"Voci", Lilith
Testo drammaturgico in due atti di Liliana Salerno
I personaggi e i fatti narrati in questo dramma sono, per dichiarazione dell'Autrice stessa, frutto di pura invenzione e fantasia. Per cui se qualcuno si riconoscerà in essi, sia nelle fattezze del tale personaggio che nella fisicità della narrazione, consideri la cosa del tutto accidentale e casuale.Ci si avvicina all'epilogo finale e la narrazione prosegue dunque senza interruzioni. Il testo drammaturgico "Voci", giunto nella parte centrale del secondo atto e scritto da Liliana Salerno, pone l'attenzione su un ulteriore confronto fra i due sposi Paolo e Teresa.
Dopo aver passato il compleanno con la sua amante Deborah, trovando una buona scusa di essere con suo amico Giovanni, l'uomo deve nuovamente giustificarsi con la moglie per il tradimento che lei avverte.
Un dialogo davvero intrigante fra i due, che evidenzia quanto la donna possa essere dominante (anche fisicamente), con un finale quasi inaspettato.
a cura di Luca Ferrante
La lettura del testo è sconsigliata a un pubblico minore di 14 anni.
Buona lettura.
Quinta scena: Lilith
Viene sollevato il sipario, che mostra sempre la nostra camera da letto. Dalla stessa quinta compare Teresa, ma è vestita da Amazzone con arco e freccia incoccata, che regge utilizzando braccio e mano destra. Percorre il palco eseguendo un perfetto affondo di scherma, che la porta diagonalmente a fiondarsi verso il basso, puntando la freccia sulla comparsa più vicina, seduta davanti, che finge spavento, alzandosi come per scappare dalla poltrona, poi si risiede, nel buio della platea. Teresa si raddrizza, gira su se stessa, puntando la freccia verso la quinta, ma non si muove dalla sua posizione, ha il volto fiero, altero, da bestia Cacciatrice, pronta a colpire. Dal silenzio si leva, prima il brusio delle comparse che parlottano stupite, poi il suono romantico e disteso de La Vie en Rose. A timidi passi, dalla quinta compare , investito, sempre, da un raggio di luce, Paolo, che indossa un pigiama tenero, raffigurante, sul petto il canarino Titti, enorme, tutto giallo con la scritta in diagonale "Da ya Think I'm sexy?" (titolo della canzone di Rod Stewart).L'Amazzone lo punta con arco e freccia, ma lui sorride divertito, come se non ne avesse paura, mentre ne ha tanta e a giusta ragione, perché il look della donna dimostra chiare intenzioni. Teresa lascia andare per terra arco e freccia, ma si gira verso il cassettone, dando, se strettamente necessario, le spalle al pubblico, e afferra la spazzola dal ripiano del cassettone. Ha i capelli sciolti, invece che raccolti in crocchia, e incomincia a spazzolarli, riprendendo, noiosissima, la conversazione sul tradimento del marito.
Teresa, a voce decisamente alta: «Eccoti finalmente!… Dove sei stato? (grida agitando la spazzola,) Vieni immediatamente qui!»
Paolo si gela, fermandosi.
Teresa, sicura: «Sono certa! Tu, vieni da me, dopo essere stato nuovamente al Poquitomàs, con quella schifosa che ti porti appresso. Entra imbecille! Non sai di essere nella nostra camera da letto? (poi gorgheggia felice) Ma che bel pulcino porti in petto! È per me?»
Paolo si avvicina, ma a piccoli passi, sempre intimorito dalla prestanza fisica della moglie, che può anche essere esile, ma dimostra la forza di un guerriero. (ovviamente sarà una amazzone decisamente sexy, studiata dal costumista).
Teresa, addirittura improvvisamente materna e molto calda: «Entra, Amore mio, non esitare! Non vuoi suggere il miele dai miei c...? "Vieni così come sei, non indugiare a farti bello" (riprende i versi di Tagore, già citati da Gianni Nisi nel monologo dell'Autore del primo atto)».
Paolo si lascia vincere da tanta dolcezza, e finalmente si avvicina a lei di qualche passo (sussurra): «Ciao, Amore mio, vita della mia vita!»
La musica scema per dare posto alle parole. Teresa lo ignora, torna verso il cassettone, posa la spazzola, afferra un foulard molto grande (Foulard arancione comprato alla Standa negli anni 70, autentico modernariato). Si gira verso Paolo, a piccoli passi di danza, ma solo da mezza punta, gli si accosta, posa la stoffa sul letto, e lo abbraccia, sempre più dolce e materna. Paolo le si striscia contro piangendo.
Lei gli stringe le spalle con un braccio, dopo aver raccolto il foulard gli dice nettamente: «Ora, (scolastica) siccome questa volta, sei stato troppo monello, è giusto (adopera una voce roca e sensuale) che tu ti faccia perdonare, perché (Paolo asciuga le lacrime con il dorso delle mani, come fosse davvero un bambino moccioso) lo sappiamo tutti e due che vuoi essere come dire? (finge di non trovare le parole, ma sa esattamente cosa dire)… sculacciato a dovere! (la voce assume un tono basso ed alterato, che sta per scoppiare in rabbia). Paolo, (con tono imperativo, ma sexy, lo sprona) inginocchiati ai miei piedi, se vuoi essere perdonato!»
Paolo, atterrito obbedisce immediatamente, leccandole i piedi nudi, vestiti da sandali in cuoio. Teresa gli si mette a cavallo, bendandogli gli occhi col foulard, mentre, dal silenzio emerge una pizzica romantica, non cantata. Paolo reagisce, tenta di alzarsi, ma la sua amazzone è più forte di lui, per cui non riesce a liberarsi; lei invece, con estrema lucidità lo incapretta, legandogli i polsi dietro la schiena con la cintura che avrà sciolto dai fianchi. Si rialza, afferrando Paolo per la nuca, e costringendolo a poggiare la guancia per terra. Poi, afferrandolo per un braccio, ormai strettamente legato, gli impone di rialzarsi, per mostrarlo, legato come Ecce Homo al pubblico. Paolo si divincola e cerca di sfuggirle, ma la presa della donna è ben salda, per cui emette una specie di ruggito sommesso.
Paolo, con autentica rabbia, ma con voce dolcissima: «Grrr!… Amore slegami, sei bellissima stasera! Voglio prenderti!… slegami! Fai la brava! Sei così (pausa strategica)… deliziosa, (mente) soave… Ma slegami, e vedrai cosa sa fare il tuo Uomo!»
Teresa, dolcissima: «Amore seguimi, lo so che Tu solo sai prendermi e voglio darti un'occasione per dimostrarmi, adesso, qui, (sensuale) ora, subito quanto mi hai sempre amato!»
Paolo la interrompe repentino (intenso, gioca la sua carta, per ribaltare la situazione comportamentale): «Bambina ti amo! (si sposta sul palco, come se giocasse a mosca cieca)»
Teresa lo fa girare su se stesso, per fargli perdere l'equilibrio, poi lo afferra per un braccio e lo scaraventa sul letto, lateralmente, mettendolo prono, di faccia a Terra, gli tira giù solo la mutandina del pigiama e incomincia piano, con metodo e sistematicità a sculacciare. Paolo sempre bendato e legato, tenta di sottrarsi ai colpi, per cui, anche involontariamente sculetta, cosa che eccita la nostra amazzone!
Teresa, eccitatissima: «Mmhh!»
Paolo le fa il verso, ma intanto riesce ad alzarsi. (esageratamente convincente in modo sia chiaro che la sua è solo finzione): «Mmhh! Z..., Ti Amo!»
Teresa lo abbraccia per la vita, costringendolo a cadere sul letto sotto di sé. Con tutta la rabbia di questo mondo lo cavalca come fosse un cavallo da domare, ma, essendo distesa su di lui, gli bacia e lecca il volto con passione. Infila le mani sotto la sua schiena, si sfila la calza autoreggente, scioglie la cintura, solleva un braccio del marito, che al momento, dovrebbe essere anchilosato o comunque dolorante e lo lega strettamente alla testiera del letto. Paolo non ha i riflessi pronti, è sempre bendato e presenta una lieve eccitazione dettata dalla paura. Teresa ha tutto il tempo di legare l'altro braccio. Cambia la musica in scena. Dal silenzio emerge la voce di Elvis Presley che canta "Love Me Tender". Ad ogni scena violenta nel testo ci sarà, ad accompagnarla una musica romantica, a sottolineare come anche nel vizio sadomaso, ci sia sempre una forma di amore.
Una volta legato Paolo, Teresa scende dal letto dopo aver recuperato la cintura, con la quale inizia a percuoterlo debolmente sulle gambe domandandogli: «(dolcissima solo nella voce, non più sensuale, ma da bambina che giochi con un gatto o un cagnolino, e giocando non si accorga di fargli del male) Lo farai ancora, Amore mio, è vero che lo farai ancora? Quanto hai speso, per una sudicia camera d'albergo ad ore? E per la borsa di pelle di coccodrillo, identica alla mia? Dimmi come si chiama, e ti prometto di farti scendere dal letto».
Paolo, lamentoso, protegge Deborah: «Amore, non lo ricordo nemmeno! Adesso basta! Ogni bel gioco dura poco! (le intima) Scioglimi! Basta! (ormai grida) Scioglimi, altrimenti ti giuro che quando mi avrai liberato, non ti guarderò più in faccia, non mi vedrai mai più!»
Lei torna a cavalcarlo, gli toglie la benda e cerca di allattarlo come un bambino.
Teresa risponde cinica e serafica: «…E sei certo di uscire vivo dal mio letto?»
Alla vista del seno, ubriaco di paura per la velata minaccia della moglie, che sa bene, per esperienza essere sempre stata violenta, spronato da un bacio alla francese, Paolo, suo malgrado si accorge di stare provando una non desiderata eccitazione fisica. Tenta di resistere e grida «Non voglio, non voglio, strega! Non voglio! Lasciami, slegami!»
Teresa: «Cosa non vuoi? Eh! (Sensuale) non vuoi cosa, passerottino?». Lo bacia nuovamente inserendo la lingua nella bocca in modo che non possa parlare, poi lo monta dicendo in un soffio, ma che sia chiaro e percettibile dal pubblico: «Io voglio un figlio, e Tu me lo devi dare, hai capito, s...?»
Lo monta con violenza, lui si divincola ancora un po', poi piangendo e gemendo si arrende, emettendo un lamento da pecorella, che soddisfa finalmente solo Teresa. Lei si accascia su di lui, le luci che erano già soffuse, in modo da creare la penombra su tutta la scena, si spengono del tutto, riparte nuovamente la musica di sottofondo.
Elvis Presley inonda la scena sempre con la sua "Love Me Tender".
Nuovo appuntamento con "Voci" di Liliana Salerno martedì 16 novembre