Le ragnatele di Ersilia
La Pasqua che vorrei
Rubrica di cultura e società
domenica 28 marzo 2021
9.47
Esiste una Pasqua dentro di noi che ha bisogno di venir fuori. Un'esigenza del corpo e dello spirito che si rinnova ogni anno come accade a tutte le cose del creato.
Anche la sofferenza è indispensabile e segue una ciclicità.
È il ritmo della vita che ci impone di fermarci e riflettere ed anche di cadere. E quando cadi, come cade Cristo con la Croce, senti il peso di una umanità che ha peccato e si redime e poi torna a vedere il sereno.
Cristo risorge sempre e la Pasqua ha il profumo inebriante dei fiori appena colti. Come il profumo delle fresie e dei sepolcri adagiati nelle chiese che si preparano alla festa.
Non può esserci una Pasqua senza il digiuno e un percorso di sofferenza.
La Pasqua è metafora dell'esistenza, segue passo passo il nostro atto di dolore.
I riti della Settimana Santa sono necessari tanto quanto una preghiera. E se il rito manca, mancherà la voglia di stare con gli altri.
Le cose le apprezzi quando vengono a mancare. E, quest'anno, un'altra Pasqua se ne andrà senza quelle cose a noi care.
La Pasqua che vorrei ha il profumo delle ciambelle e scarcelle ricoperte di zucchero, confetti colorati e uova sode, che un tempo venivano donate alle fidanzate.
Ma non solo! La Pasqua sono i ragazzi che inondano le strade di palme e ramoscelli di ulivo e vengono a bussare alla tua porta la domenica mattina con un paniere stracolmo.
E ancora: la Pasqua è il dondolio delle statue di Cristo e della Madonna che, lente, con un ritmo cadenzato, come il lamento delle prefiche, percorrono le strade dall'alba al tramonto prima di tornare ad abitare le teche di vetro.
La Pasqua è il vestito nuovo, o perlomeno lo era un tempo, quel vestito tanto desiderato che mamma teneva pronto per la festa e potevi indossare soltanto la domenica. Come un premio dopo una lunga attesa.
La Pasqua è la musica di banda che accompagna le processioni e ci strugge fino all'estasi più pura.
La Pasqua è Maria addolorata, vestita di nero, che raggiunge Gesù al calvario, gli si avvicina piano piano e da a suo figlio il bacio più bello del mondo e resta immobile, quasi a sussurrargli tutto il suo amore.
La Pasqua sono le campane che chiamano a raccolta i bambini che escono di casa con tanta fretta perché il mondo è lì fuori e non dentro. Quel mondo che oggi aspetta, paziente, un nostro ritorno. Come il ritorno in patria di un soldato che esce allo scoperto e non ha più paura di essere preso dal nemico.
Anche la sofferenza è indispensabile e segue una ciclicità.
È il ritmo della vita che ci impone di fermarci e riflettere ed anche di cadere. E quando cadi, come cade Cristo con la Croce, senti il peso di una umanità che ha peccato e si redime e poi torna a vedere il sereno.
Cristo risorge sempre e la Pasqua ha il profumo inebriante dei fiori appena colti. Come il profumo delle fresie e dei sepolcri adagiati nelle chiese che si preparano alla festa.
Non può esserci una Pasqua senza il digiuno e un percorso di sofferenza.
La Pasqua è metafora dell'esistenza, segue passo passo il nostro atto di dolore.
I riti della Settimana Santa sono necessari tanto quanto una preghiera. E se il rito manca, mancherà la voglia di stare con gli altri.
Le cose le apprezzi quando vengono a mancare. E, quest'anno, un'altra Pasqua se ne andrà senza quelle cose a noi care.
La Pasqua che vorrei ha il profumo delle ciambelle e scarcelle ricoperte di zucchero, confetti colorati e uova sode, che un tempo venivano donate alle fidanzate.
Ma non solo! La Pasqua sono i ragazzi che inondano le strade di palme e ramoscelli di ulivo e vengono a bussare alla tua porta la domenica mattina con un paniere stracolmo.
E ancora: la Pasqua è il dondolio delle statue di Cristo e della Madonna che, lente, con un ritmo cadenzato, come il lamento delle prefiche, percorrono le strade dall'alba al tramonto prima di tornare ad abitare le teche di vetro.
La Pasqua è il vestito nuovo, o perlomeno lo era un tempo, quel vestito tanto desiderato che mamma teneva pronto per la festa e potevi indossare soltanto la domenica. Come un premio dopo una lunga attesa.
La Pasqua è la musica di banda che accompagna le processioni e ci strugge fino all'estasi più pura.
La Pasqua è Maria addolorata, vestita di nero, che raggiunge Gesù al calvario, gli si avvicina piano piano e da a suo figlio il bacio più bello del mondo e resta immobile, quasi a sussurrargli tutto il suo amore.
La Pasqua sono le campane che chiamano a raccolta i bambini che escono di casa con tanta fretta perché il mondo è lì fuori e non dentro. Quel mondo che oggi aspetta, paziente, un nostro ritorno. Come il ritorno in patria di un soldato che esce allo scoperto e non ha più paura di essere preso dal nemico.