Un pediatra sul web
Telemedicina... e croccantini
Riflessione amara sui cambiamenti ai quali il Coronavirus ci ha costretto e ci costringerà
domenica 10 maggio 2020
10.00
Sento già dall'esterno Bill abbaiare come mai prima aveva fatto.
Bill è il mio cane, che mi viene sempre incontro appena rientro. Ma oggi abbaia nervoso! Che succede?
Apro la porta e le mie orecchie vengono bombardate da una serie di suoni metallici e incomprensibili. Tempo un minuto e mi raggiunge la voce, perentoria: «Zitto, zitto», urla. «Non riesco a fare il Google meet perché l'account è con l'usb di Samsung cloud».
Strabuzzo gli occhi... Ma sono a casa mia o in una centrale nucleare?
- Smettila di guardare così. Non ti rendi conto, beato te che non capisci niente, ma oggi l'Icdl del router non mi fa aprire un pdf con word.
- Ma cosa dici? Non ti seguo.
- Ma hai visto che da più di un mese le lezioni le facciamo con il computer, i ragazzi hanno il download dell'attachment e io devo trasformare in pdf, con allegato alu, tutto il programma per gli esami?
Nel frattempo parte il suono del cellulare, terrificante. Il tavolo trema, mi giro e sembra di riconoscere sullo schermo Alien 1 con la faccia del preside, che urla inviperito contro i professori i quali non sono ancora in grado di collegarsi con Zoom in rete con il server di Chicago, per la video lezione su "Il dolore del Leopardi".
- Ma scusa, un argomento così romantico lo volete trattare con questi apparecchi infernali, frutto della metafisica del diavolo?
- Ma cosa dici? Lo vedi che sei antico, sei passato, sei in coma depassé: questa è la tecnologia moderna, questo è il presente e il futuro.
D'ora in poi si farà tutto così: le conferenze, gli aggiornamenti, le lezioni e tu ti devi decidere visto che sei antico e capa tosta: i bambini li devi visitare in telemedicina. Basta con questi strumenti vecchi e inutili. Ma che vai facendo con la borsa e il fonendoscopio e quel coso per vedere le orecchie, e poi ancora quelle inutili stecchette di legno per vedere la gola... Basta: ora si va in smart working con l'Icdl snatching.
Il tavolo della cucina è occupato da un pc portatile da cui emanano le faccine turbate che si presentano come colleghe e colleghi, con gli occhi umidi di lacrime di rabbia, con le labbra serrate e la sottile bava alla bocca per le tensioni accumulate. Il fisso poi acceso su un programma che mi ricorda la Guerra dei mondi. E mentre il morso della fame inizia a stringermi lo stomaco, sbircio nel forno: nulla. Apro il frigo: vuoto pneumatico, mi raggiunge solo la visione di una grande verza cruda, che reclama giusta sepoltura.
- Ma non c'è niente... Io ho fame!
- Ma che fame e fame, che io e io, voi uomini pensate ancora a queste cose? Il mondo è cambiato e vai ancora dietro a queste richieste da vecchio?
Bill mi guarda con lo sguardo triste, impietosito e sgomento. Lui, labrador e scodinzolatore seriale, non riesce più a muoversi: è impietrito...
Ho capito, è arrivato il mondo nuovo: la trasformazione è iniziata.
Afferro le ciotole, prendo il sacco dei croccantini, e mentre Bill riprende a scodinzolare verso porzioni abbondanti nei recipienti e ci precipitiamo a mangiare...
Bill è il mio cane, che mi viene sempre incontro appena rientro. Ma oggi abbaia nervoso! Che succede?
Apro la porta e le mie orecchie vengono bombardate da una serie di suoni metallici e incomprensibili. Tempo un minuto e mi raggiunge la voce, perentoria: «Zitto, zitto», urla. «Non riesco a fare il Google meet perché l'account è con l'usb di Samsung cloud».
Strabuzzo gli occhi... Ma sono a casa mia o in una centrale nucleare?
- Smettila di guardare così. Non ti rendi conto, beato te che non capisci niente, ma oggi l'Icdl del router non mi fa aprire un pdf con word.
- Ma cosa dici? Non ti seguo.
- Ma hai visto che da più di un mese le lezioni le facciamo con il computer, i ragazzi hanno il download dell'attachment e io devo trasformare in pdf, con allegato alu, tutto il programma per gli esami?
Nel frattempo parte il suono del cellulare, terrificante. Il tavolo trema, mi giro e sembra di riconoscere sullo schermo Alien 1 con la faccia del preside, che urla inviperito contro i professori i quali non sono ancora in grado di collegarsi con Zoom in rete con il server di Chicago, per la video lezione su "Il dolore del Leopardi".
- Ma scusa, un argomento così romantico lo volete trattare con questi apparecchi infernali, frutto della metafisica del diavolo?
- Ma cosa dici? Lo vedi che sei antico, sei passato, sei in coma depassé: questa è la tecnologia moderna, questo è il presente e il futuro.
D'ora in poi si farà tutto così: le conferenze, gli aggiornamenti, le lezioni e tu ti devi decidere visto che sei antico e capa tosta: i bambini li devi visitare in telemedicina. Basta con questi strumenti vecchi e inutili. Ma che vai facendo con la borsa e il fonendoscopio e quel coso per vedere le orecchie, e poi ancora quelle inutili stecchette di legno per vedere la gola... Basta: ora si va in smart working con l'Icdl snatching.
Il tavolo della cucina è occupato da un pc portatile da cui emanano le faccine turbate che si presentano come colleghe e colleghi, con gli occhi umidi di lacrime di rabbia, con le labbra serrate e la sottile bava alla bocca per le tensioni accumulate. Il fisso poi acceso su un programma che mi ricorda la Guerra dei mondi. E mentre il morso della fame inizia a stringermi lo stomaco, sbircio nel forno: nulla. Apro il frigo: vuoto pneumatico, mi raggiunge solo la visione di una grande verza cruda, che reclama giusta sepoltura.
- Ma non c'è niente... Io ho fame!
- Ma che fame e fame, che io e io, voi uomini pensate ancora a queste cose? Il mondo è cambiato e vai ancora dietro a queste richieste da vecchio?
Bill mi guarda con lo sguardo triste, impietosito e sgomento. Lui, labrador e scodinzolatore seriale, non riesce più a muoversi: è impietrito...
Ho capito, è arrivato il mondo nuovo: la trasformazione è iniziata.
Afferro le ciotole, prendo il sacco dei croccantini, e mentre Bill riprende a scodinzolare verso porzioni abbondanti nei recipienti e ci precipitiamo a mangiare...