Donna nervosa, repertorio
Donna nervosa, repertorio
Un pediatra sul web

Myriam è sempre nervosa

Rubrica a cura del dottor Antonio Marzano - Ex pediatra di famiglia

A volte ritornano in mente, improvvisamente, senza un reale motivo. Arrivano probabilmente come un reset del cervello, che vuole rimanere aggrappato ad una condizione che è cambiata. O forse solo ad un normale fluire dei fatti della vita, dei quali non solo mi fa bene parlare, ma che mi hanno insegnato tanto come medico e come uomo.

La pediatria poi, mi era parsa un' isola felice, fatta di urla di bambini, di pianti irrefrenabili, di mamme ansiose e di una patologia prevalentemente respiratoria.

E nulla faceva presagire ad una storia che ho vissuto da vicino, che mi ha segnato molto e per molti anni e per la quale non mi sono mai perdonato di non aver avuto neanche un sospetto diagnostico. A nulla vale la giustificazione che non era a me che spettasse la riflessione e che a nessuno, dico a nessuno, dei tanti medici consultati in tanti anni, era venuto in mente un dubbio. Tuttavia, vista la lunga condivisione dei sintomi clinici, ci fu una sottovalutazione da parte mia, dei disturbi e dei disagi per i quali la giovane donna avrebbe dovuto avere una diagnosi molto, ma molto prima di quella che dopo, ma molto dopo, si ritrovò ad avere.

«Tonio come stai?»
«Buongiorno Elena. Bene, grazie. E tu come stai?»
«Bene bene. Ti telefono perché ho bisogno del tuo aiuto. Ho una mia cara amica, che tu non conosci, la quale, nonostante sia una brava e cara persona, è sempre nervosa. È di un nervosismo sofferente, di cui lei non riesce neanche a parlare né a spiegare. Ma sento che non sta bene».

Così si esprimeva tanti anni fa una collega nefrologa, che ormai non vedo più da parecchio.

«E io cosa posso fare? Se è una adulta, io cosa posso fare per lei?»
«Vorrei solo che la incontrassi. Lei non vive a Bisceglie e neanche a Bari da dove ti chiamo. Magari se potessi incontrarla sarà lei, a parlartene»
«Mah... - dico io -. Posso dirti di no? Dille di venire in studio, quando le è più comodo. Meglio di mattina»
«Va bene, grazie. Sei sempre gentile e disponibile, ancora grazie».

Non diedi molto peso a questa telefonata, anche perché l'interlocutrice era una mia amica per i cui figli ero stato presente e disponibile e lei, sopravalutandomi, aveva riposto in me una fiducia eccessiva.

Trascorsero parecchie settimane da quella telefonata, quando una mattina di agosto, ecco che si affacciò in studio una giovane signora che vedevo per la prima volta.

«Buongiorno, dottore, sono Myriam, l'amica di Elena».
«Ah - dico - è lei, l'aspettavo: si accomodi»

Myriam mi osservò con attenzione ed io non potei non osservare lei. I suoi capelli neri le scendevano lisci e setosi sulle spalle, mentre spostando lo sguardo, con un vezzo tutto femminile, riponeva la fluente chioma dietro le orecchie. Il suo era uno sguardo languido, ma non seducente; sembrava volesse da me la giusta attenzione. Con il consiglio di Elena, aveva riposto in me un sentimento di rispetto e di fiducia, che evidentemente aveva perso in tutti i miei colleghi che prima di me aveva consultato.
«Signora Myriam. Allora? Mi fa piacere conoscerla, e la ringrazio per la fiducia che ripone in me venendo qui, ma io sono un medico dei bambini e non ho le competenze per un adulto».

«Tonio, è proprio vero ciò che mi ha detto Elena. Tu sei una brava persona, lo sento dalle tue prime parole, lo leggo nel tuo sguardo, lo percepisco da come ti porgi». Era passata subito al tu. «Sono venuta da te perché ho bisogno non solo di un bravo medico, ma di un amico, di un confidente. E se poi tu dovessi avere un sospetto diagnostico, sarò felice di ascoltarti»

Dichiarazione forte e immediata che mi turbò non poco.

«Se mi dici che posso contare su di te, preferirei continuare questa nostra conversazione su WhatsApp. Sono più a mio agio a scrivere piuttosto che a parlarti»
«Va bene, Myriam». Si alzò, mi tese la mano, io feci lo stesso, le diedi il mio biglietto da visita e ci demmo un arrivederci sul display del cellulare.

Trascorsero alcune settimane fino a quando una mattina in studio arrivò il messaggio di Myriam.


"Caro Tonio ora capirai perché non potevo parlarti di me in studio. Di certo Elena mi avrà presentato come una donna nervosa ed è vero. Ma il mio nervosismo è iniziato tanti anni fa, avevo solo dodici anni quando in occasione di un ennesimo sanguinamento delle mie emorroidi, fui ricoverata in ospedale a Bari. E li il chirurgo si trovò di fronte a, non solo emorroidi interne ed esterne, ma anche una fistola anale. A quel punto nell'intervenire chirurgicamente commise l'errore di sezionarmi il muscolo sfintere anale interno. Puoi immaginare da allora il disagio che provo. Eppure sono riuscita a studiare, a laurearmi, a sposarmi, ed ora insegno ad un liceo. Ma nonostante questo mio impegno, non sono riuscita mai ad accettare questo mio problema, tanto che poi ho iniziato ad avere anche dolori addominali, che di tanto in tanto si presentano. Il mio medico curante mi prescrive antidepressivi, ansiolitici, induttori del sonno, ma il mio stile di vita è molto molto difficile"

"Myriam ti capisco benissimo, capisco la tua grande forza d'animo e la tua sofferenza. Purtroppo però il danno è stato fatto e credo che non si possa rimediare. Quando hai bisogno di scrivere fallo pure. Io ti prometto di leggerti e di risponderti"

Iniziata in punta di piedi questa storia è continuata per mesi e mesi. La frequenza dei messaggi era diventata quotidiana ed io puntualmente dopo averla letta, trovavo le parole scritte per farla rilassare. E scendeva sempre più nei fatti personali, il disagio di vivere, i conflitti con il marito, le discussioni con le colleghe e i colleghi a scuola. Inoltre non riusciva ad avere figli e questo le faceva male, anche se lo prendeva come un segno del destino.

"Come potrei prendere in cura bene mio figlio, se non riesco a prendermi cura di me stessa?"

Poi dopo ci fu un lungo periodo di pausa e pensai che finalmente avesse raggiunto un nuovo equilibrio.

Mi mandò un messaggio in cui mi ringraziava della mia disponibilità e mi chiedeva se avesse potuto sospendere gli psicofarmaci, visto che il motivo del suo nervosismo lo conosceva molto bene. "Certo - le scrissi - certo è già un passo avanti, significa che ora ti sei accettata e stai meglio con te stessa"

Fino a quando una mattina in studio arrivò una telefonata.

«Dottore, sono Alberto il marito di Myriam»
«Dimmi, Alberto, che è successo?»
«Myriam ha avuto un incidente con la vespa, è caduta e l'ambulanza l'ha portata al pronto soccorso. Il medico che l'ha visitata ha detto che non ha niente di serio, niente fratture niente traumi severi. Ma quando ha visitato l'addome ha detto che per ciò che era successo, l'addome non lo convinceva e nonostante l'eco sia risultato negativo, ha richiesto una consulenza chirurgica. Il chirurgo ha avuto qualche perplessità e visto che mia moglie aveva sempre più dolore all'addome, ha deciso per il ricovero in chirurgia. La condizione clinica è peggiorata, l'addome è diventato acuto per cui Myriam ora la portano in sala operatoria. Appena ho notizie la chiamo»
«Certo Alberto certo.»


Intorno alle 17 mi richiama Alberto.
«Tonio, il Primario Chirurgo mi ha chiamato e mi ha detto che, durante l'intervento chirurgico, si è trovato di fronte ad un lungo tratto dell'intestino tenue non solo stenotico, ma anche con delle manifestazioni cui non ha saputo dare una spiegazione. Per cui ha sezionato la porzione del tenue patologica, l'ha rimossa ed ha deciso di tagliarla lungo la sezione longitudinale per osservare l'interno dell'intestino e di fronte a quelle immagini ha pensato che si potesse trattare di tubercolosi intestinale. Tuttavia la diagnosi è ora nelle competenze dell'anatomo patologo»

Chiusa la comunicazione ero in difficoltà a riprendere le visite in studio. Frastornato, incredulo... tubercolosi intestinale!!!

Myriam si riprese subito dopo l'intervento chirurgico. Mi scrisse che stava meglio e comunque aspettava il referto del Patologo per il sospetto clinico del Chirurgo.

Tempo una settimana arrivò il messaggio lapidario di Myriam.
"Tonio il patologo ha scritto che le manifestazioni che aveva visto il chirurgo sono ulcere dell'intestino. Ho il Morbo di Crohn"

Myriam in quel momento aveva appena compiuto quarant'anni e la patologia autoimmune aveva avuto il suo esordio severo a dodici anni in modo cosi severo ed infrequente per una bambina. Dopo ventotto anni di sofferenze, finalmente ed in modo del tutto fortuito, aveva avuto la diagnosi.

Iniziò per Myriam un altro percorso, fatto di indagini, di visite, di terapie ecc. Ora che ha sessant'anni, grazie agli ultimi farmaci sta molto meglio.

Mi scrive ancora di tanto in tanto per aggiornarmi e per dirmi: "Tonio grazie per la tua disponibilità. Mi sei stato di conforto per tanti anni e promettimi: non lasciarmi da sola, anche perché Alberto mi ha lasciata. Ci siamo separati".
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Rubrica di pediatria a cura del dottor Antonio Marzano - pediatra di famiglia

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