Un pediatra sul web
Domanda ai sapienti
Rubrica a cura del dottor Antonio Marzano - Ex pediatra di famiglia
martedì 26 marzo 2024
Domanda ai sapienti che ti indichino il cammino della vita serena; domanda loro se la passione o la paura o la speranza delle piccole utilità mondane ti agiteranno e ti inquieteranno sempre; se la virtu' è il frutto della conoscenza o è un dono di natura; e come alleviare l'angoscia, che cosa ti darà la pace con te stesso (...) E io, amico, sai che penso, che invoco? " Abbia sempre quello che ho oggi e meno anche; e viva per me il tempo che mi resta, se gli Dei vogliono che ancora mi resti tempo da vivere; e abbia abbondanza di libri e provviste di grano per l'annata, perché non oscilli nel dubbio del domani.
Orazio I secolo a.C.
In queste semplici parole scritte oltre duemila anni fa dal poeta Quinto Orazio Flacco, è racchiusa la summa che l'uomo vive intorno agli anni della propria vita in cui si definisce anziano. Sono solo un ammiratore del grande poeta di Venosa e vorrei umilmente commentare, alla luce dei miei settant'anni le sue parole.
A leggerle con attenzione, sembra che siano state scritte ieri e ciò la dice lunga sul fatto che "i sentimenti" di un uomo non siano cambiati e che soprattutto non solo siano rimasti sempre gli stessi, quanto si siano ancora di più rafforzati nelle loro contraddizioni.
"Domanda ai sapienti che ti indichino il cammino della vita serena". Piuttosto che una domanda è una invocazione: la vita serena in cui non albergano più "passione, paura, speranza delle piccole utilità mondane".
Al primo posto Orazio ha posto la parola: passione! Questo forte sentimento è la molla che sempre, da sempre e per sempre farà "partire" un uomo. E le passioni sono tante, alcune ammantate di bontà e di positività, molte altre sostenute dall' egoismo, dalla cattiveria, dal desiderio del potere e del denaro. La chimera della vita serena, aspirazione tanto invocata da sempre e da tutti, ma che rimane solo una chimera perché la natura umana non la contempla. E credo che quando l'inquietudine della vita agitata, viene canalizzata verso traguardi positivi e nobili, questi una volta raggiunti con impegno, perseveranza, caparbietà molto spesso si configurano utili non solo al proprio narcisismo ma garantiscono una crescita sociale, culturale, economica e non ultima una crescita in termini di salute della società.
La "virtù" è frutto della conoscenza o è un dono di natura? La virtù è un concetto astratto. La virtù: con questa parola il terreno diventa scivoloso: ogni uomo ritiene che il proprio operato sia sostenuto dalla virtù. Ogni uomo ritiene di essere un uomo probo e questo perché questo concetto è mutato nei secoli e secondo il pensiero di Papa Ratzinger, il relativismo, ammantato di perbenismo ha sdoganato comportamenti umani riprovevoli, ma che oggi vengono ritenuti plausibili. E magari " la civiltà", il "progresso culturale e sociale" è una spiegazione di "e si. Se lo ha fatto, se lo hanno fatto, se hanno commesso azioni disoneste, malvagie, ignobili, avranno pur avuto le loro ragioni". Tutto è relativo e la giustizia quella dell'uomo fa molta fatica a tenere fermo il suo timone.
La virtù è un dono di natura: la bontà, la generosità' altruismo, sono un dono di natura, non certo un frutto della conoscenza. Quest' ultima piuttosto alimenta la supponenza, l'arroganza, la smania di potere, la pulsione incontrollata verso le peggiori azioni: ed al primo posto c'è il desiderio del denaro per il quale l'uomo commette le peggiori infamie " La pace con sé stesso" invocazione legittima ma del tutto irraggiungibile. La pace con sé stesso: la pace dei sensi, dei desideri, delle ambizioni, della supremazia, della arroganza, del potere. La pace con se stesso, che quando pensi di aver in parte raggiunto e che sei finalmente al riparo "dall'angoscia" ecco che può bastare uno sguardo furtivo o uno sfiorare inaspettato di un contatto umano, per ricadere nel baratro dell'angoscia.
Per fortuna però con il trascorrere degli anni e con il calare della increzione ormonale, le priorità diventano altre: quando diventiamo anziani, come scrive Orazio, le priorità diventano altre: i libri e la scorta di grano: se sono diventate realmente e sinceramente queste le priorità della vita, allora si che siamo diventati anziani e come lui ringraziava gli Dei per il tempo che gli avrebbero ancora concesso, noi oggi ringraziamo Dio per il tempo che ci concede.
Ma come è impervia la nostra strada, ricca di insidie ed imprevisti. Ed è la vita che Orazio in poche frasi ha tratteggiato magnificamente.
Orazio I secolo a.C.
In queste semplici parole scritte oltre duemila anni fa dal poeta Quinto Orazio Flacco, è racchiusa la summa che l'uomo vive intorno agli anni della propria vita in cui si definisce anziano. Sono solo un ammiratore del grande poeta di Venosa e vorrei umilmente commentare, alla luce dei miei settant'anni le sue parole.
A leggerle con attenzione, sembra che siano state scritte ieri e ciò la dice lunga sul fatto che "i sentimenti" di un uomo non siano cambiati e che soprattutto non solo siano rimasti sempre gli stessi, quanto si siano ancora di più rafforzati nelle loro contraddizioni.
"Domanda ai sapienti che ti indichino il cammino della vita serena". Piuttosto che una domanda è una invocazione: la vita serena in cui non albergano più "passione, paura, speranza delle piccole utilità mondane".
Al primo posto Orazio ha posto la parola: passione! Questo forte sentimento è la molla che sempre, da sempre e per sempre farà "partire" un uomo. E le passioni sono tante, alcune ammantate di bontà e di positività, molte altre sostenute dall' egoismo, dalla cattiveria, dal desiderio del potere e del denaro. La chimera della vita serena, aspirazione tanto invocata da sempre e da tutti, ma che rimane solo una chimera perché la natura umana non la contempla. E credo che quando l'inquietudine della vita agitata, viene canalizzata verso traguardi positivi e nobili, questi una volta raggiunti con impegno, perseveranza, caparbietà molto spesso si configurano utili non solo al proprio narcisismo ma garantiscono una crescita sociale, culturale, economica e non ultima una crescita in termini di salute della società.
La "virtù" è frutto della conoscenza o è un dono di natura? La virtù è un concetto astratto. La virtù: con questa parola il terreno diventa scivoloso: ogni uomo ritiene che il proprio operato sia sostenuto dalla virtù. Ogni uomo ritiene di essere un uomo probo e questo perché questo concetto è mutato nei secoli e secondo il pensiero di Papa Ratzinger, il relativismo, ammantato di perbenismo ha sdoganato comportamenti umani riprovevoli, ma che oggi vengono ritenuti plausibili. E magari " la civiltà", il "progresso culturale e sociale" è una spiegazione di "e si. Se lo ha fatto, se lo hanno fatto, se hanno commesso azioni disoneste, malvagie, ignobili, avranno pur avuto le loro ragioni". Tutto è relativo e la giustizia quella dell'uomo fa molta fatica a tenere fermo il suo timone.
La virtù è un dono di natura: la bontà, la generosità' altruismo, sono un dono di natura, non certo un frutto della conoscenza. Quest' ultima piuttosto alimenta la supponenza, l'arroganza, la smania di potere, la pulsione incontrollata verso le peggiori azioni: ed al primo posto c'è il desiderio del denaro per il quale l'uomo commette le peggiori infamie " La pace con sé stesso" invocazione legittima ma del tutto irraggiungibile. La pace con sé stesso: la pace dei sensi, dei desideri, delle ambizioni, della supremazia, della arroganza, del potere. La pace con se stesso, che quando pensi di aver in parte raggiunto e che sei finalmente al riparo "dall'angoscia" ecco che può bastare uno sguardo furtivo o uno sfiorare inaspettato di un contatto umano, per ricadere nel baratro dell'angoscia.
Per fortuna però con il trascorrere degli anni e con il calare della increzione ormonale, le priorità diventano altre: quando diventiamo anziani, come scrive Orazio, le priorità diventano altre: i libri e la scorta di grano: se sono diventate realmente e sinceramente queste le priorità della vita, allora si che siamo diventati anziani e come lui ringraziava gli Dei per il tempo che gli avrebbero ancora concesso, noi oggi ringraziamo Dio per il tempo che ci concede.
Ma come è impervia la nostra strada, ricca di insidie ed imprevisti. Ed è la vita che Orazio in poche frasi ha tratteggiato magnificamente.