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Festival del Pianoforte

Rubrica di musica classica a cura di Antonio Marzano

«Se non suono per un giorno, me ne accorgo solo io. Se non suono per due giorni, se ne accorge l'orchestra. Se non suono per tre giorni, se ne accorge tutto il mondo».
Fu questa la risposta che Arthur Rubinstein diede durante un'intervista tanti anni fa, a chi gli chiedeva: «Maestro, quanto tempo riserva al pianoforte?»
Quando poi l'intervistatore chiese: «Maestro, lei che è un genio del pianoforte, quale giudizio dà dei grandi compositori dell'Ottocento?»
Rubinstein rispose: «Caro giovanotto, lei ha usato un sostantivo inesatto rivolgendosi a me; io non sono un genio, sono solo un esecutore. Il termine 'genio' lo deve riservare ai geni della composizione pianistica e sinfonica».

Come mi è capitato di ricordare più volte, lo strumento del pianoforte è un tiranno. Un tiranno geloso e vendicativo. E questa volta non esagero: qualche anno fa, alle soglie della mia pensione, mi venne il desiderio di salire su una motocicletta. Non che non le avessi osservate in precedenza, ma dopo l'abbandono del Corsaro 125 della Moto Morini nel 1974, quando mi capitava di vederne qualcuna, ne avevo un timore fortissimo. Non riuscivo neanche a sfiorare una moto. Ma un giorno, vinto dalla nostalgia, andai al negozio di Andrea Ferrante e, con molta cautela, chiesi se avesse una moto di cilindrata 125. Lui mi guardò stranito e disse: «Dottore, la 125 è piccola per lei» e mi indicò una moto più grande. «Questa va bene per lei», disse.

Immaginai quanto pesasse e risposi che non salivo su una moto dall'età di vent'anni. Andrea accese la moto, la mise sulla strada e mi invitò a salirci sopra. Lo feci con una certa titubanza, ma dopo pochi minuti mi ritrovai a guidarla e a maneggiarla come se non avessi mai smesso. La stessa cosa vale per chi riprende ad andare in bicicletta, sui pattini a rotelle, o a sciare in montagna. Tutto riprende, anche dopo tanti anni, dal punto in cui si era lasciato.

Suonare uno strumento musicale, e in particolare il pianoforte, no. Ecco perché il grande pianista Arthur Rubinstein si espresse in quella maniera. Il pianoforte ha bisogno di esercizio, impegno e studio quotidiano. E poi, l'esecuzione in un concerto non è mai uguale a se stessa, perché il trasporto, l'interpretazione e la passione che il pianista sente variano, con sfumature decisamente imprevedibili.

Ora però devo ringraziare il presidente del Circolo Unione di Bisceglie, il dottor Donato De Cillis, che dopo la mia elezione da parte dei soci alla carica di Consigliere, affidandomi la delega alla Musica, mi ha dato l'onore e il privilegio di poter ospitare, nel grande ed elegante salone del Circolo, una Rassegna Musicale Classica.

Sarà il pianoforte a essere celebrato con la sua magica e misteriosa "scatola". Con questo impegno, realizzo un desiderio che ho rincorso per molti anni, un desiderio inascoltato da chi avrebbe dovuto comprendere che tutto ciò era per la comunità biscegliese. Nonostante ciò che, seguendo la mia passione, avevo offerto ai miei concittadini negli anni, apprezzato e condiviso da decine di spettatori di ogni età e estrazione sociale, questo mio impegno è stato ignorato, se non deriso, fino al punto di essere sabotato.

I geni della composizione, da Mozart a Chopin, da Schumann a Beethoven, da Rachmaninov a Liszt, da Debussy a Satie, si sono rivoltati nella tomba per il comportamento di chi di dovere, perché lo sgarbo è stato fatto a loro, in primis, e poi a tutti i biscegliesi, non certo a me.

Ora, però, chi desidera commuoversi e compiacersi ascoltando Mozart, Chopin, ecc., potrà farlo al Circolo Unione. Il primo recital, come si può leggere sulla locandina, si terrà il 9 novembre, con il nostro Giuseppe Campagnola, pianista di eccellenza biscegliese, per i biscegliesi. A seguire, con un intervallo mensile, ci saranno altri cinque recital pianistici, eseguiti da altrettante eccellenze musicali: Paolo Scalfarella con la pianista Valluzzi, Giulio Mareschi, Cristian De Martino, Pasquale Iannone e Michele Pentrella.

Così almeno, quando non ci sarò più, i miei concittadini non potranno dire: «Eh sì, il dottor Marzano ha pensato solo a se stesso».
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