, che credo ormai condivisa da tutti quelli che navigano meglio di me nella materia, è che pensare a Bisceglie come a città da turismo di massa sia ridicolo. Semplicemente impossibile.
Possibile e fruttuoso sarebbe invece intercettare e concentrarsi su target definiti.
Pensiamo a quello che abbiamo e tiriamo le somme.
C'è ad esempio una domanda crescente di turismo per friendly in tutto il mondo. Bisceglie ha, oltre ad una spiaggia per cani, due parchi cinofili parecchio attivi, diversi dog sitter, b&b aperti alla compagnia dei quattro zampe, negozi specializzati e toelette complete di coiffeur. Mancano, invece, supermercati e alimentari con accesso consentito ai quattro zampe, pubblici sguinzagliatoi nel centro città e sul lungomare, cestini per le deiezioni e distributori automatici di sacchetti, guanti e dissuasori ormonali. Spese che con poche migliaia di euro si affrontano e fanno pure bene alla città, che sempre più apprezza la compagnia di un animale domestico.
Le spiagge potrebbero attrezzarsi, a loro volta, con poco: catene e ciotole vicino agli ombrelloni a pagamento, aree riservate, disciplinari per i padroni, momenti di intrattenimento a sei zampe.
Altro target? Gli over 70, che più che grandi effetti speciali chiedono comodità. Una intuizione come il taxi sociale (che sarà presentato domenica ed è una iniziativa privata ma di pubblica utilità), non è una fesseria. Va' nella direzione di un servizio ad hoc (ne potremmo pensare diversi) per chi ha necessità particolari.
Una o due spiagge dotate di passerelle in sicurezza, attività dedicate e tour a bassa tensione, non sono cose difficili da realizzare per una città che ha la fortuna di avere tutto sotto mano, prezzi contenuti, una cucina ottima e brevi distanze da tutto, terme incluse.
Chiunque si sia buttato nell'impresa, sa quanto sia gratificante il turismo congressuale (legato a workshop, tavole rotonde, kick off, congressi ed inventive), che ovunque ha un ampio potenziale di crescita, visto che in Europa si svolge il 50% dei congressi internazionali e che questi rappresentano il 24% dell'intera spesa turistica europea. Delle possibilità di Bisceglie in questo campo, avremo una riprova a breve, quando i maggiori fisici del mondo si riuniranno (12-17 giugno) per LowX. Per come sono concepiti i tre maggiori complessi turistici della città, credo andrà davvero tutto molto bene.
Di esempi, quasi banali, ne potrei fare ancora tanti, incluso il turismo sportivo (passo l'assist al collega Vito Troilo, che meglio di me potrebbe approfondire l'argomento), consapevole che nessuno funzionerebbe se non ci fosse una cosa semplice a fare da collante: la volontà di fare squadra e strutturarsi in reti d'imprese con scopi chiari e scadenze precise.
Aver chiara l'idea di dove si vuole andare e trovarsi gli alleati giusti per partire è un buon inizio. Quale che siano la meta da tagliare e il budget da investire.