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Non è questione di... vitamine

Rubrica di pediatria a cura del dottor Antonio Marzano - pediatra di famiglia

Nella scorsa conversazione ho affrontato il tema obesità: questa volta affronto il tema non meno spinoso del "deficit dell'accrescimento staturo ponderale" nel bambino.

Argomento molto spinoso, anche perchè le conoscenze si affollano molto rapidamente ,tanto che liquidare il bambino con deficit dell'accrescimento staturo ponderale, con la frase di rito «Signora, prescrivo per suo figlio le vitamine» non sempre è corretto, quanto piuttosto, secondo il mio del tutto personale parere, dovrebbe essere l'atto finale del pediatra, che ahimè ne decreta, suo malgrado, la sconfitta.

Per deficit dell'accrescimento staturo ponderale si intende la crescita del bambino che viaggia, secondo le curve di crescita di Tanner, al terzo percentile.

E anche qui la questione diventa delicata, in quanto questa crescita può essere fin dalla vita intrauterina, nei primi mesi di vita e cioè nel periodo di età del lattante,o magari presentarsi nella fase successiva della crescita, cioè nel bambino o nell'adolescente. A ciò è necessario aggiungere che non sempre si può parlare di deficit dell'accrescimento staturo ponderale tout court ma del solo accrescimento ponderale o staturale ecc.

Come potete facilmente intuire, ecco il motivo per il quale all'inizio della nostra conversazione mi sono permesso di definirlo un tema "spinoso"..insomma piuttosto complesso, che mette veramente in difficoltà il pediatra generalista ma che non risparmia stress al pediatra superspecialista.

Nei primi trentatré anni di pediatria di base ,ora meglio definita pediatria di famiglia, ho pesato, misurato lunghezza e circonferenza cranica secondo gli insegnamenti del mio Direttore della clinica pediatrica di Bari il professor Francesco Schettini e della professoressa Angela Mautone, Direttore della Neonatologia, a tanti neonati, bambini e adolescenti. Se la maggior parte delle volte mi sono ritrovato a poter rassicurare i genitori del buon accrescimento staturo ponderale dei loro figli, pur tuttavia in altre situazioni, confortato dalla stampa delle curve di crescita, ho dovuto affrontare, con la collaborazione e soprattutto la fiducia dei genitori, il problema del deficit dell'accrescimento.

Il tema è molto complesso: non lo si può racchiudere e affrontare in una sola "scrittura"... come certo sapete: la responsabilità può iniziare da una semplice infezione delle vie urinarie nel lattante, ad una riduzione drastica ed improvvisa del latte materno, da un disagio psicologico del bambino a un reflusso gastro esofageo...

Ora però la vostra attenzione vorrei che fosse riposta su una patologia che ormai tutti conoscono, passata da patologia rara a patologia non rara, ma frequente: la celiachia. Il fatto straordinario, almeno per me, è questo: la celiachia era negli anni settanta quasi del tutto sconosciuta e negli anni ottanta si iniziava a riflettere sulla sintomatologia severa che nelle forme classiche si presentava sempre dopo il divezzamento in un lattante. Un lattante che alimentato con latte materno e poi magari con l'aggiunta di un latte di proseguimento cresceva, sempre nella forma classica, al novantesimo percentile. Poi arrivato il momento del divezzamento che poteva posizionarsi dal quarto al sesto anche settimo mese di vita, il lattantino iniziava ad avere un colorito non più particolarmente roseo, a presentare una frequenza di dolori addominali (coliche gassose) più frequenti e più dolorose che al terzo mese di vita.

Accompagnato tutto ciò da un corteo di sintomi più sfumati, quali la composizione e la consistenza delle feci, l'appetito, il tono generale dell'umore, la partecipazione all'ambiente, che non era più corretto per l'età anagrafica. E molto spesso finivo per dire: «Signora, il bambino ha bisogno di un po' di vitamine». Errore, giustificato dal fatto che eravamo all'inizio della conoscenza, e poi penso ai tanti piccoli pazienti che negli anni ottanta ma anche negli anni novanta e duemila mi sono sfuggiti, cui non sono stato in grado di fare diagnosi.

Facendo il mea culpa per questi casi di certo accaduti, tuttavia per sollevare il mio tono dell'umore e per trasmettere fiducia e competenza, sono stati tanti i bambini diagnosticati e che ora grazie alla dieta corretta crescono bene, molto bene, e sono certo vivono bene. Tra i tanti vorrei parlarvi di uno dei primi bambini ora giovanottone, la cui diagnosi con le analisi eseguite mi fece capire che... non era questione di vitamine.

Ricordo i genitori attenti, corretti, e presenti, che una volta metabolizzata la diagnosi, con un dosaggio di anticorpi anti transglutaminasi ed anti gliadina, veramente elevati, hanno seguito il proprio figliolo con attenzione, amore e competenza. Ed uno degli ultimi casi risalente alla scorsa estate quando una lattantina, che fino al quindicesimo mese era cresciuta al novantesimo percentile della curva ponderale, nell'arco di pochi giorni aveva avuto un calo ponderale tanto significativo, quanto inimmaginabile, che mi hanno indotto a sospettare una celiachia che potrei un po' inesattamente definire acuta. Fatta la diagnosi, ed iniziata la corretta alimentazione, ora la bambina è ritornata al novantesimo centile di crescita ponderale.

Ma accanto a questi casi tipici, si sono presentati casi del tutto atipici, con sintomatologia del tutto in contrasto con quella classica: una per tutte, la stipsi ostinata. Da presentarsi con il malassorbimento e quindi diarrea, sono sempre di più i bambini nei quali l'esordio della celiachia è la stipsi. Una stipsi che molto spesso all'inizio cui non viene dato il giusto peso da noi pediatri e che poi, quando diventa veramente ostinata, finalmente ci fa pensare alla celiachia. Ed è proprio così. Pensate al bambino di colorito bruno, con i genitori dal colorito bruno, che si presenta in studio pallido ma di quel pallore che sembra fisiologico, perchè così sono i genitori: poi magari sei confortato dalle indagini di laboratorio che documentano una microcitemia, quindi una anemia microcitica e poi nel visitarlo, nel pesarlo, nel misuralro, nel dargli la parola, percepisci che c'è qualcosa che non ti convince... e poi pensi a alla celiachia e vengono fuori le transglutaminasi molto elevate... Insomma: non è questione di vitamine.

La ricerca in medicina ci garantisce diagnosi sempre più accurate e molto spesso terapie risolutive. Per questo dobbiamo tutti ringraziare i ricercatori.
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