"Voci", la verità
Testo drammaturgico in due atti di Liliana Salerno
I personaggi e i fatti narrati in questo dramma sono, per dichiarazione dell'Autrice stessa, frutto di pura invenzione e fantasia. Per cui se qualcuno si riconoscerà in essi, sia nelle fattezze del tale personaggio che nella fisicità della narrazione, consideri la cosa del tutto accidentale e casuale.Nella scorsa scena (click per leggerla) la narrazione "ha subìto" uno stop per lasciare spazio a un momento di alta letteratura fra l'autore, una figura indefinita nel brano nel ruolo di professore in una scuola, e uno studente di nome Gianni Nisi.
Il testo drammaturgico "Voci", scritto da Liliana Salerno, entra nella parte finale del primo atto: Paolo ed Eliana si ritrovano a parlare da soli in casa e la donna decide di svuotare tutto il sacco. Rivelata l'identità dell'amante Vittorio Ambrosi, il marito ha però una reazione inaspettata e per certi versi sorprendente nei confronti della sua amata. La soluzione di Eliana sulla prosecuzione del rapporto tra i due sarà netta e decisa; Paolo non avrà scelta.
a cura di Luca Ferrante
La lettura del testo è sconsigliata a un pubblico minore di 14 anni.
Buona lettura.
Quinta scena: la verità
Eliana riassume una posizione naturale, poi incomincia a riassettare la stanza, disfa il letto, batte i cuscini, raccoglie gli indumenti caduti, cioè la gonna lasciata cadere a terra da Paolo, la ripiega; quando avrà finito si accosterà alla toeletta, da cui prenderà la lima da unghie e, con evidente narcisismo, incomincerà, con lentezza e grande attenzione, le operazioni necessarie al manicure. In questo atto di vanità la sorprenderà Paolo, che entrerà dall'ultima quinta a sinistra dello spettatore, come se l'abitazione avesse porte che rendano comunicanti le stanze.Paolo, gioioso: «Eliana!»
Eliana, sollevando il viso, si rivolge a Paolo sorpresa: «Sei già qui?»
Paolo, euforico: «Ho chiesto una giornata di permesso. Mi sono ricordato che saresti rimasta a casa quest'oggi, così ho pensato che avremmo potuto pranzare insieme, per una volta!»
Eliana, senza grande entusiasmo: «Va bene! Va bene!»
Paolo: «Potremmo andare alle "Tre Caravelle", a mangiare la "Spigola in Crosta" o le "Triglie alla genovese"!»
Eliana, sempre con lo stesso entusiasmo: «Vada per le "Triglie alla genovese"».
Paolo si avvicina al cassettone, apre un cassetto e sceglie una cravatta più elegante. Incomincia a sciogliere il nodo della cravatta, per sostituirla con l'altra, quando il tono della voce di Eliana lo ferma. Riprenderà le operazioni nel corso del discorso, ma con grande lentezza.
Eliana, con la voce bassa di chi deve affrontare una conversazione spiacevole e pesante: «Sono felice che tu abbia preso un permesso, Paolo, perché questo mi permette di parlarti di qualcosa che mi sta veramente a cuore».
Paolo, titubante: «Allora forse questo è il momento giusto!»
Eliana, grave ma decisa: «Si tratta di qualcosa di cui già ti ho parlato, ma temo tu non abbia dato importanza alla cosa».
Paolo, con convinzione: «Allora si tratta di qualcosa che non merita importanza. (Come chiudendo il discorso) Se non ti piacciono le "Triglie alla genovese" possiamo andare al "Cappello a cilindro" a mangiare il "Risotto ai cardoncelli"!»
Eliana, stizzita, alzando il tono della voce: «Vanno bene le "Triglie alla genovese"»
Paolo, con un sorriso da telegiornale: «Allora abbiamo deciso: chiamo le "Tre Caravelle" per prenotare. (Si dirige verso il telefono)
Eliana, decisa: «Aspetta!… Avremo tempo per prenotare. Del resto penso troveremmo posto anche senza preavviso. Prima però volevo parlarti della questione a cui non hai dato importanza»
Paolo, sminuendo la cosa: «Va bene, va bene! E che sarà mai! (Osserva il volto di Eliana, nella speranza di vederla sorridere, ma lei è impassibile ed enigmatica).
Eliana, convinta: «Ti dicevo, Paolo, ieri sera, che la nostra relazione ha subito dei cambiamenti che tu forse non hai avvertito».
Paolo, sarcastico: «Ah, si! Il "congelamento" della nostra casa! Va bene, Amore, ma ne abbiamo già parlato! Adesso basta!»
Eliana (con l'espressione di chi sostiene una dura battaglia): «No Paolo, non basta affatto. Perché io ti devo spiegare!… ed anche se continui a non crederci, io ho incontrato un altro uomo».
Paolo, persuaso finalmente della presa di posizione della moglie: «Chi è?»
Eliana tira un sospiro profondo prima di rispondere, poi pronuncia in un fiato: «Vittorio Ambrosi»
Paolo, fulmineo, scoppia in un riso grasso ed irrefrenabile che investe Eliana in tutta la persona. Eliana rimane immobile, come attendendo l'esito di questa risata, e dimostra di essere visibilmente imbarazzata, poi si oppone al marito, facendo appello a tutte le sue forze, e alla sua residua dignità.
Eliana, scandendo il nome: «Ho detto Ambrosi. Vittorio Ambrosi!»
Paolo si ricompone sommariamente: «Si, Ambrosi, l'architetto! (ride ancora un po', poi si fa serio) Quando l'hai incontrato?»
Eliana, più tranquilla: «La settimana scorsa».
Paolo, con tono inquisitorio: «Dove?»
Eliana, con serenità: «Al Caffè "Poquitomas"».
Paolo, ridacchiando nervosamente: «Al Bar "Poquitomas"!»
Eliana sente l'esigenza di giustificare: «È stata una piacevole conversazione».
Paolo, con freddezza e cattiveria: «E ti ha preso il volto tra le mani per baciarti le labbra?»
Eliana (con l'espressione di chi ha ricevuto una frustata in faccia, per la prima volta nella sua storia decide della sua vita sentimentale sorpresa dalla esattezza dell'informazione del marito, compiendo il suo primo, grande, vero, ufficiale tradimento): «No, perché? Quale bacio? Ma di che parli? Perché Vittorio avrebbe dovuto baciare una donna sposata? Paolo, giudichi tutto con il tuo metro, guarda che stai parlando di un signore, di un galantuomo».
Paolo, colpito: «Ed è per questo che davi tanta importanza alla cosa? Per un gelato al "Poquitomas" in compagnia di un galantuomo?»
Eliana, ingenua: «No, è perché poi abbiamo trascorso la domenica al lago».
Paolo, sempre con la stessa fredda cattiveria precedente: «A Gargnacco».
Eliana, sempre più sorpresa: «Come lo sai?»
Paolo, adirato della ingenuità della moglie: «A Gargnacco dove avete fatto il bagno al lago, siete stati a pranzo nella Trattoria della signora Gina, poi siete scesi in paese, per comprare un baby-doll; (gridando) e non chiedere come lo so, perché la moglie di Ernesto Baldini ha raccontato tutto in lacrime al marito, tutto quello che ha fatto con quel delinquente di cui stai parlando!»
Eliana comprende finalmente la gravità della situazione, soffoca il proprio dolore per rispondere al marito con l'unica arma che le sembra vincente in questo frangente: «Devi essere pazzo! Io non so niente di quello che la signora Baldini possa aver detto al proprio marito. Io so solo che ho trascorso una domenica piacevole in compagnia di Vittorio Ambrosi. È stata una semplice e sana giornata al lago, e l'abbiamo trascorsa come vecchi amici. Non so cosa tu stia dicendo!».
Paolo (persuaso, a giusta ragione, della finzione della moglie): «Eliana basta! Non ha senso difendere un simile deficiente. Le sue storie sono così note ormai che non fanno più testo. Non devi mettere in discussione qualcosa di più grande, di più stabile, che esiste tra di noi».
Eliana lo interrompe decisa: «Che cosa esiste tra noi, Paolo! Mettiamolo in chiaro una volta per sempre: perché, in fondo, non è della domenica a Gargnacco che volevo parlare. È proprio di noi, di questo noi che non c'è più, che se fosse almeno dialettica di tu ed io, ci permetterebbe di credere ancora in qualcosa, ma non è così, Paolo; ed io ne ho preso atto».
Paolo, giustamente intimorito dal tono severo della moglie: «Come sarebbe a dire?»
Eliana, determinata: «Lo metterò in parole più chiare, Paolo: io voglio chiedere il divorzio».
Paolo, dopo un silenzio pesante: «Per un baby-doll indossato in una baita sul lago?»
Eliana, seria e dolce: «No, Paolo, per me! Per la mia dignità di persona. Per la mia dignità di donna».
Paolo compie il suo ultimo tentativo: «Non ci vuoi ripensare con più calma?»
Eliana, decisa: «No, ho deciso».
Paolo, con arroganza: «Va bene, fa come vuoi, ma non sai cosa ti perdi! Si accendono le luci a giorno, l'Autore lascia la sua posizione, con un gesto della mano blocca ancora le sue creature.
Sesta scena: Identità dell'Autore
L'Autore compie pochi passi distratti, come valutando ciò che ha scritto e messo in scena, si accarezza il viso, come considerando, poi si dirige verso il centro del palcoscenico. Dal pubblico, lateralmente, si avvicina una comparsa che gli punta il dito contro, per domandargli a gran voce:Persona: «Ma tu, tu, chi sei tu?»
Autore, sbalordito, ma con fermezza: «Io? Gianni Nisi, studente».
Con un cenno della mano riattiva la vitalità dei coniugi Rossi, i quali, mediante le scalette, tornano a sedere ai loro posti. L'Autore scenderà dalla scaletta centrale e percorrerà tutto il teatro, tra le due file di poltrone, fino a raggiungere la porta in fondo al teatro. Si accendono le luci in sala.
Nuovo appuntamento con "Voci" di Liliana Salerno martedì 12 ottobre