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I viaggi e l'inutile fuga

Rubrica a cura del dottor Antonio Marzano - Ex pediatra di famiglia

Tutte le volte che utilizzo l'espressione "staccare la spina" penso nello staccarla ad un viaggio. Il desiderio di "cambiare aria" o meglio di evasione, di scoperta, di conoscenza, di svago si concretizzano molto spesso in un viaggio. Ora poi quando le occasioni sono sempre più frequenti e le offerte aumentano giorno dopo giorno, la scelta del viaggio è al primo posto come opportunità da realizzare quando sentito il bisogno di "staccare la spina".

Conservo gelosamente custodite in un album apposito, le fotografie in bianco e nero dei viaggi che prima con i genitori e poi con tutte le altre compagnie ho avuto modo di fare.

E sono veramente tanti: ma quello cui sono particolarmente legato è il viaggio in Germania.

Ho conservato le foto, perché a distanza di tanti anni e con la memoria remota che inizia ad obnubilarsi, solo la documentazione fotografica, rimuove qualsiasi sospetto che il viaggio in Germania non sia stato un avvenimento reale. Mi riferisco ad una foto che mi ritrae bambino con i pantaloncini corti e i calzettoni sollevati fino alle ginocchia, mentre stringo la mano a mia sorella, con lo sfondo della Cattedrale di Colonia.

Si, la Cattedrale di Colonia. E quel viaggio negli anni sessanta lo feci con il millecento. Oggi percorrere in auto una distanza di oltre duemila chilometri per andare fino a Colonia, è una assurdità. Oggi si viaggia in aereo. Ma allora era cosi; e poi con il millecento!

Non voglio poi citare tutti gli altri viaggi, in luoghi lontani, molto lontani, vicini e molto vicini e sono stati veramente tanti.

Una volta poi tornati a casa, trascorsi solo pochi giorni, la stessa pulsione che aveva scatenato il desiderio del viaggio si ripresentava. A volte avevo la sensazione che la professione di medico di mio padre e l'insegnamento alla scuola di mia madre fossero solo la scontata e ripetitiva quotidianità ed una fisiologica pausa, tra un viaggio e l'altro. Una volta poi raggiunta entrambi i miei genitori, la pensione, i viaggi sono diventati molto frequentissimi.
Non mi sono mai posto la domanda se questo comportamento compulsivo, sottendesse altro; comunque i viaggi erano molto spesso, se non sempre, condivisi con altri viaggiatori i quali erano sempre molto numerosi.

Poi un giorno ed anche relativamente recente mi sono imbattuto in: " I viaggi e l'inutile fuga". Ora senza prendere per oro colato ciò che ha scritto oltre duemila anni fa il filosofo e letterato Seneca al suo amico Lucillo, pur tuttavia, questa lettera mi ha fatto riflettere e molto. Lucillo al ritorno di un ennesimo viaggio, scrive al suo amico Seneca: è mai possibile che nonostante stacchi di continuo la spina, nonostante che cambi aria molto spesso, nonostante sia convinto che queste scelte siano l'unico modo per stare meglio, eppure ho l'impressione che non mi siano di nessun aiuto. Anzi: tornato a casa tutto ritorna come prima se non peggio di prima.

Lucillo, un romano del I secolo, scrive all'amico Seneca e si dice stupito del fatto che i suoi viaggi non gli siano serviti per eliminare la tristezza che lo affligge.

Seneca gli risponde "Lucillo devi cambiare d'animo, non di cielo" e poi citando Socrate: "Perché ti stupisci se i lunghi viaggi non ti servono, dal momento che porti in giro te stesso? Ti incalza il medesimo motivo che ti ha spinto fuori di casa, lontano".
I nostri difetti ci seguono, dovunque andiamo. Le cose che ci rendono tristi sono radicate nel nostro animo: a che serve cambiare posto e vedere persone nuove se non curiamo prima i nostri mali?

Dalle "Lettere morali a Lucillo".

Sembrano scritte appena ieri, ma sono trascorsi oltre duemila anni ed ho sempre bisogno di cercare e dopo aver cercato ,ritrovo nella Cultura Classica osservazioni, riflessioni, di filosofi greci e romani.

Ora senza voler generalizzare, né tantomeno affermare che prima Socrate e poi Seneca avessero ragione, tuttavia ho trovato le osservazioni e le spiegazioni di entrambi i filosofi corrispondenti ai miei sentimenti.

La familiarità in tali comportamenti ossessivo compulsivi è spiegato dalla ricerca del benessere interiore per alleviare la insoddisfazione della vita.

Ma è proprio cosi?

Mah... si entra in un labirinto di ipotesi da cui mi sarebbe molto difficile uscire.

Non credo proprio che i milioni di viaggiatori che si muovono ogni giorno sulla faccia della terra lo facciano per i motivi che abbiamo detto prima. Si viaggia per svago ma anche per lavoro. La domanda piuttosto è un'altra: tra tutti le migliaia di viaggiatori che viaggiano per svago, quanti sono coloro che poi tornando a casa, tempo una settimana, si ritrovano nello stesso stato d' animo di Lucillo?
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