Amore di guerra
Rubrica a cura di Liliana Salerno
Corvi silenziosi, enormi di morte, sfiorano i nostri cieli notturni, bui di oscuramento e paura.La storia commovente di un'amore al tempo di una violenta guerra.
Il racconto, scritto da Liliana Salerno, riesce a descrivere tutti i brutti scenari di un conflitto e a far emergere la speranza e l'unione di due persone, che nonostante la paura esprimono i loro sentimenti e pensano al loro futuro.
a cura di Luca Ferrante
Dietro i loro occhi di vetro, paradossalmente, mani di uomo segnano la rotta, puntano il bersaglio, spiano e sparano.
Il fragore si espande di luce e terrore, la sirena impazzita dell'allarme, troppo tardi ci ha tratti dal sonno inquieto e tormentoso.
Io ti cerco, amore, tra la folla che urla, tra le urla di mio padre e mia madre che mi hanno perduta tra la gente in fuga.
Similmente una bimba di pochi anni strilla impaurita di dolore. I suoi occhi non potranno più dimenticare.
Una donna l'ha raccolta.
Non è sua madre, ma la porta in braccio ugualmente.
Io, corro controcorrente.
Il tuo rione è in fiamme.
Non vedo più volti umani, solo sangue e ferite, arti spezzati… e morti.
Ma non ho lacrime per questa disperazione, per il mio presente senza futuro, senza certezze.
Un ragazzino scemo ruba un pane dalla sacca di un vecchio innocente. Non si cura della folla, del fragore, delle urla: la sua fame è più forte del terrore.
Finalmente ti vedo, livido amore di guerra, tu, in licenza, col braccio fasciato.
Rimaniamo soli, la folla è scomparsa, nel buio non più rischiarato, a guardarci; ancora un sibilo, mi getti per terra, in un angolo, coprendomi con il tuo corpo.
Uno scoppio, un altro palazzo in fiamme, crollato…
Ma noi siamo insieme, e vivi, qui, ad attendere.
Il bombardamento è solo un attimo interminabile: finirà!
Tutto, forse!, sarà come prima e potremo sperare di avere ancora un bambino che, altri stringono, un bambino che nasca sicuro, che non abbia fame e paura!
Cessa l'attacco, la sirena invola il suo suono sicuro nell'aria, la gente ritorna a casa se ha ancora una casa: alcuni sono quasi sereni, altri in lacrime o biascicano con forza sulle corone del rosario.
Io non voglio guardarti negli occhi. Non voglio dirti ciò che penso. Il mio è un bilancio personale, ed, in un certo senso, collettivo. Come il grido che sorge, intatto, sui rottami del mio animo e si solleva in questa notte di paura, sui tetti delle case, ed è sempre e solo la speranza che finisca.
In che modo non so.
In qualsiasi modo, forse!
Ora so cosa voglio: solo pace, e amore… con te.
Nuovo appuntamento con "Le parole di Sherazade" di Liliana Salerno martedì 12 gennaio