morte di un gettonista ottavo
morte di un gettonista ottavo
Morte di un gettonista

Capitolo Ottavo

Giallo a puntate firmato dal dott. Antonio Marzano

Il mio giovane amico Giacinto mi fa sentire un prigioniero, ma allo stesso tempo un privilegiato.
«Giacinto, hai fame? Io sì. Possiamo andare a prendere un panino?»
«Certo. Proprio qui di fronte alla Questura c'è un bar molto ben fornito.»
«Bene.»
Ho addosso una grande inquietudine. Lui mantiene il suo aplomb da poliziotto, ma una volta seduti in un angolo riservato del bar…
«Dottore, io sono turbato quanto, se non più di te. Una cosa è la Scuola di Polizia, un'altra è imbattersi da subito in un omicidio che ha i contorni di un delitto di difficile investigazione e soluzione. Io ho imparato le procedure, ma la cosa più importante non si impara, né si studia: l'intuito.»
«Magari con l'esperienza si affina, ma l'intuito o ce l'hai o non ce l'hai.»
«Non mi dire che dubiti di averlo! Ma se non hai neanche iniziato gli interrogatori!»
«Dai… sbrighiamoci. Magari è arrivata la simpaticona della mia non più giovane collega.»
E così ci precipitiamo lungo le scale al primo piano.
Seduta su una panchina nel corridoio, osservo e riconosco la mia collega. Preferisco non incrociare il suo sguardo, e lei, pur riconoscendomi, fa lo stesso con me.
Ci vengono incontro gli ispettori che sono andati a prenderla, ed ecco che, dopo uno sguardo d'intesa con il commissario, la collega viene fatta accomodare in una stanza.
Mi siedo in un angolo riservato e… apro la porta… Ti riconosco: mi raggiungi con lo sguardo. Mentre mi giro, ti passi una mano tra i capelli; sorridi: la giovinezza passata, quella possibilità perduta… una parola non detta…
«Neanche un'avance!»
Ed ora che è passato tanto tempo non ho più parole da offrirti. La mia scelta del silenzio muto e dell'indifferenza ipocrita è la più immediata… ma… lì c'è un bar con un tavolino al sole di dicembre. Ti sposto la sedia per farti accomodare… siamo di fronte. I raggi del sole accarezzano il tuo viso, gli occhi riprendono la lucentezza di allora in un lagoftalmo di lacrime…
«Come stai?» ti chiedo.
«E tu come stai?»
Le mie mani si muovono nervosamente, le tue labbra tremano.
Ci raggiunge la ragazza del bar.
«Cosa prendete?»
Noi siamo immobili, persi l'uno nello sguardo dell'altra. Lei ci guarda stranita… poi fa marcia indietro senza dire niente.
«Dottore, sveglia… il commissario ti aspetta!»
«Allora, dottoressa Altomonte, ho dovuto convocarla perché, come avrà saputo, il dottor Mustafà Rambaied, che ha frequentato, in veste di gettonista della cooperativa La Nuova Sanità, per circa una settimana il reparto di pediatria in cui lei opera, è stato ritrovato questa mattina intorno alle tre, dal suo collega qui presente, Pasquale Traini, e dalla caposala Rebecca Papa, sgozzato.
Può ripetere ciò che ha detto ieri mattina al dottor Traini quando è arrivato e al giovane pediatra libanese Rambaied?»
Silenzio assoluto.
«Vuole che le rifaccia la domanda?»
Silenzio assoluto.
«Dottoressa, come si sente? Ha bisogno di qualcosa?»
Silenzio assoluto.
La frangia dei capelli lucidi e neri le copre in parte il volto. Il resto è assicurato da una leggera peluria, anch'essa lucida e nera. Dalla sua camicia gialla emana una puzza di frittura mista.
«Dottoressa, vuole chiamare il suo avvocato?»
Silenzio assoluto.
Poi, con un filo di voce, dice: «Lei sospetta di me?»
«Io devo sospettare di tutti, anche del dottor Traini.
Le ripeto la domanda: perché ha usato parole così pesanti nei riguardi sia di Traini, che è più anziano di lei, sia di Rambaied?»
«Perché sono contraria alla decisione della Direzione Amministrativa della nostra ASL di essere legata alle cooperative, che sfruttano questa nostra condizione di bisogno e che poi spediscono in ospedale pediatri come Traini e Rambaied, che nulla sanno della pediatria ospedaliera.»
«E questo, per lei, è un motivo sufficiente per attaccare i suoi colleghi e intimare loro di andare via, minacciandoli con l'espressione: ve la farò pagare cara?!»
Silenzio totale.
«Cosa ha fatto ieri sera? Quando ha visto per l'ultima volta Mustafà Rambaied?»
«Sono stata a casa tutta la notte!»
«C'è qualcuno che può confermarlo?»
«No, vivo da sola. Poi ho visto Mustafà ieri mattina, quando si è presentato in infermeria mentre stavo parlando con il collega Traini.»
«E lei può dirmi se Mustafà abbia avuto discussioni in questa settimana qui in ospedale? Se lui si sia fatto nemici così feroci da essere sgozzato? Lei che idea si è fatta di questa storia?»
Silenzio assoluto.
Erika piega la testa mentre il commissario dice: «Per il momento può andare. Non ho altre domande e non lasci la città.»
«Cosa ne pensi, dottore?»
«È una donna reticente, non ha un carattere facile, non riesce a tenere la lingua a freno, ce l'ha con tutti, si trascura, ha una leggera peluria sul viso, puzza di frittura, credo non si lavi e non sopporta la presenza di medici gettonisti, anche se poi alle 14 è andata via e francamente non so quando deve riprendere il servizio. Ma da tutto questo a farne una feroce assassina ce ne passa.
Non si è mostrata dispiaciuta per Mustafà, né ha chiesto particolari su come sia stato ucciso. È terribile, soprattutto perché è anche un medico. Mah!»
«Eh sì!»
Squilla il telefono fisso e Giacinto mette subito in viva voce: «Dottor Licari, sono il dottor Stefano Viesti, il pubblico ministero. Venga in ufficio. Mi deve relazionare su tutto.»
«Bene!»
«Pasquale, hai sentito? È il P.M. Andiamo.»
La Procura della Repubblica è poco distante e, un po' trafelati, arriviamo. Giacinto bussa ed, a un vigoroso avanti, entriamo.
«Buongiorno, signori.»
«Buongiorno, dottor Viesti,» dice Giacinto.
«E lei chi è?» mi chiede il P.M.
«Dottore, sono il pediatra che questa notte ha scoperto il cadavere con la caposala e che subito dopo ha chiamato la polizia.»
L'espressione del magistrato è incuriosita e piuttosto dura nei miei riguardi.
«Dottore, non abbia sospetti o dubbi su di me. Io, in veste di gettonista, sono arrivato in ospedale ieri mattina. Ho conosciuto Mustafà Rambaied intorno alle 12. Abbiamo avuto con la collega un alterco, di cui ho riferito al Commissario, e poi nel primo pomeriggio Mustafà è sparito e non l'ho più visto fino a questa mattina.»
«Tutto qui?»
«Sì, dottore, tutto qui.»
«E lei, commissario, che ne pensa?»
«Siamo solo all'inizio. Ho interrogato la collega, ma non ha aggiunto niente. L'arma del delitto, che il medico legale ha ipotizzato essere un bisturi, non è stata trovata. Ora dobbiamo perquisire gli altri reparti, parlare con medici, infermieri, ecc. di tutti i reparti. Parlare con la Direzione Sanitaria e quella Amministrativa, e interrogare tutti coloro che hanno incontrato questo giovane medico. Poi dobbiamo rintracciare la sua famiglia, che vive a Beirut.»
«Beh, allora,» fa il magistrato, «forza… forza. Un'ultima cosa, dottore: posso avvalermi del dottor Traini? Lui è stato il mio pediatra fino a 16 anni.»
«Va bene, dottor Licari!»
  • Antonio Marzano
  • dottor Antonio Marzano
Morte di un gettonista

Morte di un gettonista

Racconto giallo a cura del dott. Antonio Marzano

Indice rubrica
Capitolo Settimo 16 gennaio 2025 Capitolo Settimo
Capitolo Sesto 9 gennaio 2025 Capitolo Sesto
Capitolo Quinto 2 gennaio 2025 Capitolo Quinto
Capitolo Quarto 26 dicembre 2024 Capitolo Quarto
Capitolo Terzo 19 dicembre 2024 Capitolo Terzo
Capitolo Secondo 12 dicembre 2024 Capitolo Secondo
Capitolo Primo 5 dicembre 2024 Capitolo Primo
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Capitolo Primo Capitolo Primo Giallo a puntate firmato dal dott. Antonio Marzano
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