Memorie di un amore
Bene perduto
Le poesie di Liliana Salerno
lunedì 29 aprile 2019
18.33
Fermati o Trottola!
...e smetti di vaneggiare!
Il Bene che consideri
Perduto,
è matto, Amore mio,
matto e incostante,
Dolce, Tenero, Amante.
II Bene Perduto
è benedetto,
ed Unito
dal Cielo Profano,
che, incerto, ci appartenete!
Il Bene Perduto
è discolo,
perpetuo Amante
dagli Occhi di ghiaccio,
e schiude adamantine
melodie,
materne e silvane,
silenti e Ateniesi.
Il Bene della culla
è il bene Perduto.
Le braccia della mamma,
replicate dall'Amante
Ateniese,
raffinato
che è in Te,
Longevo Assente.
Posa il Tuo sguardo
nella culla:
vi troverai,
miracolosamente intatto,
il mio Cuore Pagano,
i canti Blasfemi, Brasiliani,
recitati alla Luna,
fra le pietre di Stonehenge,
fra i cavalli garruli,
della Ruota,
della Giostra spartana,
che ci vide volare,
insieme,
verso l'Orizzonte,
il Limite,
del Gabbiano Jonathan
verso le Cattedrali
di Monet,
Cattedrali Pugliesi,
Romaniche,
spartane
Il Bene che consideri
Perduto, è Nostro,
Pettirosso Blasfemo,
Baciatore Assassino.
Il Bene Perduto
sono Aghi di Pioggia,
tra Bossi, Ligustri, Acanti.
Il Bene Perduto
è intatto nelle Tue Mani,
eternamente giovane
Asmodeo,
Mio Unico Uomo,
e non Unico
Amante.
Il Bene Perduto sei Tu,
sono le tue Ali di cera,
l'Apprensione della Madre
e di Proserpina,
che ti restituisco lo,
con le castagne
di Don Bosco,
quelle inesauribili,
quelle che:
"le più buone
stanno in fondo",
quelle che:
racconta l'abbecedario
della Scuola
Cattolico-Elementare,
non finiscono mai,
e vengono elargite,
a piene marni
dall'Unitalsi,
per un viaggio disperato,
lontano dalla Spuma a riva,
del Nostro Mare Silvano.
Il Mio Bene sei Tu,
compagno Assente
Il Mio Bene sei Tu,
Sincero Amante,
e taccio la Nostra Storia
che,
perpetua,
si ripete.
...e smetti di vaneggiare!
Il Bene che consideri
Perduto,
è matto, Amore mio,
matto e incostante,
Dolce, Tenero, Amante.
II Bene Perduto
è benedetto,
ed Unito
dal Cielo Profano,
che, incerto, ci appartenete!
Il Bene Perduto
è discolo,
perpetuo Amante
dagli Occhi di ghiaccio,
e schiude adamantine
melodie,
materne e silvane,
silenti e Ateniesi.
Il Bene della culla
è il bene Perduto.
Le braccia della mamma,
replicate dall'Amante
Ateniese,
raffinato
che è in Te,
Longevo Assente.
Posa il Tuo sguardo
nella culla:
vi troverai,
miracolosamente intatto,
il mio Cuore Pagano,
i canti Blasfemi, Brasiliani,
recitati alla Luna,
fra le pietre di Stonehenge,
fra i cavalli garruli,
della Ruota,
della Giostra spartana,
che ci vide volare,
insieme,
verso l'Orizzonte,
il Limite,
del Gabbiano Jonathan
verso le Cattedrali
di Monet,
Cattedrali Pugliesi,
Romaniche,
spartane
Il Bene che consideri
Perduto, è Nostro,
Pettirosso Blasfemo,
Baciatore Assassino.
Il Bene Perduto
sono Aghi di Pioggia,
tra Bossi, Ligustri, Acanti.
Il Bene Perduto
è intatto nelle Tue Mani,
eternamente giovane
Asmodeo,
Mio Unico Uomo,
e non Unico
Amante.
Il Bene Perduto sei Tu,
sono le tue Ali di cera,
l'Apprensione della Madre
e di Proserpina,
che ti restituisco lo,
con le castagne
di Don Bosco,
quelle inesauribili,
quelle che:
"le più buone
stanno in fondo",
quelle che:
racconta l'abbecedario
della Scuola
Cattolico-Elementare,
non finiscono mai,
e vengono elargite,
a piene marni
dall'Unitalsi,
per un viaggio disperato,
lontano dalla Spuma a riva,
del Nostro Mare Silvano.
Il Mio Bene sei Tu,
compagno Assente
Il Mio Bene sei Tu,
Sincero Amante,
e taccio la Nostra Storia
che,
perpetua,
si ripete.