Neonato
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Un pediatra sul web

Ma prima non c'era!

Rubrica a cura del dottor Antonio Marzano - Ex pediatra di famiglia

«Buongiorno dottore. Come sta? Si ricorda l'ultima volta che sono venuta con Franco? Ero al settimo mese di gravidanza e cinque giorni fa è nata Maria. Il tempo di iscriverla ed eccomi qui».

«Complimenti signora Giovanna e grazie della fiducia»

«Ma che dice dottore, quale grazie e grazie. Sono io che ringrazio lei per come ha seguito e segue Franco. Sempre così affettuoso e disponibile. Grazie a lei»

E mentre Giovanna si profonde in complimenti, mi porge la cartella della dimissione di Maria.


«Dottore, mi tolga una curiosità, ma il secondo nato di una famiglia, di cui il primo nato è in carico ad un pediatra, non va in automatico allo stesso pediatra?»

«Certo – rispondo –, tuttavia è sempre il genitore che deve dare il proprio consenso, firmando l'iscrizione al suo pediatra. Si si questo lo sapevo e allora perché quando sono arrivata alla ASL si è avvicinato uno e mi ha detto che dovevo iscrivere la bambina ad un altro pediatra perché "Marzano sta pieno"?»

«Beh – dico – era almeno un bell'uomo? Perché ci sto pensando anch'io di utilizzare questo sistema e per essere più sicuro ho telefonato a Raul Bova!»

E giù una risata liberatoria...


Prendo dal cassetto una cartella rigorosamente cartacea e riporto doverosamente tutti i dati della neonata. Cognome e nome, data di nascita, luogo di nascita, indirizzo, numero di telefono, seconda nata, professione dei genitori. Poi, peso alla nascita, lunghezza, circonferenza cranica, età gestazionale. Se NGA, SGA o LGA. Parto se spontaneo o cesareo. Allattamento. Eccetera.

Quando la mia cartella è completamente compilata, dico: «Giovanna… puoi spogliare la bambina, nuda sul fasciatoio e togli anche il pannetto: nuda. Accendi la lampada rossa che sta sopra così la bambina sta al caldo».

Eravamo nel mese di gennaio.


Giovanna è una mamma ormai esperta: ha seguito questa procedura tante volte con Franco che ha appena compiuto quattro anni.


In primis sulla bilancia, poi nello statimetro e poi prendo la bambina e la adagio sul lettino. Giovanna mi segue con un sorriso benevolo e sereno mentre ausculto il cuore ed il torace. La visita si risolve in cinque minuti con i riflessi arcaici presenti e validi e l'esame con l'oftalmoscopio del fondo degli occhi ed il riflesso rosso di entrambi.

«Giovanna, tua figlia è sana e con il tuo latte ha recuperato il calo ponderale fisiologico ed è già cresciuta».

E scrivo tutto in cartella e segno la sua iniziale curva di crescita staturo ponderale.

Pochi minuti e la neonata e bella e rivestita e mentre la mamma guadagna l'uscita le dico: «Ci vediamo tra una settimana così controlliamo il peso della bambina».

Giovanna mi sorride e tutta contenta si accarezza la sua sesta misura del seno e con uno sguardo intrigante mi fa: «Solo latte materno?»

«Giovanna, mo devi avere mazzate… vai vai!»

Puntuale Giovanna ritorna dopo sette giorni. È un'ottima nutrice tanto che la bambina ha preso 350 gr in sette giorni.

«Bene – le dico –. Sempre sei poppate al giorno di latte materno ogni 3 ore e mezza, continua ad avere un regime alimentare corretto e ci rivediamo al compimento del primo mese di Maria».

«Grazie dottore» e ci salutiamo.

Nessuna telefonata fino all' ingresso in studio per il bilancio di salute del primo mese; pardon allora non si chiamava "bilancio di salute". Ma il sottoscritto come mi aveva insegnato il mio Direttore il Prof Francesco Schettini, seguivo ed ho continuato a seguire il suo calendario di visite: una visita al mese fino a sette mesi, una visita ogni sei mesi fino a due anni ed una visita all' anno fino a dodici anni, tranne imprevisti.

Maria è cresciuta bene: «Vedi la bilancia, ha preso 900 gr. Sei un'ottima nutrice ed hai una ottima montata latttea».

«E vorrei vedere» mi fa Giovanna, abbassando lo sguardo sulla sua sesta misura.


«Giovanna, ci vediamo al secondo mese».

Ed eccoci arrivati a marzo.


La visita del secondo mese si svolge nello stesso clima sereno e piacevole delle precedenti. Maria sta bene, in tutti i suoi apparati e le curve staturo ponderale viaggiano al novantasettesimo percentile.

Compilo la ricetta per l'ecografia delle anche, la richiesta per le vaccinazioni, compilo la cartella cartacea, consegno a Giovanna le ricette con i consigli e le curve di crescita e la invito a ritornare in studio al terzo mese.

«Tutto bene» le dico.


«Grazie dottore».


Ed eccoci arrivati alla visita del terzo mese.
Mentre Giovanna spoglia sua figlia sul fasciatoio, le chiedo: «Hai fatto l'ecografia delle anche?»
«Sì - mi risponde -, ha detto il dottore che è tutto a posto».

«Hai fatto le vaccinazioni?»

«Sì - mi risponde -, la bambina non ha avuto neanche la febbre».

«Bene» dico.

Mi avvicino al fasciatoio, sollevo la lattantina prendendola dai piedini, e la poggio sulla bilancia e ad alta voce dico il peso, poi nello statimetro e dico la lunghezza, poi riprendo la bambina la adagio sul lettino e prendo la circonferenza cranica. Giovanna è di fronte a me e nel lanciarle uno sguardo la vedo serena e contenta.

Poi prendo lo stetoscopio e poggio la sua membrana sul cuore.


Solo tre secondi, mi sfilo lo stetoscopio dalle orecchie e mentre aggrotto le sopracciglia, mi prendo tre secondi.

Giovanna mi guarda: «Che c'è dottore?»


Mi rimetto gli auricolari dello stetoscopio nelle orecchie e… il cuoricino di Maria ha sviluppato un soffio di 4 sesti sul focolaio del mesocardio. Mi soffermo tre quattro minuti ad ascultare il cuore, ma non cambia niente. Non mi sono sbagliato, non mi sto sbagliando.

«Ma come è possibile?» mi chiedo a voce alta, ma non c'era niente fino all' ultima volta, né c'era nulla alla nascita.

Giovanna ora mi guarda preoccupata: «Dottore che è successo?»

«Giovanna - le dico -, il cuore di Maria, c'è qualcosa che non va»

«In che senso?» mi dice.

«Giovanna, la bambina ha un soffio patologico al suo cuore che prima non aveva. Certo - dico -, sta bene, è cresciuta, il colorito è roseo, ma c'è qualcosa di serio al cuore che non va».


«Dottore e che devo fare?»

«Devi andare subito alla cardio chirurgia pediatrica del Bambin Gesù a Roma. Subito!»

Le faccio la ricetta rossa e Giovanna tira fuori tutto il suo forte carattere e nel prendere la ricetta mi dice: «Dottore vado subito».

Nessun dubbio, nessuna perplessità, nulla, fiducia assoluta, rispetto totale.

Trascorrono circa quindici giorni quando Giovanna riporta Maria in studio.

La sua espressione è tirata ma non preoccupata. Solo un «Buongiorno dottore», mi porge la cartella clinica di uscita dalla cardiochirurgia pediatrica del Bambin Gesù e leggo: "Difetto interventricolare ampio con schunt sinistro destro e sovraccarico del cuore destro. Intervento cardiochirurgico in regime di urgenza per il rischio clinico della lattantina di tre mesi. Si dimette in data odierna in buone condizioni generali. Si rimanda al pediatra".

Giovanna mi guarda e con i nostri occhi che si accarezzano mi dice: «Dottore ho trovato a Roma una cardiochirurgo donna. Una giovane dottoressa che mi rassicurato, che l'ha operata, ricucendo il foro e mi ha restituito mia figlia guarita. Poi nel salutarmi mi ha detto, torni dal suo pediatra e gli dica che è stato bravo perché non solo ha sentito il soffio e fin qui… ma la cosa importante è che ha capito la gravità e l'urgenza del problema e quindi le ha dato il consiglio di venire qui subito».

Giovanna ha ripreso il suo aspetto di madre e di donna, si avvicina, io mi alzo dalla poltrona, lei mi abbraccia forte e mi dice: «Grazie Tonio, le hai salvato la vita! Grazie».
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