Le ragnatele di Ersilia
Ersilia, la città invisibile
I cento anni di Calvino
domenica 15 ottobre 2023
11.48
Con le Città invisibili Calvino sa di averci lasciato il suo ultimo poema d'amore alle città. Un'opera straordinaria, una tra le innumerevoli sue opere letterarie. La più completa perché condensa vari linguaggi, perché visionaria e prodiga di insegnamenti.
Vivere in una grande città è tanto difficile. E Calvino, contemporaneo di Pasolini, si era interrogato sul futuro delle città sempre più invivibili. Seguendo il pensiero del filosofo Georg Simmel, non vuole profetizzare una catastrofe, ma vuole soltanto capire cosa ci porta a vivere in grandi agglomerati di persone e di cose.
Ad ognuna delle Città invisibili Calvino assegna un nome di donna, forse, dico forse, in segno di rinascita e trasformazione. Sono città senza tempo che vivono in spazi mai esistiti prima. Ma che a ben guardare, assomigliano tanto a quelle che noi viviamo. Ce n'è una che credo sia quella che più assomigli alla città di oggi. E che ha ispirato tempo fa la mia rubrica. È la città di Ersilia. A Ersilia, per stabilire i rapporti che reggono la vita delle città, gli abitanti tendono dei fili tra gli spigoli delle case di diverso colore a seconda se segnano relazioni di parentela, scambio, autorità, rappresentanza. Quando i fili sono tanti che non si può più passare in mezzo, gli abitanti vanno via e le case vengono smontate. Restano solo i fili e i sostegni dei fili. Da lontano i profughi guardano i fili. Ed è quella ancora la città di Ersilia e loro non sono niente. Ersilia viene riedificata altrove, più complicata dell'altra ma abbandonano anche questa. Se viaggi tra le rovine delle città abbandonate non trovi le ossa dei morti, soltanto ragnatele di rapporti intricati che cercano una forma.
Si sa, la nostra esistenza è una continua tensione tra la "vita" e tutte quelle "forme" attraverso cui essa si estrinseca condensandosi oggettivamente in forme relazionali, collettive, sociali, sentimentali. Il segreto è "saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio".
Anticipatore dei nostri tempi, Calvino, attraverso pagine di puro lirismo, ha saputo descrivere i luoghi e non luoghi che oggi viviamo. Penso alla Rete e ai suoi fili intricati che tessono una infinita ragnatela. Di rapporti molto spesso effimeri , fatti di parole pesanti e alcune volte inconsistenti di cui non resterà traccia.
Vivere in una grande città è tanto difficile. E Calvino, contemporaneo di Pasolini, si era interrogato sul futuro delle città sempre più invivibili. Seguendo il pensiero del filosofo Georg Simmel, non vuole profetizzare una catastrofe, ma vuole soltanto capire cosa ci porta a vivere in grandi agglomerati di persone e di cose.
Ad ognuna delle Città invisibili Calvino assegna un nome di donna, forse, dico forse, in segno di rinascita e trasformazione. Sono città senza tempo che vivono in spazi mai esistiti prima. Ma che a ben guardare, assomigliano tanto a quelle che noi viviamo. Ce n'è una che credo sia quella che più assomigli alla città di oggi. E che ha ispirato tempo fa la mia rubrica. È la città di Ersilia. A Ersilia, per stabilire i rapporti che reggono la vita delle città, gli abitanti tendono dei fili tra gli spigoli delle case di diverso colore a seconda se segnano relazioni di parentela, scambio, autorità, rappresentanza. Quando i fili sono tanti che non si può più passare in mezzo, gli abitanti vanno via e le case vengono smontate. Restano solo i fili e i sostegni dei fili. Da lontano i profughi guardano i fili. Ed è quella ancora la città di Ersilia e loro non sono niente. Ersilia viene riedificata altrove, più complicata dell'altra ma abbandonano anche questa. Se viaggi tra le rovine delle città abbandonate non trovi le ossa dei morti, soltanto ragnatele di rapporti intricati che cercano una forma.
Si sa, la nostra esistenza è una continua tensione tra la "vita" e tutte quelle "forme" attraverso cui essa si estrinseca condensandosi oggettivamente in forme relazionali, collettive, sociali, sentimentali. Il segreto è "saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio".
Anticipatore dei nostri tempi, Calvino, attraverso pagine di puro lirismo, ha saputo descrivere i luoghi e non luoghi che oggi viviamo. Penso alla Rete e ai suoi fili intricati che tessono una infinita ragnatela. Di rapporti molto spesso effimeri , fatti di parole pesanti e alcune volte inconsistenti di cui non resterà traccia.