Gatto persiano blu
Gatto persiano blu
Le parole di Sherazade

Dodo & Duffy

Rubrica a cura di Liliana Salerno

La rubrica "Le parole di Sherazade" cambia registro. Dopo le diverse storie avvincenti, l'ultima "Il falcone del re", si passa alle favole di cronaca, consigliate a un pubblico maggiore di 12 anni. Altri contenuti originali e lontanissimi dai racconti tradizionali, una nuova sfida per Liliana Salerno.
"Dodo & Duffy" è la storia di due gatti perdutamente innamorati l'uno dell'altro, seppur siano dello stesso sesso...
a cura di Luca Ferrante

C'era una volta... l'uscio di casa, miei piccoli lettori, ma, inaspettatamente, era socchiuso.
Tornavo da scuola, come ogni giorno, e mi mancavano le fusa festose di Duffy, che, correndomi incontro, dimenava la coda.
Pensai fosse con Dodo e incominciai a chiamare a gran voce; ma, per quanto strillassi, i felini non accorrevano.
Sotto lo sguardo preoccupato di mia madre feci il giro della casa, esplorando tutti i loro soliti nascondigli, ma, dei mici, nemmeno l'ombra.
Cercai in cantina, poi in soffitta, infine mi rassegnai a scrivere un annuncio che prometteva una certa ricompensa a chi li avesse ricondotti a casa.
Ma fu tutto inutile.
Che fine avevano fatto?
Dov'è che erano andati?
…Lo scoprì un giorno il nonno, senza muovere un dito, mentre, seduto nella sua logora poltrona, guardava il telegiornale: sullo schermo scorrevano le immagini di una manifestazione festosa e colorata.
Duffy, più cotonato che mai, reggeva il lembo di uno striscione, e Dodo, trasandato come nel suo stile, aveva in bocca l'altro capo…

«È tutta colpa mia!» dicevo tra le lacrime, pensando al bene che avevo perduto…
La mamma, invece era di tutt'altro parere: «È colpa di Dodo», diceva, «che lo ha portato sulla cattiva strada…» E un po' aveva ragione, perché Dodo era proprio un tipaccio!
Ma chi lo andava a pensare che fosse un gay?… e che anche Duffy lo fosse?
E che fossero diventati una, non riconosciuta, coppia di fatto?
Tutto questo era al di là di ogni nostra rosea immaginazione.
In realtà noi avevamo ricevuto Duffy all'età di tre mesi, quando il suo insistente miagolio non faceva prevedere assolutamente nulla di tutto questo.
Si, è vero che, sin da cucciolo, non era mai stato contento del profumo del bagnoschiuma, e che trascorreva ore davanti allo specchio, che amava farsi spazzolare a lungo, ma ritenevamo fosse nell'indole di un persiano blu.
Era così orgoglioso del suo petit-gris che avevamo attribuito questa sua caratteristica alla discendenza di sangue nobile.
Inoltre avevamo notato una certa affettuosità nei comportamenti, ma ne eravamo così contenti che non ci avevamo fatto caso.
No, non avevamo sospettato niente!
E, giunto all'età opportuna, vedendo il suo manto bluastro e i suoi splendidi occhi arancio, io, per primo, avevo desiderato che avesse una discendenza…
Per cui mi ero attivato per trovare una compagna di buona famiglia, educata, sincera, che potesse piacere al mio micione.
Gliene presentammo molte: lui le conosceva, le guardava, le annusava… e le ignorava!
Stavo quasi per desistere quando seppi della gatta di una mia amica, già fattrice, che, essendo in calore, soffriva moltissimo della sua solitudine.
La conoscevo: era una bellissima gatta persiana, molto sensuale, dagli splendidi occhi verdi.
«Questa volta» mi dissi sicuro ad alta voce «è fatta!... Duffy non le potrà resistere!»
Ed invitai la mia amica a portare la miciona dal mio adorato felino.
La gatta lo vide, se ne innamorò perdutamente e incominciò subito a dimostrarglielo.
Miagolava da strappare l'anima, gli passava davanti dimenando la coda, ancheggiando come se camminasse su tacchi a spillo; lo chiamava, lo provocava, gli sussurrava le sue fusa, ma Duffy si comportava da perfetto gentiluomo!
Le cedette prima, con affettata galanteria, la ciotola dell'acqua, poi le permise di assaggiare i suoi croccantini, infine la lasciò dormire beatamente nella sua adorata cesta, arrangiandosi virilmente su di una seggiola: ma di una carezza nemmeno l'ombra!
Dovetti rassegnarmi, tra le risa degli amici: anche per questa volta niente micetti!
Le illazioni sul suo comportamento ormai si erano fatte pesanti e a noi non restava altro che restituire la gatta alla mia amica, quando, un giorno, nella sua vita comparve Dodo.
Come piovuto dal cielo!
Infatti, mentre Duffy ammirava estasiato un pettirosso che zampettava simpaticamente sul nostro balcone, fulmineo Dodo percorse il cornicione e, tuffandosi con uno slancio solo, lo afferrò dietro la nuca strattonandolo ben bene, finché, esanime, lo adagiò davanti al muso del mio gatto come un macabro trofeo, in omaggio alla sua bellezza.
Una cosa del genere fanno gli umani, in Spagna, alla Corrida, quando il torero lancia l'orecchio del toro ad una donna.
Duffy, che mangiava solo croccantini e Gourmet al salmone, provò, con la lingua, a leccare quello che per Dodo doveva essere stato un bocconcino veramente prelibato, da offrire senz'altro con grande amore.
Entrambi si studiarono e, da quel giorno, Dodo, per seguire la sua anima gemella, in qualche modo cambiò vita.
Era stato un gatto randagio e conservava la sua indole: non era avvezzo a raffinatezze e cuscini!
Anche in casa il suo, era il comportamento di un bullo, perché, nell'intento di affascinare Duffy, e non avendo avversari con cui confrontarsi, si limitava a scalare le tende…
Nel giro di tre giorni si era fatto le unghie su tutte le poltrone della casa, nessuna esclusa.
Le nappine risultavano come "cotonate", le nostre scarpe da ginnastica non avevano più lacci interi, il terriccio delle piante fungeva da vaschetta per i bisogni... per fargli un bagno, decisamente necessario, soffrivamo in tre, perché dopo l'operazione avevamo graffi e morsi su tutte le braccia.
Lui era proprio un tipo rude, da strada: avvezzo a vivere di espedienti.
Ma con Duffy era un tesoro!
Lo proteggeva persino da noi, ed era uno spettacolo vederli pranzare insieme, giocare a catturare le mosche e dormire abbracciati in una sola cesta.
Per tutta la casa le loro fusa d'amore si espandevano con gioia, aumentando il nostro imbarazzo.
Fu così che, nella certezza di non essere compresi, a tavola, parlammo di loro:
«Mi vergogno» diceva il babbo, «di questa situazione! È osceno tra due individui dello stesso sesso!»
«Si» ribatteva la mamma «non è così che lo abbiamo educato... è tutta colpa di Dodo; da quando lo ha conosciuto il suo comportamento è cambiato...»
Io non sapevo che pensare: per me Duffy era il cucciolo che avevo cresciuto, che aveva cambiato col tempo il suo miagolio; era il mio compagno di giochi… e anche Dodo, sebbene non amasse essere accarezzato, in fondo mi voleva bene.
«Dobbiamo - continuava mio padre - restituire Dodo al suo ambiente naturale, alla strada, abbandonarlo in una villa di campagna, dove possa fare quello che vuole... Duffy piangerà un poco, poi si ricrederà e incontrerà una micia che saprà amarlo».
L'idea non mi piaceva per niente, ma quando il babbo parlava con quel tono, non ammetteva repliche, né serviva a qualcosa chiedere a mamma di intercedere.
Per cui decisero che la domenica successiva, mentre Duffy faceva il suo solito bagnetto, scegliendo ignaro tra balsami e profumi, avremmo portato Dodo a fare una passeggiata in campagna…
Ma lo striscione, ci raccontava il nonno, diceva a lettere cubitali: "Orgoglio gay"... e nessuno di noi poteva obiettare!

Incominciai a "battere i piedi" perché entrambi potessero tornare a casa, sempre che lo avessero voluto, dopo il nostro tentativo di separarli, e mamma, temendo fosse, il mio, un capriccio del momento, mi chiese ansiosa: «E i micetti?»
Asciugai le lacrime e le sorrisi rispondendo: «… li adotteremo!»


Nuovo appuntamento con "Le parole di Sherazade" di Liliana Salerno martedì 10 novembre

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